Risveglio con abbondante colazione irlandese composta da uova, bacon, pudding, pomodori, fagioli, salsicce, caffè, toast e marmellata
Uno sguardo alla finestra e il buon umore ci passa un pochino: nuvoloni ovunque...
Uno sguardo alla finestra e il buon umore ci passa un pochino: nuvoloni ovunque...
Ieri abbiamo comprato in anticipo i biglietti per le isole Aran. Abbagliati dalle previsioni del tempo ci siamo cascati...
Mah, vedremo.
Partiamo dal B&B alla volta dell'imbarco verso le Aran sotto un mezzo diluvio che paralizza il traffico di Galway. Complice anche una piccola defiance del navigatore usciamo dalla città già in forte ritardo.
Rischiamo di perdere il traghetto.
Appena posso affondo il pedale e mi lancio a tutta velocità per la strada costiera, sordo ai continui rimproveri e lamenti provenienti dal sedile di Lucetta.
Sfrecciando a fianco di alcuni tipici guidatori irlandesi, molto tranquilli, arriviamo con un quarto d'ora di anticipo.
Il giorno seguente, su un quotidiano locale, un anziano signore della costa affermerà di aver visto Eddie Irvine sfrecciare verso le Aran su una macchina da test camuffata da Clio nera.
Sul traghetto non facciamo in tempo a partire che incontriamo Roberto e Chiara, due dei ragazzi di Milano che avevamo incontrato a Trim. Sono arrivati in treno da Dublino la sera prima.
Dopo un viaggio fatto per metà con Lucetta aggrappata per la paura al mio braccio prendiamo tutti e quattro un cappuccino e affittiamo le bici con cui iniziamo ad esplorare l'isola. Nonostante l’aiuto del cambio delle mountain byke, certe salite si rivelano piuttosto faticose. In compenso il panorama è veramente bellissimo e mozzafiato. Finalmente l'Irlanda ci mostra uno dei suoi volti migliori incorniciato dal sole e sostenuto da un leggero venticello che rinfresca le nostre fatiche in sella. Le piccole case che spuntano qua e la per l'isola sembrano tratte da un quadro talmente sono belle e quasi irreali per la loro inconsuetudine.
Ci mettiamo poco a capire che quasi ogni centimetro quadrato dell'isola è stato recintato da bassi muri di pietra. L'isola è così suddivisa in tante forme verdi dai bordi grigi per proteggere la terra coltivabile dalla salsedine che il vento porta dal mare.
Finalmente le salite finiscono e come premio troviamo una bella spiaggia di sabbia bianca e finissima.
Non resisto alla tentazione: via le scarpe, via le calze, arrotolo i pantaloni e immergo i piedi.
Niente male!
L’acqua non è poi così fredda. Ad avere il costume avrei fatto il bagno.
Nessuno dei ragazzi mi segue in acqua e così riprendiamo subito il cammino ed arriviamo al castelliere di Dún Aonghasa, forte preistorico appollaiato in modo spettacolare sulla scogliera.
Bellissimo. Soprattutto le scogliere dietro di esso da cui ci si può sporgere sul vuoto.
Sotto stretta sorveglianza di Lucetta mi sdraio sul bordo per guardare oltre il baratro. Una vista eccezionale e molto coinvolgente. E’ un vero spettacolo della natura sentire e vedere le onde oceaniche infrangersi ottante sette metri più in basso contro la roccia calcarea dell’isola.
Siamo così affascinati da Dún Aonghasa che ci accorgiamo tardi di essere in ritardo per il battello del rientro.
Dobbiamo dare fondo alle nostre riserve di energia per raggiungere in tempo il porticciolo. Fortunatamente troviamo un’altra strada senza salite ed alla fine ce la facciamo per un soffio.
Giunti a terra accompagniamo Roberto e Chiara alla stazione e, prima di dirigerci al nuovo B&B, stavolta ci scambiamo i contatti.
Al nostro arrivo all’alloggio temiamo che anche stavolta ci tocchi un “Brutto&Bastardo” ma invece ci aspetta una bella sorpresa: la camera è molto accogliente ed i gestori molto simpatici. La camera è così carina che sembra un incrocio tra una casa delle bambole ed una baita di montagna.
Alla sera usciamo a mangiare e ci infiliamo subito nel primo pub da cui giungono le ormai famigliari note della tradizionale musica irlandese. E’ un posto molto caratteristico in cui è facile notare che c’è gente di tutte le età. Dalla coppia di ottantenni che cantano assieme al musicista tenendosi per mano e sorseggiando un Guinness, a quella di ventenni, alle comitive di genitori con bambini al seguito, tra l’altro educatissimi e tranquillissimi. L'atmosfera è davvero unica per noi che siamo italiani, abituati a tutt’altra cosa. Nel pub sono tutti allegri e sono pronto a scommettere che, nonostante il delicato momento con il referendum alle porte per entrare o no in Europa, nessuno dei conviviali parli di politica come facciamo noi italiani in ogni occasione. Forse non ne hanno motivo perché non ne sono tanto disgustati quanto noi.
Oppure solo perché nella serata al pub i problemi di questo genere non possono entrare nemmeno se tenuti al guinzaglio.
Mah, vedremo.
Partiamo dal B&B alla volta dell'imbarco verso le Aran sotto un mezzo diluvio che paralizza il traffico di Galway. Complice anche una piccola defiance del navigatore usciamo dalla città già in forte ritardo.
Rischiamo di perdere il traghetto.
Appena posso affondo il pedale e mi lancio a tutta velocità per la strada costiera, sordo ai continui rimproveri e lamenti provenienti dal sedile di Lucetta.
Sfrecciando a fianco di alcuni tipici guidatori irlandesi, molto tranquilli, arriviamo con un quarto d'ora di anticipo.
Il giorno seguente, su un quotidiano locale, un anziano signore della costa affermerà di aver visto Eddie Irvine sfrecciare verso le Aran su una macchina da test camuffata da Clio nera.
Sul traghetto non facciamo in tempo a partire che incontriamo Roberto e Chiara, due dei ragazzi di Milano che avevamo incontrato a Trim. Sono arrivati in treno da Dublino la sera prima.
Dopo un viaggio fatto per metà con Lucetta aggrappata per la paura al mio braccio prendiamo tutti e quattro un cappuccino e affittiamo le bici con cui iniziamo ad esplorare l'isola. Nonostante l’aiuto del cambio delle mountain byke, certe salite si rivelano piuttosto faticose. In compenso il panorama è veramente bellissimo e mozzafiato. Finalmente l'Irlanda ci mostra uno dei suoi volti migliori incorniciato dal sole e sostenuto da un leggero venticello che rinfresca le nostre fatiche in sella. Le piccole case che spuntano qua e la per l'isola sembrano tratte da un quadro talmente sono belle e quasi irreali per la loro inconsuetudine.
Ci mettiamo poco a capire che quasi ogni centimetro quadrato dell'isola è stato recintato da bassi muri di pietra. L'isola è così suddivisa in tante forme verdi dai bordi grigi per proteggere la terra coltivabile dalla salsedine che il vento porta dal mare.
Finalmente le salite finiscono e come premio troviamo una bella spiaggia di sabbia bianca e finissima.
Non resisto alla tentazione: via le scarpe, via le calze, arrotolo i pantaloni e immergo i piedi.
Niente male!
L’acqua non è poi così fredda. Ad avere il costume avrei fatto il bagno.
Nessuno dei ragazzi mi segue in acqua e così riprendiamo subito il cammino ed arriviamo al castelliere di Dún Aonghasa, forte preistorico appollaiato in modo spettacolare sulla scogliera.
Bellissimo. Soprattutto le scogliere dietro di esso da cui ci si può sporgere sul vuoto.
Sotto stretta sorveglianza di Lucetta mi sdraio sul bordo per guardare oltre il baratro. Una vista eccezionale e molto coinvolgente. E’ un vero spettacolo della natura sentire e vedere le onde oceaniche infrangersi ottante sette metri più in basso contro la roccia calcarea dell’isola.
Siamo così affascinati da Dún Aonghasa che ci accorgiamo tardi di essere in ritardo per il battello del rientro.
Dobbiamo dare fondo alle nostre riserve di energia per raggiungere in tempo il porticciolo. Fortunatamente troviamo un’altra strada senza salite ed alla fine ce la facciamo per un soffio.
Giunti a terra accompagniamo Roberto e Chiara alla stazione e, prima di dirigerci al nuovo B&B, stavolta ci scambiamo i contatti.
Al nostro arrivo all’alloggio temiamo che anche stavolta ci tocchi un “Brutto&Bastardo” ma invece ci aspetta una bella sorpresa: la camera è molto accogliente ed i gestori molto simpatici. La camera è così carina che sembra un incrocio tra una casa delle bambole ed una baita di montagna.
Alla sera usciamo a mangiare e ci infiliamo subito nel primo pub da cui giungono le ormai famigliari note della tradizionale musica irlandese. E’ un posto molto caratteristico in cui è facile notare che c’è gente di tutte le età. Dalla coppia di ottantenni che cantano assieme al musicista tenendosi per mano e sorseggiando un Guinness, a quella di ventenni, alle comitive di genitori con bambini al seguito, tra l’altro educatissimi e tranquillissimi. L'atmosfera è davvero unica per noi che siamo italiani, abituati a tutt’altra cosa. Nel pub sono tutti allegri e sono pronto a scommettere che, nonostante il delicato momento con il referendum alle porte per entrare o no in Europa, nessuno dei conviviali parli di politica come facciamo noi italiani in ogni occasione. Forse non ne hanno motivo perché non ne sono tanto disgustati quanto noi.
Oppure solo perché nella serata al pub i problemi di questo genere non possono entrare nemmeno se tenuti al guinzaglio.
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