martedì 6 dicembre 2011

7° giorno - Gran premio della montagna


Anche questa mattina ce la prendiamo comoda e dopo aver gironzolato per i paeselli attorno all'agriturismo consumiamo un rapido pasto, andiamo a prendere un pò di sole in piscina e poi saltiamo sulle prime due biciclette che troviamo in cascina e partiamo per tentare la scalata alle colline della zona. La nostra meta dichiarata è la vicina località che risponde al nome di Cavriana.
Le biciclette sono un pò sgangherate ma per noi vanno più che bene, hanno perfino il doppio cambio per cui non dovremmo avere problemi nello scalare i facili sali scendi che ci troveremo davanti lungo la strada...
Purtroppo Lucetta dopo nemmeno un chilometro inizia ad accusare problemi alla sua vecchia ferita al ginocchio, si proprio quella che gli ha procurato il Drago norvegese, io glielo dico sempre di non infilarsi nelle tane dei Draghi altrui... del resto lei è una donna e le donne non ascoltano, vogliono solo essere ascoltate...
Con molta calma facciamo dietro front e ritorniamo sui nostri passi per dirigerci alla cascina. Nel frattempo però il dolore al ginocchio di Lucetta è sparito (sospetto che abbia chiamato in aiuto qualche fata) così cambiamo strada e decidiamo di tentare la scalata di una collina li vicino. La salita inizialmente sembra facile ma poi svoltato una curva che si perde dentro gli alberi la pendenza aumenta e diventa molto faticoso riuscire a pedalare, anche con il miglior rapporto disponibile sui cambi delle bici.
A metà salita Lucetta smonta dal suo destriero ed inizia a spingere verso la vetta che raggiungerà solo dopo dieci minuti.
Chiedendo consiglio ad uno spirito guida ci facciamo indicare nuovamente la strada per Cavriana e lui ci dice che ci mancano ancora otto chilometri e che per cominciare dobbiamo scendere dalla collina e poi scalarne un'altra...
Noi scendiamo la prima collina poi ci imbattiamo in una piantagione di Kiwi giganti! Sto per afferrarne uno quando Lucetta scorge un cartello con scritto a caratteri cubitali:

ATTENZIONE!
PERICOLO DI MORTE
FRUTTA AVVELENATA!


Guardando meglio vediamo che c'è un cartello simile ogni dieci metri per cui lasciamo stare il raccolto ma mi viene un dubbio: se è avvelenata per chi la coltivano? Ci sono così tanti condannati a morte da sfamare nel mondo?
Va be, per sicurezza lasciamo perdere...
Dobbiamo riprendere la strada ma il nostro spirito guida ci indica una strada diversa a seconda del cambiare del vento, mai fidarsi degli spiriti dell'aria...
Ritorniamo allora indietro e scopriamo che la divertente discesa che ci ha portato ai campi di frutta avvelenata è molto più dura della precedente salita...
Lucetta smonta dal suo destriero quasi subito e si mette a spingere.
Giunti nuovamente in cima alla collina come i ragazzi di Hamburgher Hill, lo spirito guida ritrova il senso dell'orientamento ma ormai non lo ascoltiamo più e ci dirigiamo verso la cascina alle rose.
In discesa, come diceva un ciclista Bolognese incontrato sul Cammino di Santiago, "tutti i chilometri sono gratis".
Lascio andare i freni e chiudo gli occhi.
Il vento mi colpisce sempre più forte man mano che aumento la velocità.
Apro gli occhio solo quando vengo investito da una fredda doccia che inonda oltre me anche tutta la strada: un grande cannone d'acqua che stava sparando sui campi ha sconfinato il suo raggio di tiro.
Mi fermo subito perché mi accorgo che l'acqua oltre che essere rinfrescante è anche puzzolente! Probabilmente arriva da qualche fosso...
Mentre mi tolgo la maglietta Lucetta mi sfreccia accanto fischiandomi.
Riparto di scatto e quando sto per raggiungerla in fondo alla discesa la maglietta che avevo appoggiato al manubrio tenta la fuga solitaria cercando di infilarsi nei raggi della mia ruota anteriore. Senza rendermene conto freno proprio dove l'asfalto è ricoperto da sabbia e ghiaia facendomi schiantare a terra come quando avevo dodici anni...
La caduta non è niente di che, considerando la velocità a cui stavo sfrecciando... Me la cavo con qualche cicatrice sui palmi delle mani, sulle ginocchia e sul petto, proprio come quando ero bambino e scorazzavo per le strade e le campagne dell'Oca di Trevi con il Manetta, Calderino e Alex: più che un tonfo questo è stato un vero "tuffo nel passato"!
In serata, dopo il solito tuffo in piscina, torniamo a Castellaro, evitando però quell'antipatico del pizzaiolo.
Ci facciamo ipnotizzare dal piccolo cortile di ghiaia di una vecchia casa del Borgo: un osteria! Nel cortile vi sono stati disposti dei piccoli tavolini di legno con candele e apperecchiati per due. L'atmosfera è molto invitante, e anche la lista del menù appeso fuori dall'osteria non sembra male.
Lasciandoci coccolare dai camerieri e dall’atmosfera romantico/casereccia ci godiamo un'ottima cena ed un ottimo vino bianco rinfrescante delle colline di Castellaro. Finalmente riusciamo ad assaggiare i Caponsei, il tipico piatto della zona: gnocchi di mollica di pane, leggermente saltati con dell'aglio e passata di pomodoro, ottimi, anche se forse un po troppo pesanti per due stomaci delicati come i nostri.
Ce ne andiamo soddisfatti della cena, un pò meno del conto assai più salato del cibo pur essendo saporito.
Per digerire passeggiamo lungo le strade del Borgo in cui facciamo amicizia con un vecchio cane bisognoso di carezze da parte di Lucetta. Questo piccolo paesino, pur dall'aspetto medievale, ha un'aria piuttosto famigliare, per certi versi sembra proprio l'Oca di Trevi di quando eravamo bambini... che nostalgia...

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