Per il nostro secondo giorno di vacanza decidiamo di indossare, finalmente, i panni da atleta e salendo in sella alle biciclette ci dirigiamo verso Valeggio sul Mincio.
La strada ce la siamo fatta spiegare da Fabrizio, il simpatico cameriere/capo sala/direttore/tutto quello che vuoi che ci ha indirizzato su una stradina di campagna appena dietro l'agriturismo:
"Appena sei sullo sterrato vai sempre dritto, troverai una stradina sulla sinistra, vedi una cosa alta ma tu ci passi attraverso, poi c'è un baretto e tu devi farci il giro attorno, dopo di che trovi la pista ciclabile asfaltata e sei a posto, non potete sbagliare"
Il tutto pronunciato con la tipica e simpatica cadenza Mantovana, che nonostante la vicinanza non c'entra niente con il veneto ma assomiglia più al piacentino, anche se si capisce che è differente pure da quello, insomma era un modo di parlare che non avevamo mai sentito ma che ci è piaciuto subito.
Seguendo le istruzioni di Fabrizio ci siamo infilati sulla stradina sterrata e dopo un centinaio di metri ho capito subito che qualcosa non andava... Anche Lucetta lo ha capito ed ha cominciato a chiamare a raccolta spiriti e spiritelli con le sue imprecazioni e preghiere. Visto l'aria che tirava o cercato di mantenere le distanze anche perché se rallentavo venivo sospinto in avanti dalla forza e dal peso delle sue preghiere.
Dopo circa mezzora di una stradina che sarebbe potuta entrare a far parte a pieno diritto del tracciato di un Camel Trophy o della Parigi Dakar tanto era sconnesso e piena di fango e pozzanghere, siamo arrivati ad una pista ciclabile che costeggia un canale del Mincio. Dei baretti e di piste asfaltate descritte da Fabrizio nemmeno l'ombra.
Lucetta, memore delle disavventure ciclistiche dell'anno scorso in Olanda, ha un accenno di crisi isterica ma capisce che evocare gli spiriti della tempesta in piena estate non sarebbe la cosa più indicata, così chiede consiglio allo spirito guida che la tranquillizza e le dice di andare pure avanti su quella strada.
La ciclabile non è esattamente quella descritta da Fabrizio ma va benissimo lo stesso perché nel giro di altri trenta minuti arriviamo a Borghetto, un piccolo borgo sulle rive del Mincio sorto attorno ai vecchi mulini. Attraversiamo il lunghissimo e antico ponte fortificato ed iniziamo la scalata del gran premio della montagna che porta al traguardo di Valeggio sul Mincio, in cima alla collina che domina la zona.
Dopo la faticata della scalata facciamo rifornimento di viveri e ci dirigiamo al Parco giardino Sigurtà. Per fortuna ci siamo venuti in bicicletta perché è così ampio che all'ingresso affittano perfino le macchinine elettriche che si vedono sui campi da golf... pare che ci siano circa venti chilometri di tracciati da percorrere. Quando chiediamo alla signora dei biglietti quanto ci vuole per esplorare tutto il parco in bicicletta questa si alza dalla seggiola e si sporge per osservarci meglio poi aggiustandosi gli occhiali dice:
"Per voi un paio d'ore"
Non so se sia un complimento o meno, però se non consideriamo la pausa ristoro e pisolino all’ombra degli alberi ci abbiamo messo un pò meno di due ore!
Il giro del parco si rivela subito molto bello, non per niente viene definito uno dei quattro parchi più belli del mondo, è un immenso giardino che occupa gran parte della collina. Ci sono piante e fiori di ogni genere e il tutto è molto curato: le vie che portano ai vari punti panoramici ed ai laghetti nascosti sembra siano studiate apposta per non mostrare fino all’ultimo il punto di arrivo lasciando in questo modo i visitatori che vi giungono meravigliati dallo spettacolo.
Ci sono anche diverse salite da fare e in un paio di occasioni le catene delle biciclette ci abbandonano, ma non hanno fatto i conti con il meccanico di biciclette Gino Baraonda!
Dopo aver esplorato metà parco troviamo, proprio in mezzo ad uno sconfinato prato, un oasi di alberi che circondano un laghetto in cui nuotano delle tartarughe. Ci stendiamo sotto le fronde a prendere aria, mangiare un pò di focaccia ed un frutto.
Dopo esserci riposati ripartiamo per completare il giro e ci rendiamo conto che c'è ancora molto da visitare e anche da scalare... Per fortuna le biciclette non ci abbandonano più e riusciamo ad arrivare sulla cima dove ci sono la strada delle rose, una lunghissima via di qualche chilometro costeggiata di rose e la pietra della giovinezza, a cui Lucetta si prostra per cercare di ottenere chissà quali favori...
Io non credo di averne bisogno..
Finiamo di visitare il parco che comunque ha ancora angoli noscosti che meriterebbero di essere visitati e ci dirigiamo verso la discesa di Valeggio per finire a Borghetto. Il piccolo gruppo di case attorno ai mulini ed al ponte fortificato è molto caratteristico ed accogliente, ad ogni angolo ci sono bar, ristoranti e tigellerie e qualche negozio.
Riprendiamo a malincuore la pista ciclabile per Cascina Boschi ed evitando di fare il rally anche al ritorno l'allunghiamo un poco guadagnando un tragitto molto più agibile.
Prima di cena ci rilassiamo per un pò di meritato relax in piscina, stavolta non c'è nessuna festa di veneti e l'atmosfera ne risulta davvero rilassante e meravigliosa.
Rimaniamo sul prato cercando di regalarci un tono di abbronzatura più consono all'estate e poi andiamo a cena.
Anche questa sera tutto buonissimo, ma contrariamente a ieri che avevamo bevuto il rosso lambrusco, questa volta ci facciamo consigliare da Fabrizio per un Rosè: mai scelta fu più azzeccata, fantastico! Risultato: ancora più brilli di ieri sera, ma comunque contenti.
La strada ce la siamo fatta spiegare da Fabrizio, il simpatico cameriere/capo sala/direttore/tutto quello che vuoi che ci ha indirizzato su una stradina di campagna appena dietro l'agriturismo:
"Appena sei sullo sterrato vai sempre dritto, troverai una stradina sulla sinistra, vedi una cosa alta ma tu ci passi attraverso, poi c'è un baretto e tu devi farci il giro attorno, dopo di che trovi la pista ciclabile asfaltata e sei a posto, non potete sbagliare"
Il tutto pronunciato con la tipica e simpatica cadenza Mantovana, che nonostante la vicinanza non c'entra niente con il veneto ma assomiglia più al piacentino, anche se si capisce che è differente pure da quello, insomma era un modo di parlare che non avevamo mai sentito ma che ci è piaciuto subito.
Seguendo le istruzioni di Fabrizio ci siamo infilati sulla stradina sterrata e dopo un centinaio di metri ho capito subito che qualcosa non andava... Anche Lucetta lo ha capito ed ha cominciato a chiamare a raccolta spiriti e spiritelli con le sue imprecazioni e preghiere. Visto l'aria che tirava o cercato di mantenere le distanze anche perché se rallentavo venivo sospinto in avanti dalla forza e dal peso delle sue preghiere.
Dopo circa mezzora di una stradina che sarebbe potuta entrare a far parte a pieno diritto del tracciato di un Camel Trophy o della Parigi Dakar tanto era sconnesso e piena di fango e pozzanghere, siamo arrivati ad una pista ciclabile che costeggia un canale del Mincio. Dei baretti e di piste asfaltate descritte da Fabrizio nemmeno l'ombra.
Lucetta, memore delle disavventure ciclistiche dell'anno scorso in Olanda, ha un accenno di crisi isterica ma capisce che evocare gli spiriti della tempesta in piena estate non sarebbe la cosa più indicata, così chiede consiglio allo spirito guida che la tranquillizza e le dice di andare pure avanti su quella strada.
La ciclabile non è esattamente quella descritta da Fabrizio ma va benissimo lo stesso perché nel giro di altri trenta minuti arriviamo a Borghetto, un piccolo borgo sulle rive del Mincio sorto attorno ai vecchi mulini. Attraversiamo il lunghissimo e antico ponte fortificato ed iniziamo la scalata del gran premio della montagna che porta al traguardo di Valeggio sul Mincio, in cima alla collina che domina la zona.
Dopo la faticata della scalata facciamo rifornimento di viveri e ci dirigiamo al Parco giardino Sigurtà. Per fortuna ci siamo venuti in bicicletta perché è così ampio che all'ingresso affittano perfino le macchinine elettriche che si vedono sui campi da golf... pare che ci siano circa venti chilometri di tracciati da percorrere. Quando chiediamo alla signora dei biglietti quanto ci vuole per esplorare tutto il parco in bicicletta questa si alza dalla seggiola e si sporge per osservarci meglio poi aggiustandosi gli occhiali dice:
"Per voi un paio d'ore"
Non so se sia un complimento o meno, però se non consideriamo la pausa ristoro e pisolino all’ombra degli alberi ci abbiamo messo un pò meno di due ore!
Il giro del parco si rivela subito molto bello, non per niente viene definito uno dei quattro parchi più belli del mondo, è un immenso giardino che occupa gran parte della collina. Ci sono piante e fiori di ogni genere e il tutto è molto curato: le vie che portano ai vari punti panoramici ed ai laghetti nascosti sembra siano studiate apposta per non mostrare fino all’ultimo il punto di arrivo lasciando in questo modo i visitatori che vi giungono meravigliati dallo spettacolo.
Ci sono anche diverse salite da fare e in un paio di occasioni le catene delle biciclette ci abbandonano, ma non hanno fatto i conti con il meccanico di biciclette Gino Baraonda!
Dopo aver esplorato metà parco troviamo, proprio in mezzo ad uno sconfinato prato, un oasi di alberi che circondano un laghetto in cui nuotano delle tartarughe. Ci stendiamo sotto le fronde a prendere aria, mangiare un pò di focaccia ed un frutto.
Dopo esserci riposati ripartiamo per completare il giro e ci rendiamo conto che c'è ancora molto da visitare e anche da scalare... Per fortuna le biciclette non ci abbandonano più e riusciamo ad arrivare sulla cima dove ci sono la strada delle rose, una lunghissima via di qualche chilometro costeggiata di rose e la pietra della giovinezza, a cui Lucetta si prostra per cercare di ottenere chissà quali favori...
Io non credo di averne bisogno..
Finiamo di visitare il parco che comunque ha ancora angoli noscosti che meriterebbero di essere visitati e ci dirigiamo verso la discesa di Valeggio per finire a Borghetto. Il piccolo gruppo di case attorno ai mulini ed al ponte fortificato è molto caratteristico ed accogliente, ad ogni angolo ci sono bar, ristoranti e tigellerie e qualche negozio.
Riprendiamo a malincuore la pista ciclabile per Cascina Boschi ed evitando di fare il rally anche al ritorno l'allunghiamo un poco guadagnando un tragitto molto più agibile.
Prima di cena ci rilassiamo per un pò di meritato relax in piscina, stavolta non c'è nessuna festa di veneti e l'atmosfera ne risulta davvero rilassante e meravigliosa.
Rimaniamo sul prato cercando di regalarci un tono di abbronzatura più consono all'estate e poi andiamo a cena.
Anche questa sera tutto buonissimo, ma contrariamente a ieri che avevamo bevuto il rosso lambrusco, questa volta ci facciamo consigliare da Fabrizio per un Rosè: mai scelta fu più azzeccata, fantastico! Risultato: ancora più brilli di ieri sera, ma comunque contenti.
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