lunedì 11 luglio 2016

Sesto giorno - Arequipa - Passo Patapampa- Chivay



Lasciamo Arequipa e il suo traffico verso le otto di mattina, oggi ci aspetta uno dei punti più alti della vacanza, il passo Patapampa a 4900 metri.
Iniziamo a salire con calma sulla strada che porta in alto, sempre più in alto, dove nessun Baraonda è mai giunto prima.
Passiamo dai 2300 della partenza ai 3000, poi 3300, 3700. Giriamo attorno ai vulcani Misti e Chachani per ritrovarci su un immenso altipiano dove spuntano i primi alpaca e vigogne allo stato brado. Ci fermiamo a fare alcune fotografie e nonostante l'altitudine non sento più il leggero soroche di ieri, solo un fiato un po' corto. Perseguiamo e l'altezza aumenta. A 4000 ci fermiamo a fare foto ad una signora con la figlia ed il loro Alpaca di nome Blanca. Ora inizio a sentire la testa un po' nel pallone e faccio più fatica a respirare. Cassandra invece non ha problemi.


Continuiamo a salire finché arriviamo al Patapampa, 4910 metri.
La testa gira, me la sento un pallone leggero leggero e anche pochi passi sono faticosi. Il panorama in compenso è molto bello: si vede il vulcano Ampato che dalla cima fuma le uniche nuvole bianche presenti in quella porzione di cielo. Placide e leggere sembrano identiche alle altre nuvole a cui si stanno unendo. Che siano nate anche loro dal vulcano?
Scendiamo dopo pochi minuti e arriviamo alla valle del Colca, a Chivay, un piccolo centro urbano molto caratteristico con strade per la maggior parte non ancora asfaltate e persone dal viso simpatico e innegabilmente andino.

In paese non c'è molto da vedere, anche girando un pochino l'unica cosa che si può fare bene è perdersi nelle piccolissime vie battute quasi esclusivamente da moto taxi con i simboli dei gettonati batman, naruto o altri eroi.
La valle è famosa per i suoi trekking nei canyon del Colca o del Cotohausi, conosciuti come i più profondi del mondo, sono perfino il doppio del gran canyon.

Purtroppo non abbiamo tutto il tempo necessario per acclimatarci abbastanza e così quasi tutti ce ne andiamo alle terme. Sulla riva del fiume che ha scavato il canyon del Colca, c'è una sorgente solforosa di cento gradi che, scorrendo in varie vasche a diverse temperature, si raffredda quel tanto che basta per permetterci di fare il bagno.
Ci buttiamo subito nella vasca a media temperatura, anche perché fuori soffia un bel vento fresco. Poi passiamo alla vasca più calda dove rimaniamo fin quasi a cottura raggiunta. Come i romani insegnavano si dovrebbe cominciare dalla calda, passare alla tiepida e poi finire con la fredda. I romani però sono estinti e io preferisco cuocermi a puntino.
Rientriamo in hotel dove ci aspetta una camera ghiacciata e la sveglia per domani mattina è fissata alle 4:45.
Cena veloce con filetto di muscolo di grano e a letto a gelarsi i piedi e combattere con delle coperte così pesanti che si fa fatica perfino a sollevarle.

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