Dopo
tanto girovagare, l'ultima giornata è libera da impegni prefissati,
ognuno decide di fare un po' come gli pare, chi si riposa, chi fa
acquisti. Io e Cassandra girovaghiamo ancora un po'. Partiamo subito
con il museo di storia contemporanea, non male anzi, meglio di altri
che abbiamo visto. Passiamo poi a vedere la cattedrale, per la quale
ci vuole un biglietto cumulativo che comprende anche il palazzo
Arcivescovile e due chiese. La cattedrale non è male, diciamo che
tra le chiese peruviane è una delle migliori che si possano
visitare.
Ci
spostiamo poi nel palazzo arcivescovile che sta all'inizio della via
della pietra dai dodici angoli. Questa pietra non è altro che parte
del muro Inca su cui è stato costruito il palazzo. Qui infatti visse
il quinto Inca.
Il
palazzo arcivescovile da parte mia è stato una mezza delusione,
forse perché mi illudevo di poter vedere qualcosa di più Inca al
suo interno, mentre è una struttura in tutto e per tutto coloniale,
anche se ben conservata. Se si vuole vedere cosa rimane del
precedente palazzo basta girarvi attorno e vedere le mura esterne che
ancora sorreggono tutta la struttura in modo ostinatamente armonioso.
Proseguiamo
verso l'alto, raggiungiamo così la chiesa di San Blas, che potevamo
pure risparmiarcela perché non mi sembra abbia nulla che valga la
pena di essere vista. Da lì ci inoltriamo in una serie di vicoli
stretti e caratteristici che ci conducono fino alla più alta San
Cristobal. Anche qui non c'è nulla di nota, se non un bel panorama
che domina la piazza principale della città in cui sono iniziate le
sfilate, oggi infatti è la vigilia della festa del sole, la più
importante dell'anno qui in Perù.
Purtroppo
noi domani ce la perdiamo perché partiremo per tornare a casa. Anche
questa è una bella pecca dell'organizzazione del viaggio, sarebbe
bastato un giorno in più per includere questo importantissimo e
unico evento.
Detto
questo finalmente siamo liberi anche noi, liberi di girare e fare
acquisti, assaggiare e assaporare i frutti di Cuzco. A tal proposito
il mio stomaco mi dice che è ora di pranzo, così ci rechiamo al
mercato coperto di San Pedro.
Qui
troviamo Andrea il Sultano ed Enza che hanno appena finito di
pranzare, così dietro loro indicazioni ci sediamo sulla panchetta da
loro occupata ed ordiniamo due arroz, con lenticchie e huevos.
Cassandra
non apprezzerà il piatto, che finirò volentieri io, poi ci
addentriamo nel reparto choclo. Acquistiamo quattro grosse pannocchie
da portare a casa, due delle quali mai viste: oltre alle tipiche
bianche, anche quelle rosse e bianche e nere e bianche.
Poi
infiliamo nello zaino anche mezzo chilo di quinoa che sinceramente
pensavamo di trovare a prezzi più abbordabili. Sembra che da quando
sia sbarcata anche in Europa, il costo dell'importazione abbia fatto
lievitare anche il prezzo in Perù, dove fino a due o tre anni fa si
poteva acquistare un chilo di quinoa per tre sol, praticamente un
euro.
Dietro
suggerimento di Enza e Andrea, azzardiamo l'acquisto della Chirimoya.
E' un frutto verde con strane venature scure che lo fanno sembrare
una bomba a mano sformata.
Nonostante
l'aspetto poco invitante una volta aperta la polpa bianca ha un gusto
divino, sembra un misto tra fragola e banana, forse con qualche
accenno di pera o mela. Una squisitezza davvero.
Salutiamo
il mercato e ci dirigiamo verso il centro, mentre Andrea si fa
ipnotizzare dai Churros, poi, giunti nella via della pietra dai
dodici angoli, io e Cassandra ci infiliamo in un negozio di souvenir
e perdiamo gli altri.
Ne
usciremo solo più tardi, con un borsone pieno di cappelli e
tovaglie, non prima però di essere stato vestito ed immortalato come
un vero Inca.
In
serata si va a mangiare per l'ultima volta tutti assieme da Heydi, un
ristorante peruviano, gestito da un polacco.
Il
menù l'ha deciso il proprietario, un autoritario capo sala che
redarguisce ad ogni piccolo errore il povero e giovane cameriere, e
pare non ci sia verso di cambiarlo. Ci sediamo a tavola e aspettiamo
di vedere cosa arriva.
Siamo
affamati e l'antipasto non ci fa ben sperare: un pomodorino ciliegino
tagliato in due, una rondella di pane e un'oliva snocciolata. Per
fortuna c'è il primo, la sopa di zucca.
Cassandra
continua nella sua campagna alimentare contro la sopa, ma non
protesta, anche perché intimiditi dall'ennesima scena di rimprovero
del povero cameriere, che stavolta ha sbagliato a portare il pane. Il
proprietario infastidito lo prende per l'orecchio e lo porta in
cucina senza dire una parola.
Attendiamo
fiduciosi il secondo che gracias a Pacha Mama può mangiare anche
Cassandra: Quinoa, verdure e peperone ripieno di verdure, tutto molto
buono e abbondante.
Chiudiamo
serenamente il capitolo cene di Cuzco, mettendo una croce sopra allo
spiacevole episodio del menù vegetariano con carne.
Nessun commento:
Posta un commento