martedì 26 luglio 2016

Ventunesimo giorno - Cuzco, giornata libera


Dopo tanto girovagare, l'ultima giornata è libera da impegni prefissati, ognuno decide di fare un po' come gli pare, chi si riposa, chi fa acquisti. Io e Cassandra girovaghiamo ancora un po'. Partiamo subito con il museo di storia contemporanea, non male anzi, meglio di altri che abbiamo visto. Passiamo poi a vedere la cattedrale, per la quale ci vuole un biglietto cumulativo che comprende anche il palazzo Arcivescovile e due chiese. La cattedrale non è male, diciamo che tra le chiese peruviane è una delle migliori che si possano visitare.
Ci spostiamo poi nel palazzo arcivescovile che sta all'inizio della via della pietra dai dodici angoli. Questa pietra non è altro che parte del muro Inca su cui è stato costruito il palazzo. Qui infatti visse il quinto Inca.
Il palazzo arcivescovile da parte mia è stato una mezza delusione, forse perché mi illudevo di poter vedere qualcosa di più Inca al suo interno, mentre è una struttura in tutto e per tutto coloniale, anche se ben conservata. Se si vuole vedere cosa rimane del precedente palazzo basta girarvi attorno e vedere le mura esterne che ancora sorreggono tutta la struttura in modo ostinatamente armonioso.

Proseguiamo verso l'alto, raggiungiamo così la chiesa di San Blas, che potevamo pure risparmiarcela perché non mi sembra abbia nulla che valga la pena di essere vista. Da lì ci inoltriamo in una serie di vicoli stretti e caratteristici che ci conducono fino alla più alta San Cristobal. Anche qui non c'è nulla di nota, se non un bel panorama che domina la piazza principale della città in cui sono iniziate le sfilate, oggi infatti è la vigilia della festa del sole, la più importante dell'anno qui in Perù.
Purtroppo noi domani ce la perdiamo perché partiremo per tornare a casa. Anche questa è una bella pecca dell'organizzazione del viaggio, sarebbe bastato un giorno in più per includere questo importantissimo e unico evento.

Detto questo finalmente siamo liberi anche noi, liberi di girare e fare acquisti, assaggiare e assaporare i frutti di Cuzco. A tal proposito il mio stomaco mi dice che è ora di pranzo, così ci rechiamo al mercato coperto di San Pedro.
Qui troviamo Andrea il Sultano ed Enza che hanno appena finito di pranzare, così dietro loro indicazioni ci sediamo sulla panchetta da loro occupata ed ordiniamo due arroz, con lenticchie e huevos.
Cassandra non apprezzerà il piatto, che finirò volentieri io, poi ci addentriamo nel reparto choclo. Acquistiamo quattro grosse pannocchie da portare a casa, due delle quali mai viste: oltre alle tipiche bianche, anche quelle rosse e bianche e nere e bianche.

Poi infiliamo nello zaino anche mezzo chilo di quinoa che sinceramente pensavamo di trovare a prezzi più abbordabili. Sembra che da quando sia sbarcata anche in Europa, il costo dell'importazione abbia fatto lievitare anche il prezzo in Perù, dove fino a due o tre anni fa si poteva acquistare un chilo di quinoa per tre sol, praticamente un euro.
Dietro suggerimento di Enza e Andrea, azzardiamo l'acquisto della Chirimoya. E' un frutto verde con strane venature scure che lo fanno sembrare una bomba a mano sformata.
Nonostante l'aspetto poco invitante una volta aperta la polpa bianca ha un gusto divino, sembra un misto tra fragola e banana, forse con qualche accenno di pera o mela. Una squisitezza davvero.
Salutiamo il mercato e ci dirigiamo verso il centro, mentre Andrea si fa ipnotizzare dai Churros, poi, giunti nella via della pietra dai dodici angoli, io e Cassandra ci infiliamo in un negozio di souvenir e perdiamo gli altri.
Ne usciremo solo più tardi, con un borsone pieno di cappelli e tovaglie, non prima però di essere stato vestito ed immortalato come un vero Inca.

In serata si va a mangiare per l'ultima volta tutti assieme da Heydi, un ristorante peruviano, gestito da un polacco.
Il menù l'ha deciso il proprietario, un autoritario capo sala che redarguisce ad ogni piccolo errore il povero e giovane cameriere, e pare non ci sia verso di cambiarlo. Ci sediamo a tavola e aspettiamo di vedere cosa arriva.
Siamo affamati e l'antipasto non ci fa ben sperare: un pomodorino ciliegino tagliato in due, una rondella di pane e un'oliva snocciolata. Per fortuna c'è il primo, la sopa di zucca.
Cassandra continua nella sua campagna alimentare contro la sopa, ma non protesta, anche perché intimiditi dall'ennesima scena di rimprovero del povero cameriere, che stavolta ha sbagliato a portare il pane. Il proprietario infastidito lo prende per l'orecchio e lo porta in cucina senza dire una parola.
Attendiamo fiduciosi il secondo che gracias a Pacha Mama può mangiare anche Cassandra: Quinoa, verdure e peperone ripieno di verdure, tutto molto buono e abbondante.
Chiudiamo serenamente il capitolo cene di Cuzco, mettendo una croce sopra allo spiacevole episodio del menù vegetariano con carne.

Nessun commento:

Posta un commento