venerdì 15 luglio 2016

Decimo giorno - La Paz - Valle della Luna - il mercato delle streghe





La Paz a 3600 metri è la capitale boliviana e ci vivono un milione di abitanti. Qui si parla il castillano e l'aymara.

Con un pullman tutto nostro partiamo per la scalata del Chakaltay, quella che una volta era la pista da sci più alta del mondo, 5400 metri.

Sulla sgangherata strada che porta al rifugio, da cui tenteremo la scalata, il pullman sembra passarci per un soffio. I fortunati che si trovano sul lato del burrone rischiano l'infarto ad ogni ondeggiamento o sussulto del pullman.


Non si può fare a meno di pensare alle strade più pericolose del mondo, dove cadono pullman come il nostro un giorno si e l'altro no. Nessuno lo dice, ma tutti sperano che ne sia caduto uno ieri.




Mentre saliamo i metri della montagna, anche il panorama diventa sempre più mozzafiato e colorato. Il terreno si tinge di ruggine e giallo, così come i laghetti che vanno dall'azzurro al verde e, in netto contrasto con la luce che abbaglia il blu del cielo, ce ne è uno addirittura rosso. Mentre ci avviciniamo a quota 5000 metri e non so se i brividi che sento pizzicarmi la pelle siano dati dall'altitudine, dalla paura per certi movimenti del bus o dal panorama. 



Rabbrividendo e sudando arriviamo al rifugio, da cui tenteremo la scalata alla cima. Partiamo piano, l'ossigeno è poco e il fiato è subito corto. Del resto siamo già più in alto del monte bianco e non siamo scalatori professionisti, a parte Massimo.



Passo dopo passo, sosta dopo sosta, avanziamo verso la vetta che raggiungiamo quasi increduli. Siamo saliti fino a quota 5435 metri. I nostri primi 5000.

Dopo le foto per testimoniare la conquista della vetta, scendiamo agili e allegri come caprioli, solo finché non ci ricordiamo che per scendere dovremo salire sul bus e riaffrontare la strada da brividi.

In realtà non risulta poi peggio di prima, anzi è meglio. Sarà la mancanza di ossigeno patita in cima.


Dopo un veloce pranzo dalla sorella della viscida guida che propina al gruppo una porchetta boliviana mentre noi consumiamo il nostro muscolo di grano, andiamo a vedere la famosa Valle della Luna. Questa è un area protetta di calanchi formati dalla stagione delle piogge che ogni anno le modifiche e le plasma. È un posto strano che per certi aspetti ricorda davvero la Luna, ma a me fa pensare più a strani canyon in miniatura di qualche film western dimenticato.





Tornati in hotel abbiamo per la prima volta un pochino di tempo libero per girare la città e proprio a due passi da dove dormiamo c'è il famoso mercato delle streghe, dove pare si possano trovare pozioni di ogni genere. Visitandolo scopriamo che in realtà di stregoneria c'è ben poco. La maggior parte dei negozi vende i soliti cappelli, sciarpe, poncho e guanti in lana. Ci sono perfino gli stessi manufatti dell'isola di Uros, a prezzi molto più vantaggiosi ovviamente. I pochi negozi di pozioni sembrano per lo più erboristerie esotiche con qualche feticcio. Enza, appassionata di esoterismo ci si perde, io e Cassandra non subiamo lo stesso fascino e andiamo a visitare un altro angolo di città. Purtroppo come ci giriamo troviamo solo smog e bruttezza. La Paz non ci piace proprio. 
 

A sera torniamo a mangiare al ristorante di ieri e io cedo alla tentazione dell'hamburgher di soya (quando mi ricapita in Bolivia?), mentre Cassandra saccheggerà il buffet vegetariano.


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