domenica 10 luglio 2016

Quinto giorno - Arequipa



Oggi non si viaggia, si sosta in questa bellissima cittadina a circa 2300 metri di altitudine, quota sopportabile per qualunque membro del gruppo, ma necessaria per acclimatarci in previsione di domani, quando passeremo ad altezze ben più importanti e che personalmente non ho mai sperimentato prima: 4900 metri! Non essendo riuscito a trovare delle foglie di coca da masticare, il rimedio più efficace contro il soroche, il mal d'altura, ho recuperato un pacchetto di caramelle alla coca, sperando che siano altrettanto efficaci.
Dopo una buona colazione, durante la quale scopriamo dalla televisione che la Keiko Fujimori ha perso le elezioni, usciamo per vedere la ciudad blanca, così ribattezzata per la caratteristica pietra bianca chiamata sillar, un impasto di ceneri vulcaniche che tra l'altro hanno una forte proprietà antisismica. La maggior parte delle case locali sono state fatte con questa pietra fino all'avvento del cemento armato e mattoni. Quando però i terremoti hanno sgretolato il progresso edilizio in città, si è tornati a costruire con il sillar.


Ci muoviamo verso il centro e spuntiamo nella Plaza de Armas, una grande piazza porticata su cui si affaccia la grande cattedrale. Per prima cosa visitiamo prima una chiesa barocca molto pittoresca.
Dopo aver visto anche la cattedrale andiamo a vedere il monastero di santa Catalina, ovvero santa Caterina da Siena. Voluto da una ricca donna peruviana devota alla santa italiana, è un complesso grandissimo di chiostri, cortili, celle e chiese.
Qui venivano portate le secondo genite di famiglie importanti che per tradizione facevano diventare suora. Erano suore di clausura e nessuno le poteva vedere nemmeno nei momenti di visita.


Le ricche famiglie però cercavano di dare una vita comoda alle proprie figlie anche se stavano in clausura, così quando queste diventavano suore si portavano dietro anche tre o quattro serve, o schiave, e di tanto in tanto facevano loro dei regali preziosi, come per esempio una lavatrice in legno, invenzione francese.


Ogni cella aveva una camera e una cucina con scala che portava al terrazzo. Era una vita di clausura ma essendo molto grande la struttura, circa 20000 metri quadri, non se la passavano poi male. Questo fino all'arrivo di una suora inviata dal papa che cambiò tutto congedando le serve e liberando le schiave. 
 
Con la fine di questa vita agiata tutte le suore vennero riunite in una grande sala comune. Diventò veramente una vita di clausura e privazioni.
Sarà il luogo di clausura, sarà l'altitudine, ma io mi sento proprio fiacco e la testa mi gira lievemente. Mal d'altura? Ho bisogno di coca.
Dopo circa tre ore di visita guidata usciamo per un rapido pranzo e andiamo a vedere il museo andino dove è custodita la mummia di Juanita, la ragazza congelata sulla cima del vulcano Ampato. 
 
La visita guidata è tutta incentrata sulla mummia e quello che ne è stato trovato. Amuleti, vestiti e Juanita erano in ottimo stato di conservazione ma tutti i pezzi sono esposti in sale gelate da un'aria condizionata fortissima e purtroppo illuminati pochissimo. Nonostante la guida in italiano non riesco ad apprezzare a fondo la visita, pur bella e interessante. La sala della mummia è immersa nella stessa penombra e Juanita stessa giace ancora congelata nella stessa posizione, quasi completamente inglobata in un blocco di ghiaccio.
Juanita era una delle bambine e bambini che venivano sacrificati agli dei. Quando veniva il momento, solo i migliori, i più belli e intelligenti venivano scelti, solitamente tra le famiglie più importanti.
Con una processione di circa duemila persone si partiva verso la cima del vulcano dove i bambini, storditi con la chicha, sacra birra di mais, venivano uccisi con un colpo in testa. Sono stati trovati anche bambini senza segni di violenza, probabilmente perché quando arrivavano in cima i bambini erano già morti, o come la vedevano loro, erano già andati a vivere con gli dei. 
 
Usciti un po' infreddoliti andiamo alla ricerca di un altro museo archeologico. E' un museo piccolo e gestito dall'università, non si paga nemmeno il biglietto, ma la lonely dice che è interessante. Ci mettiamo un po' a trovarlo e quando vi entriamo rimaniamo sorpresi dal trovarvi moltissimi reperti e perfino diverse mummie. Ce n'è anche una appoggiata su un tavolo e coperta con un telo, basterebbe sollevarlo per toccarla. Evidentemente ne hanno così tante che se lo possono permettere. Un po' sorpresi lasciamo il museo per andare a cercare un mirador da cui vedere la città e i tre vulcani che la sovrastano: El Misti 5822 metri, Chachani 6075 che è ancora attivo, e il Pichu Pichu 5571. Attraversiamo un paio di chilometri di traffico asfissiante e quando lo troviamo non ci ripaga di tutto il gas aspirato. 
 
A cena usciamo tutti assieme e per me e Cassandra non è stata una buona scelta. Lei aveva pure provato ad avvisarmi come sarebbe finita, ma stavolta sono sordo alle sue profezie: nel menù c'è un solo piatto che possiamo scegliere e oltre ad essere striminzito non era neanche buono. Cassandra si arrabbia e mi dice che non farà più profezie che tanto io non le ascolto.
Andiamo a letto arrabbiati e non dormiremo neanche tanto. 

 

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