martedì 19 luglio 2016

Quattordicesimo giorno - geiser - deserto di dali - laguna blanca - Terme - rocce a forme strane - Uyuni - pullman notturno per La Paz


Quando suona la sveglia sono già sveglio. Salto giù dal letto e, più veloce di superman quando indossa il suo costume nelle cabine telefoniche, mi rivesto e sono pronto per lasciare questo luogo di esperimenti sulla umana resistenza al freddo.
Fuori è ancora buio pesto e infatti dopo che siamo partiti ci dobbiamo fermare un paio di volte, gli autisti un po' straniti non sono sicurissimi di aver preso la strada giusta. Inoltre sembra che la macchina che guida la carovana abbia qualche problema al filtro dell'aria.

Quando il sole inizia a farsi vedere però ci rendiamo conto di essere atterrati su Marte, il pianeta rosso. Guardando dal finestrino ho la netta sensazione di vedere le stesse immagini dei robottini esploratori inviati sulla superficie del quarto pianeta.

E' una sensazione strana ma anche bellissima, non pensavo che ci sarei mai potuto andare. Il primo Baraonda su Marte.
Le nostre navicelle macinano chilometri nella sabbia alzando polveroni finché non arriviamo in una zona dove si alzano pennacchi di fumo generati dal terreno. Sono i geyser dei vulcani boliviani. Per una mezz'ora buona mi sembra di essere tornato in Islanda, dove ci sono molto fumarole come queste. Devo ammettere che però qui fa più freddo. Esploriamo invano le pozze in cerca di segni di vita, proprio come astronauti appena sbarcati, poi riprendiamo il viaggio, verso nuove ed incredibili avventure.

Questo sarà il nostro ultimo giorno nei salar e di chilometri ne dovremo fare ancora molti. Purtroppo la vita in mezzo a queste lande non è semplice, anzi è molto dura. Ce ne accorgiamo perfino noi quando Federico inizia a manifestare segni di malessere rigettando in più occasioni tutto quello che ha mangiato la sera precedente.
In una di queste fermate forzate il caso vuole che ci faccia fare sosta in quello che viene definito per le sue strane e artistiche forme, il deserto di Dalì.


Nel silenzio rotto solo dal povero Federico, rimaniamo ad ammirare la natura, selvaggia e arida, ma anche bellissima che ci circonda.
Le cime delle montagne, sicuramente vulcani, sono tutte coloratissime, peccato non potervici salire per scoprire quali altre tonalità si nascondano dietro le grandi distanze che ci separano.


La giornata trascorre così, lentamente interrotta da una sosta veloce e l'altra, la laguna blanca, purtroppo con pochissima acqua, quella più lunga del pranzo in mezzo ad un valletta verde, e l'ultima tappa dei salar, un piccolo gruppo di rocce dalle strane forme che con un po' di immaginazione potrebbero ricordare molte cose. Un po' come le nuvole che passano in cielo, basta girare attorno a queste formazioni per vedervi qualcosa di famigliare. Basta poco, con un soffio di immaginazione, per scorgere un animale, un vegetale, una persona.
La Bolivia è ricchissima di luoghi incontaminati come questo, sarà difficile doverla salutare così presto.

Il resto della giornata lo passeremo in auto per tornare ad Uyuni, dove ci aspetta un'altra nottata in pullman. Siamo tutti stanchi, provati anche da questo tratto di autostrada boliviana, ricca di buche, sassi e soprattutto polvere.
In paese abbiamo poco tempo così io e Cassandra cerchiamo subito il primo mercato che troviamo per prendere un po' di pane ed infilarci dentro l'affettato di muscolo di grano, quindi ci dirigiamo verso la stazione dei pullman.

Scopriamo però che al nostro arrivo a La Paz non ci sarà nessuno ad attenderci. Dato che arriveremo verso le 5:30/6:00 del mattino sarebbe bene provvedere onde rimanere per l'ennesima volta all'addiaccio. Per fortuna grazie ad Andrea e Matteo ci si riesce a mettere in contatto con l'hotel per farsi mandare dei pullmini. Speriamo che non facciano i furbi.

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