Il
pullman questa volta non era comodo come quello dell'andata, ma per
quanto mi riguarda sono riuscito a dormire un pochino. Purtroppo
Cassandra non ha chiuso occhio.
Ad
attenderci alla stazione c'era Pancho, il quale sapeva del nostro
arrivo, ma invece dei pullmini ci ha caricato su una serie di Taxi
che poi abbiamo dovuto pagare, poco eh, ma in questo caso l'hotel ha
fatto il furbo. Comunque si è fatto perdonare mettendoci a
disposizione una stanza per gli uomini e una per le donne, giusto per
darci la possibilità di fare una doccia dopo quattro giorni di
astinenza.
Abbiamo
il tempo necessario per fare una piccola riunione sulla questione
economica, sembra che pur non avendo fatto cose extra il budget della
vacanza, si sforerà di poco più di duecento euro a testa. Questa è,
assieme a certe lacune organizzative nei trasbordi, la pecca più
grande del viaggio. Per fortuna non ci dovrebbero essere grossi
problemi nel coprire la cifra mancante, anche se qui in Bolivia la
mia banca non conta una mazza e non mi consente di fare prelievi,
sono fiducioso che al rientro i Perù risolverò tutto.
Il
programma di oggi prevede la visita ad uno dei più importanti siti
archeologici boliviani, Tiwanacu.
Questo
sito della cultura pre Inca risale al 200 a. C., quando ci fu il
promo insediamento che col tempo divenne una città di circa
quarantamila abitanti.
Purtroppo
riesco a sentire solo parte delle spiegazioni della guida perché
inizio a sentirmi male.
Senza
troppe cerimonie saluto tutti all'inizio della visita e mi dirigo
verso il bagno del vicino museo delle ceramiche.
Quando
torno il gruppo è già salito sulla piramide a sette gradoni che
domina il sito, in gran parte rifatto e solo parzialmente originale.
Pare
che la città fu colpita da un gigantesco cataclisma che la seppellì
sotto decine di metri di fango, facendo addirittura ritrarre le acque
del lago Titikaka, presso le cui rive sorgeva la città, di ben
ventotto chilometri.
Da
importante città imperiale e centro spirituale, Tiwanacu divenne un
semplice villaggio, fino ad essere poi abbandonata del tutto secoli
prima della nascita della civiltà Inca. Tuttavia questi ritenevano
che il mondo fosse stato creato qui dal loro Dio Viracocha. Non si sa
molto altro sul sito, per lo meno io non riesco a sentire molto
perché continuo a fare la staffetta con i bagni del museo, mentre
gli altri si godono le pur scarne spiegazioni sui giganteschi
monoliti e soprattutto sulla porta del sole.
Questa
sembra che facesse parte di un complesso molto più grande, ma
vedendo i bassorilievi che la adornano sembra che potesse essere una
sorta di calendario, probabilmente incentrato sui periodi del
raccolto, ma non ci metto la mano sul fuoco perché in quest'ultima
parte stavo già fuggendo verso quel posticino.
Mentre
il gruppo visita gli altri musei, Cassandra mi viene in soccorso
curandomi con certi estratti vegetali e un paio di formule arcaiche
stabilizzanti, poi se ne torna a vedere i musei. Mi ha salvato
facendomi pure tornare la fame.
Dopo
pranzo ci rimettiamo in viaggio, questa volta destinazione Perù.
Invece
di tornare a Copacabana, passeremo attraverso la frontiera di
Desaguadero, sempre sulle rive del lago Titikaka.
Contrariamente
a quanto avvenuto dal passaggio dal Perù alla Bolivia non ci sono
problemi per Cassandra, che sembra non essere stata riconosciuta.
In
serata ci attende un letto caldo a Puno, finalmente dopo quattro
intensi giorni potremo goderci un po' di meritato riposo.
Prima
però, dato che abbiamo tempo, io e Cassandra dobbiamo risolvere il
problema economico: andiamo a cercare un bancomat.
Lo
troviamo entrambi, anche se con due banche differenti, solo che
invece di ricevere dei dollari utilizzabili, l'ATM sputa fuori delle
vecchie banconote rovinate e in alcuni casi segnate. Dato che qui in
Perù accettano solo dollari nuovi, integri e non segnati, non
andranno mai bene. Per fortuna la banca è aperta, qui sembra che
chiudano molto tardi, verso le diciotto, così riusciamo a farceli
cambiare. Problema risolto.
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