sabato 23 luglio 2016

Diciottesimo giorno - Pisac - Ollantay Tambo – Aguas Caliente


Questa mattina ci inoltriamo nella valle sacra, che da Cuzco ci porterà fino a Machu Picchu. La prima tappa è Pisac.
Questo sito Inca nacque ben prima della civiltà che conquistò tutto il Perù, parte dell'Equador e del Cile. Pare che i primi a insediarvisi furono uomini della cultura Wari.
Le terrazze di coltivazione, restaurate di recente, sono circolari, seguono la linea della montagna e sono state fatte in modo da poter contenere il terreno su cui crescevano le coltivazioni. Le terrazze Inca venivano fondamentalmente costruite per due motivi: coltivazione o estetica.
Nella valle sacra, grazie ai moltissimi microclimi che ci sono a seconda dell'altezza, si potevano coltivare moltissime cose come le tante qualità di mais, quinoa, fave, piselli, patate e molto altro.

Saliamo ad esplorare le abitazioni degli Inca che vissero qui e ci perdiamo tra scale, corridoi, case e terrazzini privati. Situato così in alto fa intendere che città come questa e Machu Picchu non erano delle eccezioni. Pisaq è molto bella, ma chissà Machu Picchu che spettacolo.
Poi dopo circa mezz'ora ce ne andiamo verso il prossimo sito, non prima di essere passati attraverso l'esercito di venditori, tra i quali scorgo finalmente il choclo bollito.
A Quattro Sol l'una prendo due belle pannocchie giganti di Paracay e scendiamo a valle, verso Ollantay Tambo.

Buonissime le pannocchie, sono piaciute anche a Cassandra, per cui sono buone davvero.
Dopo la pausa pranzo entriamo nel sito vero e proprio, quella della città del vento.
Nata con la cultura Wari, tra il settecento e l'ottocento d.C,, pare fosse una fortezza che venne usata anche durante la guerra contro gli spagnoli.
Oggi viene definita la città Inca vivente, perché anche se gli spagnoli l'hanno conquistata e vi hanno costruito sopra, la struttura è rimasta pressoché identica. Ci sono ancora tutti i corsi d'acqua che gli Inca fecero e le rovine delle terrazze e dei templi sopra di essere sono molto belle.
Il nome della città deriva da un generale Inca, Ollanta, che visse ai tempi di Pachakutec, l'Inca che espanse al massimo il territorio dell'impero.

Salendo sulle scalinate si arriva a ciò che resta del tempio, qui si possono vedere come gli Inca costruivano e con che precisione levigavano le pietre.
Questo tempio non solo fu distrutto dagli spagnoli, ma prima ancora non fu nemmeno finito perché non lo era quando scoppiò la guerra.
Sulla montagna di fronte si possono vedere delle strane strutture che inizialmente vennero definite come prigioni, ma che in realtà si capito essere dei magazzini per il cibo, in modo si potesse conservare in previsione di periodi di scarsi raccolti.

La storia dice che Manco Inca, combattendo con gli spagnoli, si rifugiò qui per cercare di riorganizzare un esercito dopo la sconfitta di Cuzco, ma dovette fuggire anche da qui quando i nemici lo sorpresero non ancora pronto. Sembra che nella fuga passò anche dalla vicina Machu Picchu.
Con la guida Tony Poncharello visitiamo il tempio del sole, poi passiamo sull'altro versante della montagna dove c'erano altri magazzini, quindi scendiamo a valle per vedere il tempio dell'acqua.
Uscendo dal sito siamo tutti un po' eccitati perché stiamo per andare a prendere il treno che ci porterà ad Aguas Caliente.
Salutiamo Tony-Uriel, che ci raccomanda di non bere questa sera perché domani sarà una dura giornata, e saliamo sul trenino panoramico. Carino, con la sua andatura da crociera che si insinua nella valle sacra seguendo il corso sinuoso dell'Urabamba. L'unica nota negativa è il prezzo davvero esorbitante per un'ora e mezza di treno d'epoca: cento dodici dollari tra andata e ritorno. Hai capito 'sti peruviani che dritti?

Quando scendiamo ad Aguas Caliente comprendiamo ancora di più che la questione economica non si limita al prezzo del biglietto del treno: Mentre gli altri vanno a cena io e Cassandra tentiamo di cambiare un po' di dollari per fare qualche acquisto, ma ci vengono proposti dei cambi da aguzzino, così desistiamo. I souvenir li compreremo a Cuzco dove i prezzi sono molto più accessibili.
Per cena, oltre alle nostre solite razioni da campo, arricchiamo il pasto con dei pomodori e della palta, sempre freschissima e buonissima.
Quando andiamo a dormire, nonostante l'hotel sia il più bello e comodo di quelli sperimentati fin'ora, scopriamo subito la sòla: c'è una discoteca proprio sotto di noi.
Infilo i tappi e punto la sveglia, domani dovremo alzarci prestissimo.


Uriel Poncharello mentre mima di dedicare un gol alla Pacha Mama.

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