Dopo
aver passato una nottata da inferno ghiacciato, svegliarsi alle 4:45
non ci sembra una cosa tanto brutta.
Colazione
veloce, dove riesco a recuperare anche una manciata di foglie di
coca, e partiamo per il Colca canyon. Attraverso una valle
spettacolare, separata dal fiume che l'ha tagliata in due, sembra un
angolo di mondo rimasto ancorato all'epoca Inca. Nella parte alta è
piena di terrazzamenti di età incaica e pre incaica che ancora oggi
vengono utilizzati allo stesso modo per coltivazione di tutto.
Nonostante siamo a 3600 metri sopra il livello del mare, mi sembra
strano vedere che ci sono ancora molti alberi che crescono senza
problemi. In Italia già a duemila metri ci sono solo le stelle
alpine, se va bene.
Arriviamo
al mirador verso le 7:20. Sembra che in questa zona si sia stabilita
una famiglia di condor ed ogni giorno è facile ammirarla in volo tra
le otto e le dieci del mattino, quando l'aria del canyon inizia a
scaldarsi e le correnti ascensionali si formano.
Da
lontano li vedo bene, ma non è la stessa cosa. Mi devo riavvicinare
e stavolta lo spettacolo è veramente grande quanto l'ombra che mi
sorvola.
Davvero
soddisfatti, riprendiamo la strada che anche oggi, tanto per
cambiare, è molto lunga.
Inizio
a chiedermi, ma non sono l'unico, se tutti questi lunghi spostamenti
non potessero essere organizzati meglio. Questo dovrebbe essere uno
dei viaggi più collaudati di Avventure, per cui speravo di
sacrificare meno tempo al dio del trasporto su gomma, che tra l'altro
sarebbe abusivo in Perù perché al tempo degli Inca non esisteva.
Dopo
un rapido pasto con due panini all'uovo fritto (sono in viaggio non
stiamo a guardare il capello nell'uovo) e un mate de coca, risaliamo
in macchina e anche di quota.
Ripassiamo
dal Patapampa e poi rimaniamo sui 4400 con conseguente ritorno del
soroche, neanche tanto lieve. Cerco di sopperire al problema
masticando una manciata di foglie di coca. Sono amare e sembra di
avere in bocca della paglia, ma dopo qualche minuto che le si mastica
fanno sentire il loro benefico effetto.
Attraversiamo
nuovamente centinaia di chilometri, ma stavolta è un altipiano, non
meno bello e spettacolare. I colori e le forme sono impensabili per
essere accomunati a tutti quelli visti fin'ora durante il viaggio.
Arriviamo
a sera alla città di Puno, sul lago Titicaca. E' una località
piuttosto carina e vivace, molto più di Lima che per ora rimane in
fondo alla classifica, almeno per quello che abbiamo potuto vedere
noi.
A
cena ci uniamo al gruppo e riusciamo a trovare un menù vegetariano.
Il mio problema è che non sempre riesco a resistere alle tentazioni,
così quando sul menù vedo pasta alla napoletana cedo.
Risultato:
spaghetti al pomodoro, che però somiglia sinistramente a ketchup.
Mangio solo perché ho una gran fame.
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