martedì 12 luglio 2016

Settimo giorno - Chivay - Mirador del Condor – Puno


Dopo aver passato una nottata da inferno ghiacciato, svegliarsi alle 4:45 non ci sembra una cosa tanto brutta.
Colazione veloce, dove riesco a recuperare anche una manciata di foglie di coca, e partiamo per il Colca canyon. Attraverso una valle spettacolare, separata dal fiume che l'ha tagliata in due, sembra un angolo di mondo rimasto ancorato all'epoca Inca. Nella parte alta è piena di terrazzamenti di età incaica e pre incaica che ancora oggi vengono utilizzati allo stesso modo per coltivazione di tutto. Nonostante siamo a 3600 metri sopra il livello del mare, mi sembra strano vedere che ci sono ancora molti alberi che crescono senza problemi. In Italia già a duemila metri ci sono solo le stelle alpine, se va bene.

Arriviamo al mirador verso le 7:20. Sembra che in questa zona si sia stabilita una famiglia di condor ed ogni giorno è facile ammirarla in volo tra le otto e le dieci del mattino, quando l'aria del canyon inizia a scaldarsi e le correnti ascensionali si formano. 

 
Dopo circa mezz'ora si inizia a vedere qualche timido salto nel vuoto per saggiare la temperatura dell'aria, ma i condor, nonostante la loro apertura alare di due metri, sono troppo lontani. Dobbiamo aspettare fino alle nove per vederli passare bene vicino alla nostra postazione. Quando penso ormai di aver visto tutto quello che potevo vedere, me ne torno al pulmino soddisfatto. Aspettando che anche gli altri ci raggiungano, i condor concedono il bis ai loro fan: eccoli che tornano a passare sopra le teste degli spettatori meravigliati. 
 
Da lontano li vedo bene, ma non è la stessa cosa. Mi devo riavvicinare e stavolta lo spettacolo è veramente grande quanto l'ombra che mi sorvola.

Davvero soddisfatti, riprendiamo la strada che anche oggi, tanto per cambiare, è molto lunga.
Inizio a chiedermi, ma non sono l'unico, se tutti questi lunghi spostamenti non potessero essere organizzati meglio. Questo dovrebbe essere uno dei viaggi più collaudati di Avventure, per cui speravo di sacrificare meno tempo al dio del trasporto su gomma, che tra l'altro sarebbe abusivo in Perù perché al tempo degli Inca non esisteva.

Dopo un rapido pasto con due panini all'uovo fritto (sono in viaggio non stiamo a guardare il capello nell'uovo) e un mate de coca, risaliamo in macchina e anche di quota.

Ripassiamo dal Patapampa e poi rimaniamo sui 4400 con conseguente ritorno del soroche, neanche tanto lieve. Cerco di sopperire al problema masticando una manciata di foglie di coca. Sono amare e sembra di avere in bocca della paglia, ma dopo qualche minuto che le si mastica fanno sentire il loro benefico effetto.

Attraversiamo nuovamente centinaia di chilometri, ma stavolta è un altipiano, non meno bello e spettacolare. I colori e le forme sono impensabili per essere accomunati a tutti quelli visti fin'ora durante il viaggio.


Arriviamo a sera alla città di Puno, sul lago Titicaca. E' una località piuttosto carina e vivace, molto più di Lima che per ora rimane in fondo alla classifica, almeno per quello che abbiamo potuto vedere noi.
A cena ci uniamo al gruppo e riusciamo a trovare un menù vegetariano. Il mio problema è che non sempre riesco a resistere alle tentazioni, così quando sul menù vedo pasta alla napoletana cedo.
Risultato: spaghetti al pomodoro, che però somiglia sinistramente a ketchup. Mangio solo perché ho una gran fame.

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