venerdì 20 ottobre 2023

Khiva


 Ad attenderci a Khiva c'è una bellissima sorpresa: l’hotel è ricavato da un'antica madrasa ed è veramente molto bello. Abbiamo giusto il tempo di lasciare le valigie perché sono le otto di sera passate e la cena è già pronta, direttamente in hotel.

Tutto ottimo e innaffiato da una buonissima birra. Mi sento già sazio. Scopro che era solo l’antipasto!

Stavamo infatti per alzarci e uscire a fare una passeggiata, quando il gentilissimo proprietario arriva dicendoci che vorrebbero portarci anche il piatto principale. Dopo una settimana di pasti frugali nel deserto non ci sono più abituato.

Giusto il tempo di far finire di mangiare chi ha accettato la sfida,  si esce a vedere la città.

Non ho molte aspettative. Probabilmente a quest’ora si potrà fare poco, giusto vedere le grandi mura illuminate.


Invece no! Tutto è aperto e illuminato! C’è anche poca gente e si può passeggiare senza problemi al fresco.

Uno spettacolo inaspettato.

Il grandissimo minareto incompiuto, la grande madrasa trasformata in hotel, il viale con locali, altre madrase, venditori ambulanti, ristoranti.

Come dice la guida di Marco sembra tutto finto o ricostruito di recente talmente è bello e ben tenuto.

Quasi un parco di divertimenti.


Girovaghiamo storditi dall’atmosfera magica della città. Nonostante il viaggio lunghissimo ormai non sentiamo più la stanchezza. Come risvegliati da un incubo cerchiamo di infilarci dove si può, fotografando gli scorci fiabeschi e respirando l’aria dell’antico Khanato di Khiva. Non so fino a che ora stiamo in giro, giusto il tempo di far esaurire un minimo l’adrenalina scatenata dalla meravigliosa città, poi ci decidiamo ad andare a letto.

La mattina seguente ci alziamo presto perché abbiamo chiesto alla guida di anticipare la visita della città, dato che dopo pranzo dovremo ripartire subito per Buchara. Anche oggi ci aspetta un altro viaggio lunghissimo, circa 5 o 6 ore…


Se non ci fosse stato il guazzabuglio del treno, organizzando meglio il viaggio, sempre saltando la parte di Nukus e Lago d'Aral, qui ci si poteva fermare almeno un giorno e mezzo, cosa che meriterebbe.


Prima di uscire chiediamo al gestore se possiamo salire sul piccolo minareto dell’hotel. Ci buttiamo sulle ripide scale a chiocciola e arriviamo subito in cima, dove però c’è posto solo per un paio di persone. La vista però vale la salita e l’ingorgo.

A Khiva c'è una sola guida che parla italiano e di solito se la accaparrano i grandi tour operator che hanno più turisti. La nostra guida si chiama Lola,  parla solo inglese ma si capisce bene. Sapendo che abbiamo poco tempo inizia subito il giro, così da mostrarci le parti più belle della città e raccontarci la sua storia.

Non è che ricordo tutto, non sono mai stato un bravo studente, cerco di raccontare ciò che ricordo.

La leggenda dice che origini della città risalgano addirittura a Sem, il figlio di Noè. Moooolto tempo dopo divenne parte delle conquiste di Gengis Khan.

Le imponenti mura sono alte 10 metri e larghe 10 metri. Racchiudono la città vecchia Ichan Qa’la in un anello di 2 km e 2, ma la particolarità è che sono state costruite in un solo mese.

Per raggiungere questo incredibile risultato il Khan usò tre diverse squadre che contemporaneamente lavorarono su tre parti differenti.

La cosa assurda fu che nessuno venne pagato per questo lavoro. Inoltre nemmeno un singolo schiavo lavorò a questa impresa.

Il khan aveva semplicemente escogitato un trucco: il primo che finiva di costruire le mura non avrebbe pagato le tasse per un anno intero.

Dopo questo antipasto storico varchiamo la porta principale della città per trovarci già all’ombra del gigantesco minareto piastrellato, ormai simbolo della città: Kalta Minor.


È alto 30 metri, non è mai stato terminato perché l’ideatore è morto prima. Nei suoi progetti doveva essere il minareto più alto di tutta l’Asia centrale. Dall’alto dei suoi 90 metri si sarebbe dovuto vedere fino al Turkmenistan. Sebbene non si direbbe, questo minareto risale solo a metà dell’800, così come la madrasa subito accanto.


Oggi è un grande hotel e possiamo entravi per una rapida visita. La madrasa è una scuola coranica, in passato era una vera e propria università. Infatti esistevano più madrase, come qui a Khiva, ognuna specializzata in una o più materie.

La grande madrasa che oggi fa da hotel, è stato dato in gestione, così con le entrate dei turisti si evita che cada a pezzi.

Questa in particolare è gestita dallo stesso proprietario dell’hotel dove soggiorniamo.


Fuori di qui Lola ci porta a vedere poi il palazzo del Khan dove si vedono i ruderi della parte amministrativa. Poi ci mostra una delle moschee estive: grandi ambienti aperti su un solo lato e sostenuti da colonne di legno. Sono orientate a nord in modo che il sole non ci batta mai e rimangano quindi sempre fresche. Accanto c’era la piccola porta per la moschea invernale.

Ancora madrase e quella che fu la zecca della città.


C’è anche la sala del trono, simile a quella della prima moschea estiva, con una grande piattaforma circolare nello spiazzo aperto. Serviva per poter far mettere le yurte che i Khan potevano ancora usare nonostante non fossero più nomadi, oppure per accogliere i rappresentati di altre delegazioni di nomadi.


Saliamo infine sulla torre di guardia in cima al palazzo da dove si vede tutta la città, mura comprese. Peccato non ci sia il tempo di percorrerle.


Uscendo dal palazzo visitiamo un’altra bellissima madrasa, a seguire una grandissima moschea con 213 colonne di legno, tutte scolpite con disegni diversi tra loro.

È talmente antica che ancora 4 colonne sono originali e hanno circa 1150 anni, ce ne sono 8 che ne hanno 1000.

Entriamo anche nel palazzo privato del Khan, quello dove viveva con le mogli e le concubine.


Ufficialmente poteva avere fino a quattro mogli.

Prima di vedere le camere delle mogli e del Khan, Lola ci fa percorrere il corridoio segreto che veniva usato sia dalle mogli, che dalle concubine per arrivare direttamente alla stanza del Khan. Il corridoio serviva a proteggere chi lo percorreva, specialmente le concubine, perché se una delle mogli vedeva una concubina entrare nella stanza del Khan, questa sarebbe misteriosamente scomparsa subito dopo.


Le mogli, essendo di rango elevato, avevano il bagno in camera, le concubine invece usavano un bagno in comune con accesso dal cortile.

Qualunque figlio nascesse, che fosse delle mogli o delle concubine, veniva considerato figlio legittimo del Khan. Questi venivano lasciati con le madri fino ai due anni, poi mandati lontano per evitare che venissero uccisi e quindi cresciuti da un tutore responsabile scelto dal Khan stesso.

Quando sarebbe arrivato il momento per il Khan di scegliere il suo successore, egli lo avrebbe fatto tra tutti i suoi figli: chi secondo lui era il migliore sarebbe diventato il prossimo Khan.


Prima di salutare la città andiamo a vedere il mausoleo di Mahmud, un personaggio che da poeta, filosofo e lottatore, divenne il santo patrono di Khiva.

Il mausoleo è molto bello e molto visitato. Ci sono anche persone che una alla volta cantano. Ovviamente io non capisco un uzbeko di quello che dicono, però rendono l’atmosfera molto religiosa.

Se non che proprio durante uno degli ultimi canti il cellulare del cantante si mette a suonare rumorosamente e l’imam senza smettere di cantare lo cerca per spegnerlo, non senza far trapelare una certa espressione del tipo “ma porca di quella…”

L’atmosfera religiosa si va a far benedire e io devo uscire per non scoppiare a ridere in faccia a Mahmud…

Facciamo un ultimo giro tra i negozi, poi ai piedi del minareto più alto di Khiva, quindi liberi tutti per poter mangiare qualcosa prima di rimettersi in viaggio.

Anche se breve, la visita a Khiva è stata molto intensa e fantastica.

Ora ci aspetta un altro bel viaggio fino a Buchara, non meno di 4 o 5 ore. 

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