Giungiamo a Bukhara
dopo un altro viaggio impegnativo di circa 5 ore. Anche oggi la strada non era
molto bella, forse poco meglio di quella di ieri.
Ciò che è meno
sopportabile è il caldo umido a cui non siamo più abituati.
Sono le 20 e trenta,
giusto il tempo di darci una sciacquata veloce e usciamo. Stasera abbiamo la
cena a casa di una famiglia uzbeka. In realtà è un ristorante a conduzione
famigliare, dove il piatto forte è il plov, il piatto nazionale uzbeko. Io mi
preparo con un abbondante antipasto e aspetto la versione vegetariana, non
troppo fiducioso.
Arriva plov e sembra
buono, ma alla fine, ben nascosto nel riso, c’è un pezzo di carne.
LMT (tipica
imprecazione romana), MVVLC (tipica imprecazione in milanese) (per la par condicio).
Va be’, ormai è da un
po' che viaggiamo e ci era già capitato qualcosa di simile in Perù, per cui
l’avevamo messo in conto che potesse accadere.
Usciamo a passeggiare in cerca di un minimarket per prendere qualcosa da mangiare per domani, ma è domenica sera e sono quasi le 23… Ci contentiamo del trafficato e turistico centro storico, ci riproviamo domani.
Oggi si visita Bukhara!
Dopo una buona colazione all’interno di quella che doveva essere una moschea
estiva, ci viene a recuperare direttamente in hotel la nostra guida Nurik e,
assieme a Borot, andiamo in pulmino alla periferia della città per iniziare la
visita.
Usciamo dal centro,
passiamo davanti allo stadio e all’albergo dei turisti durante i tempi dell’Unione
Sovietica. Il che non significava che fosse un ostello autogestito dai turisti,
ma che tutti i turisti che venivano a Bukhara a quei tempi, potevano
soggiornare solo esclusivamente in quell’hotel.
Ci fermiamo in quello
che sembra un luna park anni 70, con tanto di ruota panoramica e un grande
parco.
Nurik parla un perfetto
italiano, anche perché era insegnante universitario di italiano, francese e
persiano. Ha studiato a Perugia e Trento e ha un modo di fare molto simpatico.
Dentro il parco
troviamo subito il primo monumento: il mausoleo di Ismail Samani risalente al
905, un potente emiro di origini persiane.
È miracolosamente
rimasto integro fino ai nostri giorni perché quando è arrivato Timujin, detto
Gengi per gli amici, il mausoleo è stato interrato in una finta collina e la
superficie ricoperta da false tombe.
Gengi non ha mai
trovato il mausoleo ma ha espugnato la città in modo ingegnoso: vedendo la
resistenza che gli abitanti erano pronti ad opporre, propose di salvare chi
sarebbe uscito per diventare parte del suo popolo, consentendo loro di
mantenere la propria condizione sociale e spirituale.
Ovviamente
l’aristocrazia e i capi spirituali furono i primi ad accettare, ma anche i
primi ad essere eliminati da Gengi.
Come posso fidarmi di
chi tradisce il proprio popolo?
Poi uccise tutti i
vecchi e bambini, arruolò nell’esercito tutti gli uomini e le donne furono
distribuite ai mongoli come concubine. Gengi sceglieva sempre le migliori per
sé.
A proposito di ciò,
pare che i discendenti di Gengi nell’Asia centrale siano circa 16 milioni, 1 su
200.
Proseguiamo nel parco e
ci fermiamo da un artigiano di piatti di metallo incisi a mano. Il primo
artigiano di una lunga serie che visiteremo.
Qui Nurik ci spiega
come venivano allevati i bambini uzbeki per i primi due anni: direttamente
nella culla. Fasciati e lasciati immobili per i primi due anni. Se avevano fame
la madre si chinava sulla culla per sfamare il neonato direttamente in culla.
Se doveva andare in bagno… sotto la culla c’era un foro. E per la pipì? Ci
mostra una pipetta di legno che adeguatamente scolpita a seconda del sesso,
fungeva da catetere esterno.
Il prossimo mausoleo è
quello di Chashma-Ayub, con la fonte del profeta Giobbe. La leggenda
dice che Giobbe passando di qui abbia trovato una fonte d’acqua per dissetare
la gente del luogo.
Giobbe non c’è
veramente, ma all’interno c’è un museo sull’acqua, in particolare sul disastro
del lago d’Aral.
In realtà il lago
d’Aral è un mare, il quarto mare più grande del mondo, o per lo meno lo era.
Dagli anni 20 infatti i
cari compagnucci hanno iniziato a deviare il corso dei due fiumi, Amu Darya e
Syr Darya, che alimentavano il mare per poter utilizzare l’acqua nella
coltivazione del cotone.
Già negli anni 70 il
livello del mare calava di 20 cm l’anno, poi triplicò fino a 60 cm l’anno.
Negli anni 80 arrivò a 90 cm l’anno.
Dal 2000 lo si vedeva sparire
a vista d’occhio.
Le malattie polmonari
degli abitanti delle rive del mare erano aumentate dell’80 percento perché non
essendoci il mare le tempeste di sabbia sono diventate tossiche a causa dellie
sostanze chimiche, diserbanti, ecc… depositate sul fondo del mare. Il peggio
era altro.
All’interno del mare in
origine c’erano due isole, una piccola e disabitata, l’altra più grande e
segretamente utilizzata. Sull’isola segreta c’era il centro di ricerche delle
armi batteriologiche dei sovietici.
Finché c’era il mare
tutto ok, ma era chiaro che col tempo l’isola sarebbe scomparsa e il centro di
armi batteriologiche sarebbe stato raggiungibile via terra. Cosa sarebbe
successo se la fauna locale l’avesse raggiunta?
Per evitare ulteriori
disastri, il centro venne sepolto sotto trentacinque metri di cemento armato.
È ancora là. Sperem.
Anche questa, come il mausoleo di Ismail Samani ha davanti a sé una grande vasca d’acqua.
Il Khan raggiunse sano
e salvo l’India e sopravvisse fino al 1944 vendendo tappeti.
Bukhara, trovandosi nel
mezzo della via della Seta e di altre vie commerciali, era una città
ricchissima. Furono moltissimi i tesori
trovati dai russi che ci volle una settimana solo per catalogarli. Dopo
di che dalla città uscì un treno diretto in Russia con 28 vagoni stracarichi di
oro.
Secondo Nurik.
Effettivamente a occhio mi sembra che abbia ragione.
Risponde che qui non si
può fare proselitismo. Ci sono tutte le religioni, ma non si può predicare al
di fuori dei luoghi di culto.
La storia di Buchara
l’ho sentita eh… ma mi sono accorto di non aver preso appunti…
Quello che mi ricordo è
questo.
Il minareto invece è
originale, nel senso che nonostante sia stato bombardato a colpi di cannone,
dopo essere stato restaurato e aver subito un terribile terremoto, il minareto
ha resistito, mentre la parte restaurata è crollata.
Pausa pranzo.
Nel mentre Nurik, un po’
stuzzicato, ci racconta del passaggio dell’Uzbekistan dall’Unione Sovietica ad
oggi.
Nel 1991, prima di
staccarsi dai sovietici, un’auto costava (cifra ipotetica buttata lì da Nurik)
più o meno 5400 rubli. Lo stipendio medio era circa 90 dollari.
Il 30 agosto del ‘91
l’Uzbekistan diventa indipendente dalla Russia. Tutto quello che la Russia
mandava, cibo, medicine, ecc… da quel momento non arriva più.
Di colpo un chilo di
pane costa 5400 rubli.
Esattamente come
un’automobile.
La fame.
La malattia.
Due dei cavalieri
dell’apocalisse erano arrivati.
Per fortuna a settembre
ci fu il raccolto del cotone e invece di inviare tutto in Russia, questa volta
il raccolto se lo poterono tenere e vendere. Tutto il guadagno venne
reinvestito per la coltivazione del grano e delle verdure. In modo lento, molto
lento, il paese ha trovato una propria indipendenza economica.
Quando Nurik insegnava
all’università negli anni 90 guadagnava circa 30 dollari al mese, quando ha
lasciato nel 2004 lo stipendio era 41 dollari.
Oggi se facesse ancora
quel lavoro prenderebbe 1400 dollari al mese. Inoltre in Uzbekistan ci sono
diversi giacimenti per tutti gli elementi della tavola di Mendeleev, e gli
scavi che vediamo lungo le centinaia di chilometri di strade lo testimoniano.
Ovviamente c’è anche
l’oro.
Fino a qualche anno fa
nessuno aveva ancora trovato le miniere d’oro del Khan, ora si.
Nel 2021 hanno estratto
100 tonnellate di oro, nel 2022 ne hanno trovate 108, nel 2023 vedremo.
Inoltre il 35% della
popolazione è laureata. Altra cosa che sento per la prima volta è che qui ci
sono madrase anche femminili. Magari è una cosa comune, ma nelle altre città visitate
non ne abbiamo sentito parlare.
Il futuro sembra in
miglioramento per questa nazione dopo questa chiacchierata. Difatti non credo
che un viaggio così sarà accessibile a noi poveri impiegati ancora per molto.
C’è però un “ma”.
Con tutta la ricchezza
di giacimenti che possiede… credo farebbe bene a prendere precauzioni.
A tal proposito Nurik
ci racconta che l’ultimo Khan, prima che arrivasse lo Zar, aveva ricevuto la
proposta degli inglesi di potenziare il proprio esercito con armi più moderne
rispetto ai fucili ad avancarica in dotazione.
Il Khan rifiutò ed è
finito a vendere tappeti.
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