martedì 10 ottobre 2023

Che palle!

Ci ho messo un po' ad addormentarmi ieri sera. Del resto erano anni che non dormivo in tenda. Devo ammettere che alla fine ho dormito bene.

Con calma svuotiamo la tenda, facciamo colazione ottima e abbondante, quindi bagno.

Il campo è organizzatissimo, non faccio neanche in tempo a vedere come si smonta la tenda che Denis ha già fatto tutto.


Quando siamo pronti, gli autisti devono ancora finire di smontare la grande tenda e ricomporre le jeep con tutta l’attrezzatura. Precedendoli ci incamminiamo nella gola per almeno un paio di chilometri, poi usciamo nella steppa e… torniamo subito indietro alla ricerca di un po' di ombra. Nonostante sia mattina fa già molto caldo, del resto siamo pur sempre in un deserto.

Non dobbiamo attendere molto, giusto una decina di minuti e le jeep vengono a recuperarci per portarci sulla sommità del canyon per fare qualche foto dall’alto, poi lentamente usciamo fino a ritrovare la strada asfaltata che ci porterà in una zona abitata.

Un paio di notizie sul Kazakistan che rimediamo durante la sosta al minimarket. La nostra compagna di viaggio Gaia infatti, anche se vive e lavora a Milano da moltissimi anni, è russa e quindi parla la stessa lingua di Roman e Denis. Da subito ha aperto un fitto dialogo con loro che sono Kazaki, ma di origine russa. 

Qui in estate fa mooolto caldo, in inverno invece fa freddo ma non così tanto come si potrebbe pensare: se nevica la mattina, già al pomeriggio la neve si è sciolta.

Tutti hanno poi il lavoro estivo e quello invernale. Denis è un saldatore, mentre Roman ha un negozio di autoricambi per fuoristrada.

Denis e Roman, parlano russo e il kazako lo capiscono, ma non lo parlano.

I kazaki, quelli che parlano kazako vero, sono musulmani e quindi potrebbero avere la seconda, la terza moglie, ecc… sempre che siano in grado di mantenere lei ed i figli.

C’è però un’altra condizione: la prima moglie deve dare il proprio consenso all’eventuale nuova arrivata. Qui spesso non questo non avviene, e allora i Kazaki registrano l’altra donna come amante. Questo non l’ho capito molto bene, ma come fanno? C’è un’anagrafe per le amanti?

È il caso di dire che non ci ho capito un kazako.


Dopo aver preso qualche verdurina, dolcetto e soprattutto birra, ci dirigiamo verso la prima tappa che si rivela essere una palla, o meglio più palle, ma grandi, anzi, giganti.


Con titubanza ci addentriamo sulla collina davanti a noi, disseminata di queste colossali pietre arrotondate che ricordano delle sfere. Come se un gigante vi avesse rovesciato un sacchetto di biglie per giocarci e poi se ne fosse andato senza rimettere in ordine.


Assieme a noi, ma dalla parte opposta del percorso, è arrivato un altro gruppo di Avventure in viaggio nel Mangystau. Loro sono quasi alla fine e ci guardano con un po' di invidia per quello che ci aspetta. Dopo quattro chiacchiere però ci sparpagliamo tutti tra le palle.

Quando ne usciamo ormai abbiamo un master in andrologia.

Ma come si sono formate delle rocce dalle forme così sferiche? Essendo questa zona un tempo il fondo di un mare, sembra che le forti correnti abbiano impastato la sabbia facendola ondeggiare avanti e indietro, un po' come quando facciamo i pupazzi di neve, crescendo di dimensione ad ogni passaggio.

Alcune non hanno proprio la forma sferica perfetta, altre invece sembrano più sfere sovrapposte, comunque non è una cosa che si vede tutti i giorni.


Dopo aver salutato le palle e l’altro gruppo di avventure, per pranzo ci fermiamo a Kokala, detta la montagna colorata. Posto fantastico.

Ci infiliamo in un piccolo canyon e iniziamo a salire tra i canali e guglie modellati dall’acqua e dal vento. Sono già stato in un posto simile, la valle della Luna in Bolivia, ma questo è fatto di vari strati colorati che vanno dal giallo, al grigio all’arancione e al rosso.

Salgo fino alla cima e arrivo praticamente a metà del canyon, da dove si può ammirare un gran bel panorama immersi in un silenzio placido. 


Dopo pranzo ripartiamo per andare ad ammirare la montagna di nome Sherkala.

È una formazione gialla e bianca così grande e particolare nella forma che sembra essere stata scolpita da qualche antica civiltà.

Mentre ci giriamo attorno mi sembra perfino di vedere due enormi statue antropomorfe che ci guardano dall’alto. 

Circumnavighiamo la montagna e andiamo a vederne anche il retro, quindi continuiamo per la Valle dei Castelli. 


In realtà non ci sono dei veri castelli medievali, bensì montagne che ci circondano e sembrano ricordare antichi castelli in rovina. 


Prima di arrivare al campo, come prassi gli autisti ci lasciano a piedi per poter camminare un pochino e sgranchirci le gambe. 

Il posto è bellissimo, sembra quasi di stare in uno dei famosi parchi americani. Alcune montagne, scolpite dalla pioggia e dal vento sembrano mostrare il colonnato di un anfiteatro. 


Quando arriviamo al campo il grande tendone è già stato montato e noi possiamo rimettere in piedi le nostre “casette”, quindi mettiamo giù le sedie, apriamo una birra e ammiriamo il tramonto di fronte a noi.


Nel frattempo Denis inizia a martellare alcune rocce arrotondate che sono sparse ovunque. Da una esce un anemone, un’altra è ricoperta di corallo fossilizzato, a riprova che qui un tempo c’era il mare.


Dopo cena finalmente abbiamo più tempo per ammirare la volta stellata.  Le foto iniziano a immortalare moltissime stelle e parte di una coda della via lattea. Solo dopo molti tentativi andiamo a dormire.

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