Il Mangystau ormai è
alle spalle. Prima di iniziare la seconda parte del viaggio verso l’Uzbekistan
abbiamo una pausa ad Aktau.
Purtroppo in questa
città non c’è praticamente nulla di turistico. La cosa migliore che abbiamo è
la possibilità di fare la doccia in hotel e sfruttare il wifi per far avere
nostre notizie a casa.
Il resto sono strade
cittadine lunghissime, delle spiagge che però non hanno nulla di attrattivo, e
qualche negozio.
Dopo esserci tolti la
polvere e la stanchezza del deserto, usciamo decisamente più leggeri e
speranzosi. Proviamo ad andare verso il “centro”, difficile da trovare essendo una
città nuova, in evoluzione e in costruzione.
Troviamo quella che
sembra una delle vie principali, costellata di negozi e uffici. Un po’
accaldati entriamo in un centro commerciale in cerca di refrigerio e
indicazioni per il centro. Troviamo solo la prima cosa. Così continuiamo a
camminare per quella strada per altri 2,5 km.
Pian piano li
percorriamo ma da vedere non troviamo quasi nulla, così quando siamo alla fine
della salita, dove c’è un grande monumento e si intravede in lontananza la
bandiera del Kazakistan, desistiamo.
Maria, Isabella e Marco
prendono un autobus mentre io, Cassandra, Gaia e Barbara torniamo a piedi,
facciamo un po’ di spesa e per me la giornata finisce qui.
Gli altri usciranno a
cena e torneranno molto soddisfatti.
Il giorno dopo vedo
sulla mappa che c’è il museo nazionale di storia del Kazakistan proprio dove siamo
passati ieri.
Ci riproviamo, tanto
abbiamo tutto il giorno prima che ci vengano a prendere alle 18.
Altra camminata
interminabile sotto il sole fino al museo.
Da notare che nel
Kazakistan non ci sono quasi alberi. Qui in città hanno recintato perfino
quegli alberelli infestanti che da noi nascono nelle aiuole.
Arriviamo al
fantomatico museo, c’è un’insegna in russo o kazako, non so, che kazako ne so.
Entro e chiedo.
Non parlano inglese,
solo kazako. Capisco che non è il museo:
è la centrale di polizia.
Il museo purtroppo non
ho capito un kazako dove stia, ma va bene così.
Torniamo indietro
perché tanto anche girare a vuoto non ha senso, non ne ricaveremmo un kazako
bucato.
Non ci rimane che
tornare in hotel ad attendere la cena delle 17 perché alle 18 ci vengono a
prendere per portarci in stazione dove ci aspetta un treno notturno.
Il viaggio in pulmino
sarà “breve”, solo 5 ore e rotti.
Poi in treno fino a
Kungrad, dove scenderemo circa dodici ore dopo, per prendere un altro pulmino
su cui spero di svenire.
Un viaggio nel viaggio
che se ne usciamo vivi lo potremo aggiungere fieramente al curriculum vitae.
Lei ha esperienza in
questo campo lavorativo? No, ma sono sopravvissuto al trasbordo dal Kazakistan
all’Uzbekistan.
Assunto.
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