Swakopmund - Volo sulla
Skeleton coast - Swakopmund
Un
letto morbido, un cuscino. A volte basta poco per far contento un
uomo. Ci svegliamo dopo una notte in cui ho dormito incredibilmente
bene. Evidentemente ero molto stanco.
Il
primo pensiero che mi passa per la testa quando apro gli occhi è
“chissà se oggi ripartiremo”, il secondo “ho fame”, il terzo
“Cobus
quale animale avrà cacciato per sfamarsi questa notte? Quando lo
rivedremo?”.
Il
coriaceo energumeno invece è già lì, con due occhiaie paurose.
Sembra che abbia caricato tutto quello che
poteva sulla jeep abbandonando nel deserto il carrello. È arrivato
verso le due di notte e, trattandosi di un ostello, il gestore voleva
farlo entrare nella camera delle nostre donne, che avevano ben due
letti liberi. Ovviamente da buone donzelle, pur riconoscendo la
necessità di Cobus, l'hanno lasciato fuori.
Il
programma per oggi è aspettare. Cobus Malus cercherà un sostituto
del carrello così potremo proseguire il viaggio.
Da
programma avremmo dovuto fare l'escursione allo Spitzkoppe, il
Cervino della Namibia. Un bel trekking di un paio d'ore con visita
alle pitture rupestri. Peccato, la rottura del trailer ce lo ha fatto
saltare. Comunque, considerando che poteva andare molto peggio, va
benissimo così.
Per
ingannare il tempo io, Cassandra, Stefano, Caterina e Giovanni,
andiamo a fare il volo sulla Skeleton Coast prenotata grazie ai
contatti del driver.
Il
volo dura un’ora
e, a differenza di quello fatto l'anno scorso su Nazca, con lo stesso
tipo di aereo, non siamo stati male. Pilotati da un ragazzo che non
avrà più di venticinque anni, sorvoliamo la costa ben oltre Walvis
Bay, passando sopra un mare di dune che sembrano disegnate da Dalí.
Arriviamo fino al relitto di una nave arenata, poi ritorniamo
indietro stando sulla spiaggia. Questo volo è una delle poche
occasioni per vedere la vera Skeleton Coast perché dalla strada,
essendo zona mineraria, non si vede quasi nulla in quanto non ci si
può nemmeno fermare.
Lo
spavaldo e giovane pilota si diletta in qualche evoluzione sul mare e
sulla sabbia abbassandosi moltissimo: sfioriamo le due e le onde, poi
si alza un po’ e arriviamo
a sorvolare le otarie. A centinaia sono spiaggiate sul bagnasciuga a
pretendere il sole. Distanziati ci sono anche stormi di cormorani,
guardati a vista da un predatore di tipo canide, che dall'aereo non
riesco a capire se è una iena, uno sciacallo o altro.
Ci
alziamo di quota perché stiamo per arrivare nella zona dei
fenicotteri. Pure loro sono centinaia, anche se l'altezza ora è
decisamente maggiore.
Il
volo continua portandoci sopra le grandi pozze colorate delle saline:
rosse, gialle, verdi, marroni. Un collage di colori che dalla nostra
altezza ricordano, seppur vagamente, i campi di tulipani olandesi.
Poco dopo atterriamo soddisfatti per questa ora di volo
naturalistico.
Il
resto della giornata è attesa.
Cobus
ha effettivamente trovato un carrello a Windhoek, la capitale della
Namibia, ma nessuno glielo vuole portare. Con una manciata di
caramelle in tasca,
il nostro fidato autista parte per farsi 400 chilometri all'andata e
400 al ritorno.
Poveraccio.
Noi
inganniamo il tempo cucinando una pasta alle verdure e girando per la
cittadina. A sera cucineremo ancora occupando il grande tavolo
dell'ostello e attirandoci le occhiatacce del gestore, un individuo
piuttosto schivo e antipatico che gestisce un posto carino, ma che
chiaramente non sopporta il 99% dei suoi clienti.
Solo
verso le 23
il driver farà ritorno,
distrutto, ma con un nuovo carrello.
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