mercoledì 2 agosto 2017

Va a ciapà i Rand! - Giorno 8

Swakopmund - Volo sulla Skeleton coast - Swakopmund




Un letto morbido, un cuscino. A volte basta poco per far contento un uomo. Ci svegliamo dopo una notte in cui ho dormito incredibilmente bene. Evidentemente ero molto stanco.

Il primo pensiero che mi passa per la testa quando apro gli occhi è “chissà se oggi ripartiremo”, il secondo “ho fame”, il terzo “Cobus quale animale avrà cacciato per sfamarsi questa notte? Quando lo rivedremo?”.

Il coriaceo energumeno invece è già lì, con due occhiaie paurose. Sembra che abbia caricato tutto quello che poteva sulla jeep abbandonando nel deserto il carrello. È arrivato verso le due di notte e, trattandosi di un ostello, il gestore voleva farlo entrare nella camera delle nostre donne, che avevano ben due letti liberi. Ovviamente da buone donzelle, pur riconoscendo la necessità di Cobus, l'hanno lasciato fuori.

Il programma per oggi è aspettare. Cobus Malus cercherà un sostituto del carrello così potremo proseguire il viaggio.

Da programma avremmo dovuto fare l'escursione allo Spitzkoppe, il Cervino della Namibia. Un bel trekking di un paio d'ore con visita alle pitture rupestri. Peccato, la rottura del trailer ce lo ha fatto saltare. Comunque, considerando che poteva andare molto peggio, va benissimo così.

Per ingannare il tempo io, Cassandra, Stefano, Caterina e Giovanni, andiamo a fare il volo sulla Skeleton Coast prenotata grazie ai contatti del driver.



Il volo dura un’ora e, a differenza di quello fatto l'anno scorso su Nazca, con lo stesso tipo di aereo, non siamo stati male. Pilotati da un ragazzo che non avrà più di venticinque anni, sorvoliamo la costa ben oltre Walvis Bay, passando sopra un mare di dune che sembrano disegnate da Dalí. Arriviamo fino al relitto di una nave arenata, poi ritorniamo indietro stando sulla spiaggia. Questo volo è una delle poche occasioni per vedere la vera Skeleton Coast perché dalla strada, essendo zona mineraria, non si vede quasi nulla in quanto non ci si può nemmeno fermare.

Lo spavaldo e giovane pilota si diletta in qualche evoluzione sul mare e sulla sabbia abbassandosi moltissimo: sfioriamo le due e le onde, poi si alza un po’ e arriviamo a sorvolare le otarie. A centinaia sono spiaggiate sul bagnasciuga a pretendere il sole. Distanziati ci sono anche stormi di cormorani, guardati a vista da un predatore di tipo canide, che dall'aereo non riesco a capire se è una iena, uno sciacallo o altro.

Ci alziamo di quota perché stiamo per arrivare nella zona dei fenicotteri. Pure loro sono centinaia, anche se l'altezza ora è decisamente maggiore.


Il volo continua portandoci sopra le grandi pozze colorate delle saline: rosse, gialle, verdi, marroni. Un collage di colori che dalla nostra altezza ricordano, seppur vagamente, i campi di tulipani olandesi. Poco dopo atterriamo soddisfatti per questa ora di volo naturalistico.


Il resto della giornata è attesa.

Cobus ha effettivamente trovato un carrello a Windhoek, la capitale della Namibia, ma nessuno glielo vuole portare. Con una manciata di caramelle in tasca, il nostro fidato autista parte per farsi 400 chilometri all'andata e 400 al ritorno.

Poveraccio.

Noi inganniamo il tempo cucinando una pasta alle verdure e girando per la cittadina. A sera cucineremo ancora occupando il grande tavolo dell'ostello e attirandoci le occhiatacce del gestore, un individuo piuttosto schivo e antipatico che gestisce un posto carino, ma che chiaramente non sopporta il 99% dei suoi clienti.

Solo verso le 23 il driver farà ritorno, distrutto, ma con un nuovo carrello.

Nessun commento:

Posta un commento