mercoledì 16 agosto 2017

Va a ciapà i Rand! - Giorno 22

Cascate Vittoria - Zambia - Cascate Vittoria

Mi sveglio presto, vorrei cercare di risolvere in fretta la faccenda del vetro. Ieri sera ho portato il sacco con i resti del comodino al guardiano di notte e ho chiesto di farmi sapere quanto avrei dovuto pagare. Scendo senza troppe speranze, ma poi scopro che il danno ammonta a soli 10 dollari.
Tutto qui? Quasi quasi ne faccio rompere un altro paio.
Sollevati dal peso del debito estinto, ci avviamo verso le Cascate Vittoria, che distano due o tre chilometri a piedi dal nostro hotel.
Resistiamo al solito assalto dei venditori ambulanti. Ho scoperto che se non gli si dà retta facendo scena muta, mollano il colpo più facilmente.
E
d eccoci all'ultima grande tappa di questo viaggio.
Anche se sono state scoperte dal Dottor Livingstone, di cui troneggia una grande statua all'interno, Cassandra ci tiene a puntualizzare: "Scoperto de che? Le cascate stavano qua anche prima del suo arrivo!"
Doctor Cassandra, I suppose.
Il prezzo del biglietto è un po' troppo caro, trenta dollari. Del resto, siamo a Victoria Falls, dove tutto è caro.
Già dai primi affacci sugli strapiombi capiamo che sarà una visita fortunata, ovvero bagnata.
Ognuno si attrezza come può per impermeabilizzarsi. Io e Cassandra adottiamo il metodo maratona: un grosso sacco nero della monnezza da cui facciamo sporgere testa e braccia. Ci copre fino ai polpacci proteggendoci bene. Tutto il resto finirà a mollo.
Ci dirigiamo verso il bacino da cui il fiume spicca il salto nel vuoto e poi proseguiamo verso i vari punti panoramici, scattando foto quando si può, catturando arcobaleni, singoli e doppi.

Man mano che si avanza verso il punto di osservazione finale, la faccenda si inumidisce sempre più. Alcuni affacci sembra siano spazzati da una fitta pioggia talmente è tanta l'acqua sollevata dalle cascate. A volte non riusciamo nemmeno a estrarre la fotocamera. In ogni caso avanziamo imperterriti, incuranti delle scarpe che fanno acqua da tutte le parti, anche perché di bagnato abbiamo solo quello. Caterina, Pier e Giovanni, senza la minima protezione, sono letteralmente fradici. Temerari fradici, ma temerari.
Dall'affaccio finale si vedono quasi tutte le cascate, quando l'acqua non ci inonda. Uno spettacolo naturale davvero imperdibile. Anche alle spalle delle cascate c'è poi un angolino dove il doppio arcobaleno è visibilissimo e probabilmente il più fotografato.
Questo è un posto magico e mi dicono che sia uno degli unici siti dove, quando c'è la luna piena, sia possibile ammirare l'arcobaleno lunare.

Zuppi, ma contenti, arriviamo fino al ponte che fa da confine con lo Zambia, però il passaggio è chiuso: dobbiamo uscire per tentare lo sconfinamento.
Ritorniamo all'ingresso per consentire ai fracicati (come si dice a Roma) di asciugarsi e cambiarsi. Poi prendiamo la strada per il confine seguendo la lunghissima fila di camion parcheggiati in attesa di poter passare sul ponticello che divide i due stati.

Alla dogana ci fanno un lasciapassare per permetterci di arrivare sul ponte senza espatriare, quindi proseguiamo.
Il ponte è piccolo e non mi sembra troppo solido, soprattutto quando un autotreno lo attraversa facendolo vibrare. Forse per questo c'è sempre una fila chilometrica sia in Zimbabwe che in Zambia, fanno attraversare un tir alla volta.

A piedi invece non ci sono problemi. Sono molti i turisti che vi passeggiano scattando foto al fiume sottostante, ai pazzi che si lanciano con il bungee jump e alla linea di confine bianca che in mezzo al ponte segna il limite di territorialità tra Zimbabwe e Zambia.
La attraversiamo cercando di andar anche oltre, magari entrando nell'altro parco delle Cascate Vittoria, ma ci dicono che per quello è necessario il visto, così ritorniamo indietro.
Schivando i venditori che cercano di accollarsi ritorniamo in terra zimbabwese.
Il resto della giornata è relax, in attesa che ci vengano consegnate le magliette che abbiamo fatto stampare.
Io e Cassandra ci spaparanziamo in hotel, poi usciamo per prendere qualcosa da mangiare a cena. Passiamo all'ufficio dove dovrebbero consegnarci le magliette ma ancora non sono arrivate. Forse ce le portano in albergo stasera.
Dopo aver mangiato in camera, e non aver rotto nessun vetro, scendiamo e troviamo finalmente le magliette, che indossiamo subito. Carine, un bel ricordo per un bellissimo viaggio.

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