Cascate Vittoria - Zambia -
Cascate Vittoria
Mi
sveglio presto, vorrei cercare di risolvere in fretta la faccenda del
vetro. Ieri sera ho portato il sacco con i resti del comodino al
guardiano di notte e ho chiesto di farmi sapere quanto avrei dovuto
pagare. Scendo senza troppe speranze, ma poi scopro
che il danno ammonta a soli 10 dollari.
Tutto
qui? Quasi quasi ne faccio rompere un altro paio.
Sollevati
dal peso del debito estinto, ci avviamo verso le Cascate Vittoria,
che distano due o tre chilometri a piedi dal nostro hotel.
Resistiamo
al solito assalto dei venditori ambulanti. Ho scoperto che se non gli
si dà retta facendo scena muta, mollano il colpo più facilmente.
E
d
eccoci all'ultima grande tappa di questo viaggio.
Anche
se sono state scoperte dal Dottor Livingstone, di cui troneggia una
grande statua all'interno, Cassandra ci tiene a puntualizzare:
"Scoperto de che? Le cascate stavano qua anche prima del suo
arrivo!"
Doctor
Cassandra, I suppose.
Il
prezzo del biglietto è un po' troppo caro, trenta dollari. Del
resto,
siamo a Victoria Falls,
dove tutto è caro.
Già
dai primi affacci sugli strapiombi capiamo che sarà una visita
fortunata, ovvero bagnata.
Ognuno
si attrezza come può per impermeabilizzarsi. Io e Cassandra
adottiamo il metodo maratona: un grosso sacco nero della monnezza da
cui facciamo sporgere testa e braccia. Ci copre fino ai polpacci
proteggendoci bene. Tutto il resto finirà a mollo.
Ci
dirigiamo verso il bacino da cui il fiume spicca il salto nel vuoto e
poi proseguiamo verso i vari punti panoramici, scattando foto quando
si può, catturando arcobaleni, singoli e doppi.
Man
mano che si avanza verso il punto di osservazione finale,
la faccenda si inumidisce sempre più. Alcuni affacci sembra siano
spazzati da una fitta pioggia talmente è tanta l'acqua sollevata
dalle cascate. A volte non riusciamo nemmeno a estrarre la
fotocamera. In ogni caso avanziamo imperterriti, incuranti delle
scarpe che fanno acqua da tutte le parti, anche perché di bagnato
abbiamo solo quello. Caterina, Pier e Giovanni, senza la minima
protezione, sono letteralmente fradici. Temerari fradici, ma
temerari.
Dall'affaccio
finale si vedono quasi tutte le cascate, quando l'acqua non ci
inonda. Uno spettacolo naturale davvero imperdibile. Anche alle
spalle delle cascate c'è poi un angolino dove il doppio arcobaleno è
visibilissimo e probabilmente il più fotografato.
Questo
è un posto magico e mi dicono che sia uno degli unici siti dove,
quando c'è la luna piena, sia possibile ammirare l'arcobaleno
lunare.
Zuppi,
ma contenti, arriviamo fino al ponte che fa da confine con lo Zambia,
però il passaggio è chiuso: dobbiamo uscire per tentare lo
sconfinamento.
Ritorniamo
all'ingresso per consentire ai fracicati (come si dice a Roma) di
asciugarsi e cambiarsi. Poi prendiamo la strada per il confine
seguendo la lunghissima fila di camion parcheggiati in attesa di
poter passare sul ponticello che divide i due stati.
Alla
dogana ci fanno
un lasciapassare per permetterci di arrivare sul ponte senza
espatriare, quindi proseguiamo.
Il
ponte è piccolo e non mi sembra troppo solido, soprattutto quando un
autotreno lo attraversa facendolo vibrare. Forse per questo c'è
sempre una fila chilometrica sia in Zimbabwe che in Zambia, fanno
attraversare un
tir alla volta.
A
piedi invece non ci sono problemi.
Sono molti
i turisti che vi passeggiano scattando foto al fiume sottostante, ai
pazzi che si lanciano con il bungee
jump e alla
linea di confine bianca che in mezzo al ponte segna il limite di
territorialità tra Zimbabwe e Zambia.
La
attraversiamo cercando di andar anche oltre, magari entrando
nell'altro parco delle Cascate Vittoria, ma ci dicono che per quello
è necessario il visto, così ritorniamo indietro.
Schivando
i venditori che cercano di accollarsi ritorniamo in terra zimbabwese.
Il
resto della giornata è relax, in attesa che ci vengano consegnate le
magliette che abbiamo fatto stampare.
Io
e Cassandra ci spaparanziamo in hotel, poi usciamo per prendere
qualcosa da mangiare a cena. Passiamo all'ufficio dove dovrebbero
consegnarci le magliette ma ancora non sono arrivate. Forse ce le
portano in albergo stasera.
Dopo
aver mangiato in camera, e non aver rotto nessun vetro, scendiamo e
troviamo finalmente le magliette, che indossiamo subito. Carine, un
bel ricordo per un bellissimo viaggio.
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