Maun -
Mokoro - Volo sul delta dell'Okavango
– Maun
Stranamente
la mattina inizia con la sveglia decisamente più tardi del solito:
vengono a prenderci alle 8 per fare l'escursione sulle tipiche barche
di legno dette mokoro.
Per
arrivare sul vero delta dell’Okavango però, saltiamo su un
motoscafo che ci dovrà portare a destinazione. Nel tragitto abbiamo
la possibilità di vedere un bel varano, un’aquila pescatrice e un
altro piccolo uccello pescatore.
Giunti
a destinazione dopo una ventina di minuti sfrecciando sull'acqua, ci
fanno salire sui mokoro. Non sono di legno come la tradizione
vorrebbe, bensì in vetro resina. Però la forma è la stessa e così
dovrebbe essere inaffondabile. Sempre che non incrociamo un
ippopotamo, ovviamente.
Io
e Cassandra, spinti da Obi, il capo degli spingitori di mokoro,
rimaniamo ultimi, così butto lì
qualche domanda sul fiume e la fauna. Dice che qui, oltre coccodrilli
e ippopotami, ci sono elefanti e tutti gli altri animali, grandi
felini compresi. Essi nuotano verso le isole del delta e,
conseguentemente, i predatori li seguono.
L'acqua
sembra pulita ma è rossa a causa della ricca vegetazione rossastra
che copre tutto il fondale. In superficie è ricca di ninfee i cui
gambi pare siano
commestibili e molto gustosi. Anche la base dei fiori sembra un
tubero. È
commestibile, ma non ha un sapore adatto a tutti.
Navighiamo
dolcemente per un po' in modo talmente rilassante
che sto quasi per addormentarmi. Per fortuna arriviamo all'attracco
di un’isola
e scendiamo per camminare in mezzo al bush, cosa che non avevamo
ancora sperimentato.
Sotto
la guida di Obi seguiamo le tracce di un formichiere che ha scavato
molte buche nella zona in cerca di formiche di suo gusto,
quindi ci addentriamo fino a trovare tracce fresche di zebre,
elefanti e ippopotami, che, come ho già detto, sono gli animali più
pericolosi di tutti. Di
giorno dormono in acqua idratando la delicatissima pelle, evitando
che si spacchi. Di notte si muovono anche sulla terra e sono letali.
Anche se sono erbivori, difendono il territorio e con un solo morso
possono facilmente tagliare in due una persona.
Arriviamo
ai piedi di un Baobab, il cui frutto sembra essere molto buono da
mangiare. Osservandolo da vicino notiamo, come in altre occasioni,
che il Baobab sembra avere una strana corteccia, come se fosse
ricresciuta a strati. Obi ci invita a girare attorno all'albero
rivelando così delle grandi ferite. Dice che sono stati gli
elefanti, molto ghiotti della loro corteccia.
La
cosa più incredibile però è che il Baobab, messo alle strette
reagisce: emette un feromone in grado di scacciare l'elefante. Non
solo, questo feromone è capace di “avvertire” anche
gli altri Baobab nella zona, che emettendo a loro volta lo stesso
mezzo biochimico, riescono a scamparla senza alcun problema. Anche le
piante comunicano, quindi... This is Africa.
Camminiamo
per una buona mezz’ora e poi ritorniamo alle
barche, non prima di mangiare il pranzo.
Stavolta
Obi spinge sull'acceleratore e ci mettiamo pochissimo, anche perché
il pilota del motoscafo era già venuto a cercarci su un altro
mokoro.
Anche
questo ha fretta e al ritorno spinge il motore a tavoletta. Solo
quando vede un varano e due coccodrilli frena di colpo e ce li
indica.
Torniamo
al campeggio in orario, pronti a ripartire per l'altra grande
avventura che ci aspetta: il volo sul delta dell'Okavango.
Decantato
come l'escursione top del viaggio, non
immagino nemmeno
quello che mi aspetta.
Convinto
che sia un volo naturalistico per vedere i mille disegni e colori del
paesaggio che uno dei delta più grandi del mondo può creare, mi
rendo conto di non averci capito proprio un benedettissimo: sul
terreno sotto di noi cominciano ad apparire animali di tutti i tipi:
antilopi, ippopotami, giraffe, kudu, gazzelle e poi bufali. Una
mandria di bufali.
Ma
anche gli elefanti non scherzano. Inizialmente se ne vedono alcuni
isolati, ma poi appaiono gruppi sempre più numerosi.
Uno
spettacolo incredibile e fantastico, un documentario vivente
letteralmente gustato in una cornice, quella del delta,
meravigliosamente dinamica e colorata.
Il
volo dura quarantacinque minuti e vale tutti i cento dollari spesi.
Unica
nota negativa la posizione di Cassandra: già è bassina e mezza
ciecata, poi è stata infilata nell'unico posto dell'areo senza il
finestrino. Non vedrà molto durante il volo...
Io
rifarei il volo all’istante, magari con un'altra macchina
fotografica più professionale, ma Cassandra temo che mi aspetterebbe
al negozio di souvenir con un conto salatissimo di acquisti fatti.
Mentre
eravamo in volo,
Cobus
è andato a fare la spesa:
vuole cucinare ancora lui. In serata infatti si è dato da fare per
il primo barbecue accompagnato da pane pesantemente condito con
l’aglio. La carne in Botswana è rinomata per la sua bontà.
Mah,
io e Cassandra ci teniamo lontani dalla griglia e addentiamo le
nostre razioni arricchendole con dell'ottimo avocado.
Nessun commento:
Posta un commento