Palmwag
- Epupa Falls
Notte
abbastanza tranquilla anche se la sveglia continua a suonare troppo
presto.
Io
e Cassandra
siamo sempre tra i più lenti a smontare il campo, ma tanto poi le
operazioni di carico sono lunghe.
Viaggiamo
tutto il giorno verso le cascate Epupa, dove il fiume Kunene fa da
confine tra Namibia e Angola.
Il
viaggio è lungo. Ci fermiamo ogni due d'ore per i pipì stop.
Durante il tragitto, tra uno spuntino e l’altro, vedremo molte
antilopi e gazzelle.
Verso mezzogiorno arriviamo ad Opuwo, dove
riusciamo finalmente a trovare una banca per cambiare i nostri euro
in dollari namibiani che avevamo finito.
Un'ultima
spesa di gruppo per rimpinguare le scorte di acqua e ripartiamo.
Da
qui in avanti attraversiamo un territorio molto vasto, disseminato di
capanne di legno, dove i soli animali che vediamo sono capre e
mucche, probabilmente siamo entrati nelle terre popolate dagli Himba.
Iniziamo
a vedere anche i grandi Baobab fotografandone un paio.
Proprio
mentre sostiamo in mezzo al bush, spunta dal nulla un ragazzo con uno
strano cappello azzurro con la punta rivolta all'indietro.
Cassandra
lo adocchia subito e Noemi tenta di comunicare con lui, ma purtroppo
non conosce altro che la sua lingua.
L'unica
parola comprensibile che dice è Sweetie. Capiamo
che vuole dolci.
Pier
però ci avvisa che non dobbiamo dare dolci alle persone del posto
perché lo zucchero distrugge i loro denti e qui non esistono i
dentisti.
Allora
Cassandra estrae dal cilindro un pacchetto di caramelle senza
zucchero e gliele caccia in mano.
Lui
non capisce e ci guarda come a dire: cosa me ne faccio di una
scatoletta colorata. Pietro la riprende, la apre e gli mostra come
scartare le caramelle. Il ragazzo fa un verso serio: mmmh, adesso ho
capito. Poi le richiude e le mette nel pacchettino di nocciole che
Caterina ha aggiunto al dono. Per come le trattava e se le è subito
nascoste, credo che le terrà per le grandi occasioni.
Noemi
cerca di farsi dire il suo nome, ma l'unica cosa che ottiene ò
quella di scattargli una foto, poi lo salutiamo.
Arriviamo
alle cascate Epupa nel tardo pomeriggio e montiamo subito il campo.
Il
terreno è durissimo anche qui e facciamo una gran fatica a piantare
chiodi
e picchetti. Io e Cassandra siamo diventati ufficialmente i più
lenti, soprattutto perché dopo un po’ Cassandra se ne va a
riposare, godendosi lo spettacolo di questo poveraccio che fatica
come un mulo, da solo.
Il
posto però è molto bello e siamo stati fortunati a trovare una
piazzola libera. Siamo accampati proprio sul ciglio delle acque, dove
pochi metri più in là si gettano nel vuoto delle cascate.
La
temperatura è aumentata parecchio rispetto ai giorni precedenti e
con essa anche l'umidità. Il montaggio infatti mi costerà una bella
sudata e quando “finiamo", ci muoviamo subito per una mini
escursione accompagnati da Owen, una guida che ci porta a vedere le
cascate dall'alto.
Owen
adocchia subito la maglietta che indosso con la scritta in inglese
che dice: "Ho speso il 90% dei mie soldi in alcol e donne, il
resto li ho sperperati. G. Best", e dice ridendo che è proprio
quello che lui ha fatto della sua vita.
L'escursione
è proprio breve. Dopo un primo affaccio da brividi sulle cascate ci
spostiamo un po' più indietro. Dovremmo anche salire per vederle
illuminate dal sole del tramonto, ma il tempo è pochissimo, siamo
quasi al limite.
Come se non bastasse la nostra lentezza da fotomani, veniamo distratti da un grosso varano e perdiamo ancora tempo. Quando iniziamo la salita ci troviamo di fronte un gigantesco baobab e ci scappa un'altra foto.
Come se non bastasse la nostra lentezza da fotomani, veniamo distratti da un grosso varano e perdiamo ancora tempo. Quando iniziamo la salita ci troviamo di fronte un gigantesco baobab e ci scappa un'altra foto.
Tempo!
Il
sole è sceso dietro il crinale. Ora le cascate sono passate al lato
oscuro.
Per
sfizio,
io, Cassandra e Giovanni saliamo ugualmente fino ad un punto
panoramico da dove si vedono altre due cascate rimaste nascoste fino
a quel momento. Questo perché sono sul lato del Kunene facente parte
dell’Angola.
È
in questo momento che sentiamo per la prima volta, anche se blanda,
la presenza di zanzare. Per stare tranquilli ci riempiamo di
repellente, sia sulla pelle che sulla tenda.
Subito
prima di mangiare abbiamo modo di scoprire il wifi libero e un bar
che vende lattine di birra, aumentando ancora di più il fascino di
questo camping. Essendo a stecchetto da un po’, non resisto e
prendo una birra namibiana. Non male!
A
cena Daniele estrae la carta degli spaghetti ai funghi. Buoni, ma un
po’ sabbiosi. Del resto la polvere è il condimento più utilizzato
in questo viaggio.
Anche
stasera Cobus è allegro e ciarliero. Afferma che recenti studi hanno
scoperto la predilezione dei Leoni per la carne degli erbivori, e
quindi dei vegetariani.
Gli
rispondo con il titolo di questo diario: Ma va a ciapà i Rand!
Altro
punto a favore del campeggio è il cielo. Anche se in parte coperto
dagli altissimi alberi, c’è pochissima illuminazione artificiale e
così possiamo ammirare una volta celeste davvero bella. Spero che
non sia l’ultima volta che la vediamo così bene.
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