mercoledì 31 luglio 2024

Tredicesimo giorno - Osaka

 

Siamo a Koyasan e questa mattina ci saremmo dovuti alzare alle 5:30 per andare alla cerimonia buddista delle 6:00.

Dopo quella di ieri anche no, soprattutto perché già domani dovremo alzarci alle 5 per prendere l’aereo che ci riporterà a casa.

Una cosa sulla nottata. Contrariamente a quanto descritto su internet, non ha fatto freddo, per la comodità dei letti non ci siamo.

Il tatami, su cui ho steso un paio di micro materassi, praticamente dei piumoni, saranno anche un toccasana per la schiena, per tutto il resto lasciano a desiderare. Nottata non troppo comoda, quindi ho dormito poco.

Alle 7:30 colazione, molto simile alla cena di ieri sera. Mangio tutto senza problemi, ad eccezione delle alghe nori che sanno di pesce.

Bleah!

Ricomposti i bagagli dobbiamo correre a prendere il bus che ci porterà alla stazione di un trenino a cremagliera, quasi come quello di Hakone.

Quest’ultimo ci condurrà ad un altro trenino di montagna, che a sua volta porterà ad un treno locale, che infine ci porterà ad una metropolitana, che al mercato mio padre comprò.

Alla fine di questa giostra arriveremo ad Osaka.

Il primo impatto con la metropoli è quello di una città molto più caotica e ingarbugliata di Tokyo.

La stazione centrale è un dedalo infinito di linee di treni e metropolitane che solo per districarsi e trovare la direzione giusta necessità di una Lonely dedicata.

Lasciamo in hotel i bagagli e prendiamo solo il necessario per girare la città questo pomeriggio.

Prima dobbiamo organizzare il trasporto in aeroporto di domattina.

Ci sono molte possibilità. Io propendo per il treno diretto, il gruppo vuole fare il tragitto in pullman. Sarà che siamo tutti affamati e stanchi per il viaggio, un po’ nervosi perché stiamo per finire la vacanza... Io sto ancora bene per cui lascio che si scornino tra loro. Alla fine si decide per andare a prendere il biglietto del bus.

L’altra possibilità oltre il treno era il taxi, se non fosse troppo costoso.

Dopo esserci persi già una volta lungo la strada per la stazione, troviamo la biglietteria del bus. Scopriamo che non si possono comprare biglietti fino a domani mattina. Dato che rischieremmo di non prendere l’autobus se ci fosse troppa gente in coda, si ritorna al treno e io mi rialzo dalla riva del fiume su cui mi ero seduto ad aspettare. Il treno è sempre il treno eh.

Andiamo a fare il biglietto del treno. Ci perdiamo altre due volte. Questa stazione è veramente un dedalo infernale.

Finalmente troviamo la biglietteria e facciamo i biglietti.

Pausa pranzo.

Io e Cassandra abbiamo già mangiato tra uno smarrimento e l’altro le nostre razioni volanti, avendo tempo a disposizione ci portiamo avanti andando a vedere il castello di Osaka da soli.

Oggi fa caldo ad Osaka. Arrivando dal fresco dei monti della val Brembana, ehm, volevo dire di Koyasan, lo sento molto.

Al sole mi sembra ci siano anche trenta gradi.

Per fortuna all’orizzonte si vedono dei nuvoloni.

Con due metropolitane arriviamo facilmente al parco del castello passando davanti alla sede della Nhk, la sede centrale della televisione nelle cui vetrine è esposta la capsula del tempo dell’expo del 1970.

Inevitabilmente mi viene in mente il fumetto Twenty century boys di Urasawa. Bellissimo, a parte il finale…

Tra l’altro ho visto i cartelloni dell’Expo 2025 che si terrà qui. Che coincidenza.

 

Il castello si trova al centro di un grande parco circondato da mura megalitiche e fossati che in pratica sono laghi navigabili.

Per entrare all’interno e arrivare al centro dove c’è il castello bisogna fare un percorso tortuoso neanche tanto corto.

Il castello da lontano è molto bello. Una volta entrati si vede subito che di originale non ha più nulla.

All’interno per lo meno c’è un museo sulla sua storia, dove scopriamo che quando era di Toyotomi era più piccolo; una volta che Tokugawa lo ha sconfitto, lo ha ampliato alzandolo a quello che è oggi. Durante i secoli successivi gli è successo di tutto: incendi, un fulmine, l’abbandono, perfino una bomba della seconda guerra mondiale. Lo hanno ridotto a delle condizioni tali che è stato ricostruito in cemento e all’interno c’è anche un ascensore.

La vista dall’alto però è rimasta quella che Tokugawa doveva avere ai suoi tempi. Senza grattacieli ovviamente.

Mentre stiamo uscendo dal castello incontriamo gli altri del gruppo che sono in fila per entrare. Vogliamo mantenere il primato sulle cose viste ad Osaka, decidiamo di andare a vedere Dotonbori e Nipponbashi.

Il caldo per fortuna è scemato, anzi inizia a piovere. Non forte eh, e’ gnagnarella, però ti bagna lo stesso.


Scendiamo alla stazione della metro di Nipponbashi, il quartiere dell’elettronica.

Giriamo un po’ per trovare Dotonbori e alla fine ci imbattiamo nella famosa strada, ma la pioggia gnagna ancora, anzi ora è peggio.

Ci ripariamo nelle vicine strade coperte ricche di negozi e localini, almeno finché ci avvisano che gli altri stanno tornando all’hotel a fare il check-in, così dobbiamo tornare anche noi.

Anche qui ad Osaka abbiamo l'Apa hotel, più costoso e mooolto più lenti.

Impieghiamo più di un’ora per fare il check-in e recuperare i bagagli.

Alla fine ceneremo alle 20:30 e, mentre Cassandra è intenta a fare e rifare le valigie per farci entrare tutto…me la svigno. È meglio levarsi di torno in queste occasioni, potrei subirne le conseguenze anche solo per una semplice frase o una parola sbagliata...

In men che non si dica raggiungo gli altri che stanno cenando a Dotonbori.

Ha pure smesso di piovere e sembra di stare sui navigli a Milano, solo che ci sono mille insegne luminose e la ruota panoramica di Donqui, praticamente i navigli con le giostre.

Giusto il tempo di qualche risata assieme agli altri, qualche foto finale ed è già ora di tornare.

Il giorno seguente sarà un susseguirsi di trasferimenti, voli e treni che ci riporteranno a casa. 


Un viaggio che è volato per quanto è stato intenso. Secondo me per quelli che sono gli standard di Avventure, dove spesso capita di trascorre delle giornate intere in viaggio da una tappa all’altra senza vedere o fare quasi nulla, questo è stato uno dei meglio riusciti. Non ci sono stati tempi morti, se non il viaggio per venire in Giappone e per ritornare a casa, dovuti alla grande distanza che ci separa dal Sol levante.

Solitamente mi metto a scrivere molto durante i trasferimenti, stavolta ho potuto farlo solo una volta tornato, anzi, nemmeno dopo perché siamo subito ripartiti per il Marocco!


Ho dovuto aspettare di tornare anche da lì per lavorare su questo sudatissimo diario. Ecco spiegato il motivo di tanto ritardo a scriverlo...

Insomma, il Giappone è bellissimo e vale la pena visitarlo. Nonostante i moltissimi luoghi visti so che ci tornerò, sono ancora tantissime le cose da fare e vedere e non so se ne avrò mai abbastanza.

Inoltre devo prendere molti altri Gachapon!



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