Dopo quella di ieri
anche no, soprattutto perché già domani dovremo alzarci alle 5 per prendere
l’aereo che ci riporterà a casa.
Una cosa sulla nottata.
Contrariamente a quanto descritto su internet, non ha fatto freddo, per la
comodità dei letti non ci siamo.
Il tatami, su cui ho
steso un paio di micro materassi, praticamente dei piumoni, saranno anche un
toccasana per la schiena, per tutto il resto lasciano a desiderare. Nottata non
troppo comoda, quindi ho dormito poco.
Alle 7:30 colazione,
molto simile alla cena di ieri sera. Mangio tutto senza problemi, ad eccezione
delle alghe nori che sanno di pesce.
Bleah!
Ricomposti i bagagli
dobbiamo correre a prendere il bus che ci porterà alla stazione di un trenino a
cremagliera, quasi come quello di Hakone.
Quest’ultimo ci
condurrà ad un altro trenino di montagna, che a sua volta porterà ad un treno
locale, che infine ci porterà ad una metropolitana, che al mercato mio padre
comprò.
Alla fine di questa
giostra arriveremo ad Osaka.
Il primo impatto con la
metropoli è quello di una città molto più caotica e ingarbugliata di Tokyo.
La stazione centrale è
un dedalo infinito di linee di treni e metropolitane che solo per districarsi e
trovare la direzione giusta necessità di una Lonely dedicata.
Lasciamo in hotel i
bagagli e prendiamo solo il necessario per girare la città questo pomeriggio.
Prima dobbiamo
organizzare il trasporto in aeroporto di domattina.
Ci sono molte
possibilità. Io propendo per il treno diretto, il gruppo vuole fare il tragitto
in pullman. Sarà che siamo tutti affamati e stanchi per il viaggio, un po’
nervosi perché stiamo per finire la vacanza... Io sto ancora bene per cui
lascio che si scornino tra loro. Alla fine si decide per andare a prendere il
biglietto del bus.
L’altra possibilità
oltre il treno era il taxi, se non fosse troppo costoso.
Dopo esserci persi già
una volta lungo la strada per la stazione, troviamo la biglietteria del bus.
Scopriamo che non si possono comprare biglietti fino a domani mattina. Dato che
rischieremmo di non prendere l’autobus se ci fosse troppa gente in coda, si
ritorna al treno e io mi rialzo dalla riva del fiume su cui mi ero seduto ad
aspettare. Il treno è sempre il treno eh.
Andiamo a fare il
biglietto del treno. Ci perdiamo altre due volte. Questa stazione è veramente
un dedalo infernale.
Finalmente troviamo la
biglietteria e facciamo i biglietti.
Pausa pranzo.
Io e Cassandra abbiamo
già mangiato tra uno smarrimento e l’altro le nostre razioni volanti, avendo
tempo a disposizione ci portiamo avanti andando a vedere il castello di Osaka
da soli.
Oggi fa caldo ad Osaka.
Arrivando dal fresco dei monti della val Brembana, ehm, volevo dire di Koyasan,
lo sento molto.
Al sole mi sembra ci
siano anche trenta gradi.
Per fortuna
all’orizzonte si vedono dei nuvoloni.
Con due metropolitane
arriviamo facilmente al parco del castello passando davanti alla sede della
Nhk, la sede centrale della televisione nelle cui vetrine è esposta la capsula
del tempo dell’expo del 1970.
Inevitabilmente mi
viene in mente il fumetto Twenty century boys di Urasawa.
Bellissimo, a parte il finale…
Tra l’altro ho visto i cartelloni dell’Expo 2025 che si terrà qui. Che coincidenza.
Per entrare all’interno
e arrivare al centro dove c’è il castello bisogna fare un percorso tortuoso
neanche tanto corto.
Il castello da lontano
è molto bello. Una volta entrati si vede subito che di originale non ha più
nulla.
All’interno per lo meno
c’è un museo sulla sua storia, dove scopriamo che quando era di Toyotomi era
più piccolo; una volta che Tokugawa lo ha sconfitto, lo ha ampliato alzandolo a
quello che è oggi. Durante i secoli successivi gli è successo di tutto: incendi,
un fulmine, l’abbandono, perfino una bomba della seconda guerra mondiale. Lo
hanno ridotto a delle condizioni tali che è stato ricostruito in cemento e
all’interno c’è anche un ascensore.
La vista dall’alto però
è rimasta quella che Tokugawa doveva avere ai suoi tempi. Senza grattacieli
ovviamente.
Mentre stiamo uscendo
dal castello incontriamo gli altri del gruppo che sono in fila per entrare.
Vogliamo mantenere il primato sulle cose viste ad Osaka, decidiamo di andare a
vedere Dotonbori e Nipponbashi.
Il caldo per fortuna è scemato, anzi inizia a piovere. Non forte eh, e’ gnagnarella, però ti bagna lo stesso.
Giriamo un po’ per
trovare Dotonbori e alla fine ci imbattiamo nella famosa strada, ma la pioggia
gnagna ancora, anzi ora è peggio.
Ci ripariamo nelle
vicine strade coperte ricche di negozi e localini, almeno finché ci avvisano
che gli altri stanno tornando all’hotel a fare il check-in, così dobbiamo
tornare anche noi.
Anche qui ad Osaka
abbiamo l'Apa hotel, più costoso e mooolto più lenti.
Impieghiamo più di
un’ora per fare il check-in e recuperare i bagagli.
Alla fine ceneremo alle
20:30 e, mentre Cassandra è intenta a fare e rifare le valigie per farci
entrare tutto…me la svigno. È meglio levarsi di torno in queste occasioni,
potrei subirne le conseguenze anche solo per una semplice frase o una parola
sbagliata...
In men che non si dica raggiungo gli altri che stanno cenando a Dotonbori.
Giusto il tempo di
qualche risata assieme agli altri, qualche foto finale ed è già ora di tornare.
Il giorno seguente sarà un susseguirsi di trasferimenti, voli e treni che ci riporteranno a casa.
Solitamente mi metto a
scrivere molto durante i trasferimenti, stavolta ho potuto farlo solo una volta
tornato, anzi, nemmeno dopo perché siamo subito ripartiti per il Marocco!
Insomma, il Giappone è
bellissimo e vale la pena visitarlo. Nonostante i moltissimi luoghi visti so
che ci tornerò, sono ancora tantissime le cose da fare e vedere e non so se ne
avrò mai abbastanza.
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