Sfortunatamente non si
possono fare foto all’interno dove ci sono le statue di legno e ricoperte d’oro.
Il tempio è del 1164,
nel 1249 è bruciato in un incendio. Subito ricostruito, solo 124 statue sono
sopravvissute, tutte le altre che mancano per arrivare a 1001, sono del
tredicesimo secolo.
Uno degli aspetti più
singolari è che sono tutte a grandezza naturale e diverse tra loro. Disposte su
dieci file da cinquanta, a destra della grande statua di Kannon al centro del
tempio, e dieci file da cinquanta a sinistra della grande statua.
È considerato un tesoro
nazionale e ne ha ben donde.
Ci prendiamo il tempo
necessario per vedere tutte le statue e cercare di leggere più didascalie
possibili, traducendoli con google translate dal giapponese. Usciamo a vedere
il giardino zen che completa il complesso buddista.
Appena fuori da qui
basta attraversare la strada per arrivare al museo Nazionale di Kyoto.
Mentre gli altri
decidono di andare a prendere l’autobus per recarsi al mercato coperto di
Nishiki per pranzare, io e Cassandra ci buttiamo nel museo, anche perché inizia
a fare molto caldo.
Sfortunatamente la
collezione permanente è in riallestimento, come gran parte del museo. C’è solo
una mostra temporanea di arte giapponese che però non ci attira molto, così
andiamo anche noi al Nishiki, che scopriamo essere comunque vicino alla zona
dove siamo già stati, la parte posteriore dei “navigli” di Kyoto.
Mangiamo il nostro pranzo mentre attraversiamo il mercato, le cui piccole vie coperte sono ricchissime di localini in cui si può mangiare carne e pesce, in alcuni solo dolci, pochi i localini dove prendere souvenir.
Mi faccio attirare da
un baracchino che vende frittatine appena fatte e la mangio al volo. Né carne,
né pesce ovviamente. Il gusto non è di quelli indimenticabili, è una frittata,
tutto qui. Chissà cosa mi aspettavo…
Proseguiamo e finiamo
in un’altra zona del mercato, stavolta con un più ampio passaggio e negozi per
turisti dove alla fine casco nella febbre da Gachapon. Ne prendo solo uno di
Slam-Dunk.
I Gachapon sono quelle
palline con dentro dei gadget, dei portachiavi a tema. Un po' come quelle che
da noi c’erano negli anni 80 davanti ai bar e alle edicole, solo che in Italia
trovavi sorprese nostrane e impersonali come le palline di gomma multicolori
che rimbalzavano ovunque, biglie colorate, gomme da masticare, ecc…
Qui invece si trova di
tutto, veramente. Io sono attirato dai Gachapon a tema anime o manga… Speravo
di trovare qualcosa di più vintage, tipo i robottoni anni ’70, ’80.
Ogni volta che ci
ripenso la febbre mi torna e rimpiango di non averne presi molti di più in quel
mercato di Kyoto…
Soddisfatta la mia poca
sete di nerdità, torniamo nella zona dei templi che non siamo riusciti a vedere
ieri.
Un’oasi di pace e
tranquillità.
Ci addentriamo in una
stradina nascosta che si arrampica sulla montagna sperimentando e sperando che
arrivi anch’essa al Kyiomizu-Dera. Ci arriva, ma passando sempre da Sannenzaka
e Ninenzaka.
Nonostante il gran
caldo c’è ancora moltissima gente che sale verso i templi.
Finalmente visitiamo il Kyiomizu-Dera, costruito sul fianco della montagna e con una grandissima terrazza. Mentre si ammira il panorama circostante non si può immaginare che il tempio sia stato costruito con un ampio e complicato sistema di palafitte composto da ben 139 pilastri di legno.
Continuiamo a
camminare. Ad un bivio troviamo le indicazioni per il tempio Seikan-ji. Dal
cartello abbiamo poco tempo per andarci, dopodiché chiuderanno la strada.
Stiamo già camminando a passo spedito sul sentiero che in dieci-quindici minuti
ci conduce attraverso gli alberi fino al cancello del tempio, ma scopriamo
essere chiuso… Il cartello diceva che avrebbero chiuso la strada… non il
tempio… ancora una volta ho calcolato male i templi.
Ritorniamo indietro e
al bivio andiamo alla pagoda, la cui cima vedevamo spuntare dalla foresta
quando eravamo sulla terrazza del Kiyomizu-Dera.
Anche da qui c’è un
magnifico panorama e una strada che scende sinuosa verso la base del tempio e
poi fuori da tutto verso la città.
La seguiamo e usciamo
da un grande cancello in una via simile alla Ninenzaka, con molta meno gente.
Sarà l’orario, sarà che sono italiano, se la gente entrasse da qui e facesse il
percorso al contrario non dovrebbe neanche pagare il biglietto d’ingresso al
tempio…
Forse solo a un italiano verrebbe in mente, di sicuro non a un giapponese…
Mentre scendiamo verso
la città gli altri avvisano si sono incontrati ancora con la guida per andare
nuovamente a caccia di geishe.
Noi decliniamo l’invito
e andiamo a fare shopping. Questa volta andrà meglio a loro perché vedranno
molte geishe e le fotograferanno.
A me invece andrà male
perché dovrò portare Cassandra a fare shopping da Donqui per tentare di
svaligiare il più possibile la loro riserva di cosmetici.
Cosplay dei turisti
Sulle strade più
caratteristiche di Kyoto, la Sannenka e la Ninnenzaka, si vedono spesso persone
vestite in questo modo, ma non sono giapponesi come potremmo subito pensare,
sono turisti cinesi o koreani. A volte anche europei o americani!
In pratica i turisti
vengono qui a fare cosplay!
Come se in una città
europea, magari che conserva ancora in parte un aspetto medievaleggiante, i
turisti affittassero un’armatura oppure andassero in giro vestiti come Benigni
e Troisi in “Non ci resta che piangere”…
Oppure se in America i
turisti che vanno nella Monument Valley si vestissero da pellerossa o da
cowboy/pistoleri, invece in Francia affitterebbero i costumi di Asterix e
Obelix!
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