Lasciamo Hiroshima, non prima di aver visitato il museo.
Dopo il museo andiamo a
vedere la famosa cupola, sempre sotto la pioggia. Torniamo in stazione con il
tram per andare in treno all’isola di Miyajima.
Non ci metteremo molto
ad arrivare all’imbarcadero dove lasciamo gli zaini pesanti nei locker. In
appena dieci minuti siamo sull’isola. Tutti si sono messi sul lato destro del
traghetto perché da quel lato si potrà vedere il grande Torii rosso che spunta
dall’acqua. Già da qui sembra molto bello.
Appena scesi a terra
veniamo accolti dagli abitanti dell’isola: i cervi.
Ma l’uomo non è un
animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente.
E allora non sono poche
le persone che gli danno pezzi di pane e perfino involucri dove era contenuto
il cibo. I cervi sono cervi, sentono l’odore del cibo e si mangiano l’involucro
con gratitudine tra le risate degli stupidi che pensano gli animali siano
stupidi. Gli animali non sono stupidi, quelli che gli danno da mangiare carta e
plastica sì.
Nella baia c’è poca
acqua, chissà se la marea si sta alzando o abbassando? Lo scopriremo più tardi.
Nel frattempo entriamo
nel tempio sull’acqua, ora rimasto all’asciutto.
Prendo Cleopatra e andiamo in spiaggia.
Il terreno è pieno di
piccole conchiglie e buchi da cui escono degli esseri filamentosi, qua e là ci
sono delle alghe verdi e altri esserini.
Arriviamo al Torii che
ormai l’acqua è quasi sparita, aspettiamo giusto qualche minuto, il tempo di
alcune foto e vado a toccare per primo il Torii.
Ora possiamo tornare ad
esplorare i templi dell’isola.
Giusto sopra al tempio
sull’acqua ce ne è un altro grandissimo e molto vecchio, a guardia del quale
una bellissima pagoda. Saliamo temendo di avere pochi minuti e visitiamo il
tempio velocemente. Molto bello, ci sono diversi dipinti posizionati in alto, praticamente
sui soffitti.
Tutto il piano terra è aperto a parte la zona degli altari centrali. Sedendosi sui bordi all’aperto si può godere di una vista meravigliosa del piccolo golfo sul tempio sottostante. Chissà com’è di sera con l’acqua e le luci…
Un controllo
all’orologio e scappiamo giù da colle temendo di avere pochi minuti per
arrivare all’appuntamento. Mentre stiamo praticamente correndo Cassandra mi fa
notare che in realtà abbiamo ancora un’ora prima del ritrovo con gli altri.
Ma che davero davero?
Con calma torniamo
indietro e riscendiamo in spiaggia. Ora si può proprio camminare sotto il
grande Torii e uscire dall’altra parte dove prima c’era il mare. Andiamo verso
una pagoda in restauro sopra la montagna, forse c’è qualche sentiero che porta
ad altri templi nascosti nella foresta. In realtà l’isola non è tutta qua, ci
vorrebbe almeno una giornata intera per vedere tutto quello che nasconde, per
cui cerchiamo di aumentare il passo e vedere quanto possiamo.
La pagoda è praticamente invisibile a causa delle impalcature, ma un sentiero lo troviamo. Ce ne sarebbero diversi altri che vanno in più direzioni, noi prendiamo quello che va in direzione traghetto, giusto per avvicinarci e non dover fare un’altra corsa come poco fa…
In mezzo alla foresta
che sale sulla montagna ci sono moltissime strutture e giardini che ci
divertiamo ad esplorare prima che il tempo a nostra disposizione finisca
ancora.
In un tempio vediamo
una cerimonia, troviamo la buia sala delle lanterne, molto scenografica e
spirituale allo stesso tempo.
Moltissime sono le statue che adornano il giardino e gli scorci dei tetti dei templi che spuntano dalla foresta sono qualcosa di poetico che non pensavo di poter sperimentare dal vivo.
C’è perfino un piccolo giardino costellato di piccoli Gizu, le statue buddiste con il cappellino e il bavaglino rosso. Il giardino è immerso in una nebbia eterea che rende il passaggio piuttosto mistico.
Entriamo in ogni struttura, tempio o giardino. Dobbiamo riprendere la strada del ritorno.
Mentre sbuchiamo dalla
foresta incrociamo Matteo, Amelia e Laura che escono da un altro sentiero e
assieme ci dirigiamo verso il battello.
Recuperato il bagaglio
ai locker risaliamo sul treno in direzione Kyoto, dove ci aspettano il check-in
e i bagagli.
Prima dobbiamo trovare
lo Skygarden, da dove si vede una magnifica vista della città e della stazione.
Il suggerimento arriva
da Claudio, a cercarlo siamo io e Veronica con google maps. Sarà la pioggia
consistente, alla fine lo Skygarden non lo troviamo e prima di perderci
ulteriormente andiamo in hotel.
Anche qui il check-in è
un parto podalico. Quasi un’ora. Per lo meno non c’è la sorpresa della camera
fumatori. L’orario è tardo, Cassandra nonostante la pioggia ha notato un grande
centro commerciale e sentito le sirene dello shopping che la chiamavano.
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