venerdì 26 luglio 2024

Ottavo giorno - Uji e Nara

Ultimo giorno per usare il biglietto JR pass, così lo sfruttiamo fino in fondo.

Partendo dalla grande stazione di Kyoto ci dirigiamo in direzione di Uji per il tempio Byodo-in.

La strada dalla stazione non è lunga, basta seguire con qualche applicazione la direzione giusta attraverso le piccole stradine. In dieci minuti siamo arrivati.

Il complesso di templi è immerso in un bel parco dove veniamo accolti da un glicine rosa che pende da una grande struttura in legno. Subito dopo un laghetto in mezzo al quale si erge il famoso tempio. Non avendo molto tempo inizio a perlustrare il parco e vado subito a vedere il museo dove però non si possono fare foto. Il complesso è stato costruito nel 998 e il tempio è famoso per la statua del Buddha Amida. Esco e provo a mettermi in fila per andare a vederlo, purtroppo i biglietti sono già oltre l’orario in cui saremo qui… Stavolta ho calcolato male i templi…

Con quel poco tempo che ci rimane cerco di perlustrare ogni angolo nascosto del complesso, quindi ci rimettiamo in cammino per la stazione.


Il prossimo treno infatti ci porta a Nara, un tempo capitale prima di Kyoto.

Per arrivare alla zona dei templi bisogna camminare un pochino.  Visto che la velocità media del gruppo è piuttosto bassa, optiamo per l’autobus.

Sfortunatamente c’è una marea di gente e il traffico è praticamente bloccato. Scendiamo a metà percorso per andare a piedi. La cosa si rivela una scorciatoia che ci fa arrivare direttamente nel parco ai cancelli del tempio Todai-ji, proprio davanti al museo.


Cervi come se piovesse. Anche qui sono di casa, anzi, di condominio perché sono davvero tanti e liberi di vagare tra la gente. Per fortuna qui i turisti vengono addestrati a dare ai cervi degli appositi biscotti che vendono ovunque sulle bancarelle.


Basta girarsi per vederne un branco numerosissimo che riposa all’ombra dei grandi alberi.

Partiamo subito dal museo e con Cassandra già ci stacchiamo dal gruppo perché siamo più lenti a vederlo, passiamo sotto il grande cancello del Todai-ji e andiamo al tempio stesso.

È grandissimo, forse il più grande visto finora, anche perché contiene una delle più grandi statue di Buddha del Giappone.

Come tutti i templi, essendo in legno è stato ricostruito più volte. Pare sia la più grande struttura in legno del mondo. La cosa assurda è che la versione originale era più grande di un terzo…

 

 

Oltre alla grande statua del Buddha, con relative decorazioni, ai lati ci sono altre due statue di Bodhisattva. Di queste figure parlerò dopo, quando visiterò un altro museo che spiega meglio le figure della religione buddista.

Oltre alle moltissime altre statue buddiste, di dimensioni molto più piccole, ci imbattiamo in una fila. Ok, in Giappone fanno la fila per tutto, qui ci sono quasi principalmente turisti a farla. Mi metto in fila anche io.

Davanti a me c’è una sciura cinese, o coreana non so, sicuramente non giapponese perché faceva un gran baccano assieme alle sue amiche.

In pratica la fila è per entrare in un buco alla base di una delle grandissime colonne di legno che sostengono il tempio.

Si dice che il buco abbia le stesse dimensioni della narice della statua di Buddha, quella gigantesca che sta là dietro.

La leggenda dice: chi riesce a passarci, riceverà l’illuminazione nella prossima vita.

La sciura non so cosa farà nella prossima vita, ma in questa la sua vita è troppo larga e rimane incastrata. Niente illuminazione.

Ci provo io anche se non sono buddista.

E voilà! L’alluce fu. Nella prossima vita però!

Correre almeno dodici chilometri tutti i giorni è servito a qualcosa.

Usciamo dal Todai-ji e saliamo per andare a vedere gli altri dei moltissimi templi di cui il parco è ricco.

Mentre risaliamo mangiamo la nostra schiscetta schivando i cervi affamati. Arriviamo al Todai-ji Nigatsudo, dalla cui terrazza si gode un’ottima vista.

Uscendo incrociamo gli altri del gruppo sparsi qua e là, chi in ristorantini, chi in altri templi, chi a mangiare il gelato.

Gelato?

Eh, ci starebbe proprio un dolcetto… Non trovando il mio amato mochi mi butto sul gelato. Niente di che, ma come dolce vale lo stesso.

Io e Cassandra ci facciamo abbindolare da un altro tempio il Todai-Ji Hokkedo, dove per 800 yen ci assicurano vedremo meraviglie. Cinque statue buddiste che non possiamo fotografare. Poca luce, si vedono poco.


Del resto l’illuminazione mi arriverà solo nella prossima vita.

Proseguiamo per il Kasuga Taisha, sempre a pagamento. Molto più magico, con tutte le sue lanterne appese ovunque all’aperto e una stanza buia dove sono state accese che mi ricorda quella vista a Miyajima.

Molto bello e illuminante!

Proseguiamo sullo stesso sentiero circondati da grandi lanterne di pietra, troveremo solo qualche tempietto.

Uno in particolare, all’ombra degli altissimi alberi, tre persone davanti ad esso. Non so se stanno pregando o fanno finta. Di fronte al tempietto battono le mani, si inchinano più volte, girano attorno al tempietto tre volte, ricominciano. Mi vien da dire che stiano pregando perché sono ignorante sulle pratiche buddiste. È così bizzarro e diverso dai riti delle altre religioni che mi sembra troppo strano.


Riprendiamo il cammino per il parco, abbiamo ancora un’oretta prima dell’appuntamento con gli altri. In questo viaggio, dove a volte abbiamo dei brevi momenti in cui possiamo staccarci dal gruppo, la possibilità di usare internet con la eSim è davvero utile. Praticamente è impossibile perdersi.

Come tappa finale decidiamo di andare al museo Nazionale di Nara. In realtà ci sarebbe anche una mostra temporanea, non ne avremmo il tempo per cui vediamo solo la collezione classica.

Si tratta di statue buddiste attraverso le quali ci si può immergere nella storia del buddismo in Giappone. Per chi come me non capisce nulla di buddismo, c’è una spiegazione facile, giusto per interpretare le statue che vedremo e distinguere i Buddha dai Bodhisattva e dagli esseri celestiali.

Pare di Buddha ce ne sono stati molti, un po' come i nostri santi, mentre pensavo che Buddha fosse solo Siddharta, il fondatore della religione buddista…

I Bodhisattva invece sono coloro che cercano la via per diventare Buddha e, quando ci riescono, invece che raggiungere il Nirvana, scelgono di reincarnarsi per dedicarsi ad aiutare i più bisognosi.

Poi ci sono gli esseri celestiali, considerati esseri dall’avanzato sviluppo spirituale.

I buddha sono facili da riconoscere per l’acconciatura a “pallini” e le mani: una appoggiata alla gamba e l’altra alzata e aperta. A seconda del messaggio che vuole dare le dita sono piegate in modo differente.

I bodhisattva sono meno riconoscibili perché sembrano dei buddha. Per capirlo si deve indugiare sulle acconciature diverse tra loro e più elaborate che nei buddha, i vestiti più eleganti e sul fatto che poggiano i piedi su un fiore di loto. Gli esseri spirituali invece sono espressivi, quasi arrabbiati e a volte brandiscono oggetti come armi o strumenti musicali.

Ci godiamo la visita del museo, fotografando solo quello che è consentito. Dobbiamo correre all’appuntamento con gli altri che aspettano vicino ad un altro tempio.

Riunito il gruppo torniamo tutti assieme alla stazione per riprendere la strada di Kyoto.

Verso sera arrivati alla stazione, cerchiamo ancora una volta lo Skygarden. Stavolta lo troviamo: era sull’altro lato dell’immensa stazione.

Con una lunghissima serie di scale mobili saliamo di una decina di piani accanto ad una scalinata che dall’alto si rivela essere fatta come una porzione di spalti di un anfiteatro. A metà salita infatti c’è una terrazza con un palco. Evidentemente ci fanno anche concerti. Sopra di noi ora si vede tutta la struttura metallica della volta della stazione. Una lunga cupola di tubi di acciaio e vetro che le danno l’aspetto di una moderna cattedrale, molto più grande.

In cima la famosa terrazza dello Skygarden! Da qui si può vedere un gran bel panorama della città a 180° da una parte e dall’altra.

Per tornare imbocchiamo un percorso sospeso: un corridoio di vetro che attraversa per il lungo tutta la stazione e finisce dalla parte opposta. Nel mezzo del percorso c’è una vetrata proprio davanti alla torre di Kyoto con alle spalle le montagne.

Arrivati in fondo iniziamo a scendere e come sottofondo veniamo accolti da una musica di pianoforte.

Dopo un paio di rampe si accede ad un’altra terrazza e, sotto delle arcate laterali, c’è un pianoforte con alcune persone che aspettano il proprio turno per potersi cimentare. Credo facciano parte di una scuola di musica.

C’è chi è più bravo, chi meno, comunque sono apprezzabilissimi.

Poi arriva lui.

Un pianista inizia a suonare una melodia, bella, ma triste. Ne veniamo subito rapiti. Non si sa dove ti voglia portare con la sua musica. Nel frattempo il sole sta tramontando, la melodia sembra accelerare, rallentare, finché proprio nel momento in cui il sole sparisce dietro le montagne che circondano Kyoto, il pianista si alza, fa un inchino e se ne va.


Qualcun altro prende il suo posto, il pianista mi basta per concludere degnamente questa magnifica giornata.

Io e Cassandra torniamo in hotel, Cassandra pensa già alla spesa da fare per la cena, mentre io cammino pensando ancora al pianista e a come ha smesso di suonare improvvisamente.

Chissà che non venga tutte le sere per suonare solo fino al tramonto…

Chissà perché…

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