In camera mezz’ora
dopo, a nanna alle 03:30.
Detto così sembra che
il viaggio sia durato solo poche ore, ma in realtà è stato lunghissimo e
“grazie” al fuso orario ci siamo divorati un giorno intero, anzi di più.
Sono un pochino
scombussolato e temo ne risentirò nei prossimi giorni.
Il viaggio è stato
pesante perché come sempre in aereo non ho dormito. In realtà ho chiuso gli
occhi, solo per brevissimi tratti, quando il film che stavo vedendo diventava
troppo noioso… in 12 ore ne ho visti molti…
Atterrati a Seul temevo
di crollare, invece ero sveglissimo. Benissimo! Così quando arrivo a Tokyo
dormirò sicuramente!
Sì, lallero.
Cassandra invece ha
dormito sull’aereo e pure a Seul. A lei basta chiudere gli occhi per andare a
trovare Morfeo.
Le quattro ore di
attesa passano abbastanza velocemente a Seul, grazie al wifi gratuito veloce.
Tra una cosa e l’altra
decidiamo proprio qui di iscriverci al prossimo viaggio: Marrakech Express che
parte tre giorni dopo il nostro rientro dal Giappone. Già una volta ci avevamo
provato a fare una cosa del genere, poi il secondo viaggio non era partito.
L’aereo per Tokyo
decolla e atterra in un attimo. Per lo meno è questa l’impressione dopo il
primo lunghissimo volo.
Korean Air fantastica,
tutto in orario e pasti vegetariani arrivati senza problemi.
Ora dobbiamo solo fare
il passaggio all’immigrazione, ma tanto abbiamo già fatto tutto su internet
prima di partire ed ognuno di noi ha il QRcode sul telefono.
Una formalità.
Nonostante il QRcode
preparato mesi in anticipo dall’Italia, il coordinatore ci invita comunque a
ricompilare un identico modulo cartaceo sull’aereo.
Non so perché, questa
cosa mi fa tornare alla mente una canzone dei CCCP.
È una questione di
qualità.
È una questione di
qualità.
È una questione di
qualità.
O una formalità.
Non ricordo più bene,
una formalità.
Corriamo verso i
controlli perché fuori ci sono i taxi gratuiti prenotati che ci aspettano, per
un po’ almeno, poi se ne andranno.
Ecco l’imprevisto: una
fila disumana alla dogana. Siamo affollati in file strettissime e accaldati per
la corsa. Almeno due aerei da controllare con cinque soli sportelli.
La cosa assurda sono i
controlli ridondanti. Già a metà fila il primo controllo passaporto e impronte
digitali.
È una formalità.
Altra coda infinita per
secondo controllo passaporto e modulo immigrazione. Noi abbiamo il QRcode.
Decidiamo di usare quello, altrimenti, la tecnologia a che serve?
È una questione di
qualità.
Vogliono ricontrollare
tutto ancora.
È una formalità.
Questa formalità però
ci costa un’ora e mezza di attesa.
Io sto bene
Io sto male
Io non so dove stare.
In lontananza vedo il
nastro dei bagagli che gira a vuoto con le nostre valigie sopra. È la prima
volta che arrivano prima loro di me.
Al momento del VERO
controllo, con l'agente che verifica se sei la persona sulla foto e ti fa delle
domande, compreso l’indirizzo del primo hotel in cui alloggeremo, mi viene da
rispondere con il testo della stessa canzone dei CCCP:
Non studio, non lavoro,
non guardo la TV
Non vado al cinema, non
faccio sport
..Mi trattengo, più che
altro perché non credo conoscano questa canzone.
Finalmente passiamo il
sudato controllo. Recuperiamo le valigie, non è finita. Per uscire ci fanno
passare l’ennesimo controllo passaporto e QRcode.
Altre due volte.
È una questione di
qualità.
Ormai sono le 00:20.
Abbiamo poche speranze di trovare i taxi gratuiti prenotati.
L’unica soluzione è
quella di cercarne altri a pagamento.
Claudio, il capo gruppo
manda me, Cassandra, Amelia e Laura sul primo. 20000 yen, 125€ circa.
Mezz’ora e siamo in
hotel. Il tragitto non è male, sembra di stare in un film di fantascienza con
tutte le strade e i grattacieli nuovi, ma deserti.
Al nostro arrivo
scopriremo che gli altri hanno trovato i taxi e ci hanno pure sorpassato.
È una questione di
qualità.
Il check-in.
C’è una bella fila. Già
sento Giovanni Lindo Ferretti…
Che ti serve?
Il passaporto.
È una formalità, che ci
costerà altri 40 minuti.
Si dorme!!!!
Seeee, magara…
Cassandra vuole delle
verdure fresche per la colazione di domani mattina e così usciamo a fare la
spesa, all’una e mezza di notte!
A 6 minuti a piedi c’è
un Seven Eleven, una nota catena di minimarket aperta 24 ore su 24. Prendiamo
il necessario per la colazione, quindi si va a letto?
Io ancora non ho sonno…
E manco Cassandra che si mette a fare il cambio di stagione giapponese per
domani…
Spegneremo le luci alle
03:30 con i CCCP che continuano a cantare nella mia testa.
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