venerdì 19 luglio 2024

Viaggio infinito - è una questione di qualità...

 

Partenza alle 17:00, arrivo a destinazione alle 01:00 del giorno dopo.

In camera mezz’ora dopo, a nanna alle 03:30.

Detto così sembra che il viaggio sia durato solo poche ore, ma in realtà è stato lunghissimo e “grazie” al fuso orario ci siamo divorati un giorno intero, anzi di più.

Sono un pochino scombussolato e temo ne risentirò nei prossimi giorni.

Il viaggio è stato pesante perché come sempre in aereo non ho dormito. In realtà ho chiuso gli occhi, solo per brevissimi tratti, quando il film che stavo vedendo diventava troppo noioso… in 12 ore ne ho visti molti…

Atterrati a Seul temevo di crollare, invece ero sveglissimo. Benissimo! Così quando arrivo a Tokyo dormirò sicuramente!

Sì, lallero.

Cassandra invece ha dormito sull’aereo e pure a Seul. A lei basta chiudere gli occhi per andare a trovare Morfeo.

Le quattro ore di attesa passano abbastanza velocemente a Seul, grazie al wifi gratuito veloce.

Tra una cosa e l’altra decidiamo proprio qui di iscriverci al prossimo viaggio: Marrakech Express che parte tre giorni dopo il nostro rientro dal Giappone. Già una volta ci avevamo provato a fare una cosa del genere, poi il secondo viaggio non era partito.

L’aereo per Tokyo decolla e atterra in un attimo. Per lo meno è questa l’impressione dopo il primo lunghissimo volo.

Korean Air fantastica, tutto in orario e pasti vegetariani arrivati senza problemi.

Ora dobbiamo solo fare il passaggio all’immigrazione, ma tanto abbiamo già fatto tutto su internet prima di partire ed ognuno di noi ha il QRcode sul telefono.

Una formalità.

Nonostante il QRcode preparato mesi in anticipo dall’Italia, il coordinatore ci invita comunque a ricompilare un identico modulo cartaceo sull’aereo.

Non so perché, questa cosa mi fa tornare alla mente una canzone dei CCCP.

 

È una questione di qualità.

È una questione di qualità.

È una questione di qualità.

O una formalità.

Non ricordo più bene, una formalità.

 

Corriamo verso i controlli perché fuori ci sono i taxi gratuiti prenotati che ci aspettano, per un po’ almeno, poi se ne andranno.

Ecco l’imprevisto: una fila disumana alla dogana. Siamo affollati in file strettissime e accaldati per la corsa. Almeno due aerei da controllare con cinque soli sportelli.

La cosa assurda sono i controlli ridondanti. Già a metà fila il primo controllo passaporto e impronte digitali.

È una formalità.

Altra coda infinita per secondo controllo passaporto e modulo immigrazione. Noi abbiamo il QRcode. Decidiamo di usare quello, altrimenti, la tecnologia a che serve?

 

È una questione di qualità.

Vogliono ricontrollare tutto ancora.

È una formalità.

Questa formalità però ci costa un’ora e mezza di attesa.

 

Io sto bene

Io sto male

Io non so dove stare.

 

In lontananza vedo il nastro dei bagagli che gira a vuoto con le nostre valigie sopra. È la prima volta che arrivano prima loro di me.

Al momento del VERO controllo, con l'agente che verifica se sei la persona sulla foto e ti fa delle domande, compreso l’indirizzo del primo hotel in cui alloggeremo, mi viene da rispondere con il testo della stessa canzone dei CCCP:

 

Non studio, non lavoro, non guardo la TV

Non vado al cinema, non faccio sport

 

..Mi trattengo, più che altro perché non credo conoscano questa canzone.

Finalmente passiamo il sudato controllo. Recuperiamo le valigie, non è finita. Per uscire ci fanno passare l’ennesimo controllo passaporto e QRcode.

Altre due volte.

 

È una questione di qualità.

 

Ormai sono le 00:20. Abbiamo poche speranze di trovare i taxi gratuiti prenotati.

L’unica soluzione è quella di cercarne altri a pagamento.

Claudio, il capo gruppo manda me, Cassandra, Amelia e Laura sul primo. 20000 yen, 125€ circa.

Mezz’ora e siamo in hotel. Il tragitto non è male, sembra di stare in un film di fantascienza con tutte le strade e i grattacieli nuovi, ma deserti.

Al nostro arrivo scopriremo che gli altri hanno trovato i taxi e ci hanno pure sorpassato.

 

È una questione di qualità.

 

Il check-in.

C’è una bella fila. Già sento Giovanni Lindo Ferretti…

Che ti serve?

Il passaporto.

È una formalità, che ci costerà altri 40 minuti.

Si dorme!!!!

Seeee, magara…

Cassandra vuole delle verdure fresche per la colazione di domani mattina e così usciamo a fare la spesa, all’una e mezza di notte!

A 6 minuti a piedi c’è un Seven Eleven, una nota catena di minimarket aperta 24 ore su 24. Prendiamo il necessario per la colazione, quindi si va a letto?

Io ancora non ho sonno… E manco Cassandra che si mette a fare il cambio di stagione giapponese per domani…

Spegneremo le luci alle 03:30 con i CCCP che continuano a cantare nella mia testa.

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