Per arrivare alla prima
meta ne prendiamo ben quattro, tra cui un altro Shinkansen, il famoso treno
pallottola.
La direzione è Hakone,
per la quale abbiamo fatto un biglietto unico: Hakone pass, che servirà tutta
la giornata per mezzi di terra, acqua e aria. Mi ripeterò, ma è sempre una
questione di qualità.
L’ultimo treno della
serie arriva alla stazione di Odawara. Il nome mi suona famigliare, al momento
ancora non riuscivo a ricordare per quale motivo. Siamo a pochi chilometri
dalla meta. Per arrivarci saliamo sul bus che ci porta sul lago Hakone, in
località Hakone machi.
Pochi passi a piedi e
siamo già alla banchina della nostra imbarcazione: un galeone ci aspetta per
salpare.
Le vele non le spiega,
i motori sono già accesi e considerando la leggendaria puntualità giapponese,
facciamo appena in tempo a mettere piede sul ponte inferiore prima che levino
l’ancora verso il prossimo attracco.
Mentre siamo in acqua
Claudio mi spiega che il lago è di origine vulcanica e stiamo navigando sopra
una piccola parte della caldera di un enorme vulcano. Parlando di vulcani, da
qui si dovrebbe vedere anche il più famoso dei vulcani del Giappone, il monte
Fuji.
Ah quante volte l'ho
visto nei cartoni animati, soprattutto ricordo la base alle sue pendici con
quella piscina da cui usciva Mazinga Z...
Purtroppo ci sono le
montagne davanti e la base non le vediamo. Quasi non si vede neanche il Monte
Fuji, ha il cappello di nuvole che però prendono la forma del vulcano e appena
sotto se ne vedono le pareti innevate.
La prima fermata del galeone è Hakone-Moto, proseguiamo la navigazione verso l’ultima. Appena prendiamo il largo spunta dal promontorio un galeone gemello. In realtà ce ne sono tre che navigano in continuazione. A me questa scena fa venire in mente il finale dei Goonies, quando si vede uscire dal nulla il galeone di Willy l’Orbo.
Sullo sfondo il monte
Fuji continua a rimanere in parte velato e nascosto dalle montagne.
È qui che riconosco
l’ambientazione di un altro Anime: Evangelion. Anche se più recente, non
ricordavo fosse ambientato proprio ad Hakone.
Scendiamo dal galeone,
sempre con lo stesso biglietto prendiamo la funivia che ci porterà a 1000 metri
di altitudine dove ci sono le fumarole di questo vulcano.
Durante la salita in funivia è impossibile non notare strisce di alberi morti fatti secchi dai gas.
Io e Matteo ci
avviciniamo il più possibile per vedere se si può salire più in alto ma la via
è chiusa e può essere valicata solo accompagnati dalle guide.
Nella mezzoretta che
abbiamo libera, visitiamo il piccolissimo museo geologico, per cui si paga la
cifra simbolica di 100 yen.
Bello, anche se molto
piccolo.
Poi prendo un paio di uova
nere, che non sono dipinte e nemmeno covate da galline nere, bensì cotte con i
vapori del vulcano. Non sono velenose, anzi, la leggenda vuole che mangiandone
una ci si allunghi la vita di ben sette anni. Io ne ho mangiate due, tanto per
stare tranquillo, sempre che invece di fare 7 + 7 = 14 l’effetto non sia
l’opposto ovvero 7 – 7 = 0.
Non sono mai stato
bravo in matematica.
Proseguiamo con un’altra funivia,
stavolta scendendo sull’altro versante del vulcano, che ci porta ad una
cablecar come la chiamano loro, ma è solo un trenino a cremagliera.
Scendiamo fino al capolinea dove
troviamo la stazioncina del trenino che più tardi ci riporterà a valle.
Ora liberi tutti, giusto il tempo di
mangiare qualcosa, poi si va al museo all’aperto Hakone Open-Air Museum.
In compenso mi perdo nelle emozioni generate dalle opere scoperte tra i viottoli, nel bosco, salendo la torre di vetri colorati, girando nel labirinto, passando tra giganteschi ciliegi in fiore, specchiandomi in bizzarre sculture che generano divertenti giochi di immagini.
Senza rendercene conto il tempo vola letteralmente e dobbiamo correre alla stazioncina proprio mentre il trenino sta arrivando.
Alla fine riusciamo a salire tutti e
iniziamo la lenta pittoresca discesa verso la stazione finale.
Ogni tanto ci fermiamo ad una
stazione intermedia per aspettare il trenino in salita, che è sempre più nuovo
del nostro. Meglio così, tutto rosso sembra quasi il trenino del…
L’occhio mi cade su una targa sopra
la porta a vetri del guidatore. Sulla scritta in rilievo c’è proprio scritto
“Trenino rosso del Bernina”.
Vuoi vedere che è uno dei trenini
dismessi del Bernina???
In realtà no. La targa ha una lunga
storia: la linea su cui stiamo viaggiando infatti è stata realizzata sfruttando
lo stesso principio di adesione della famosa linea elvetica. C’è proprio un
gemellaggio tra questa ferrovia e quella svizzera, fin dal 1979. Il treno su
cui viaggiamo ha volutamente un design che richiama il trenino rosso, mentre in
Svizzera usano la locomotiva 622 su cui ci sono caratteri giapponesi e la
scritta Hakone, non che i colori del sole nascente.
Viaggiamo divertiti su questo pezzo
di storia come se fossimo dei bambini sul trenino di Gardaland. Le sorprese non
finiscono qui: quando la pendenza si fa troppa il trenino si ferma su un
binario morto, il guidatore esce dalla cabina e va in coda al treno, che
diventa testa.
Questo cambio si ripete due o tre
volte, quindi arriviamo a destinazione e dispiace non poco dover scendere da
questa macchina del tempo.
Qui però siamo in Giappone e non c’è
spazio per fantasticare troppo, o meglio non c’è tempo perché c'è sempre un
altro treno da prendere.
Arriviamo di corsa alla stazione e
anche stavolta saltiamo tutti sul treno appena in tempo. Ora si torna a Tokyo.
Giunti a Tokyo il gruppo vuole andare
a vedere il famoso incrocio che io e Cassandra abbiamo fatto ieri sera. Piove,
ci rifugiamo dentro un centro commerciale dalle cui vetrate si può vedere in
qualche modo l’incrocio dall’alto.
C’è un dibattito su cosa fare domani,
visto che è prevista pioggia.
Sfortunatamente il dibattito si
protrae troppo... Cassandra non ci sta più dentro e se ne va a cercare un bagno,
che non trova, così io e lei torniamo di corsa a casa mentre gli altri vanno a
cercare un ristorantino.
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