lunedì 22 luglio 2024

Quarto giorno Hakone


Altra giornata molto impegnativa, ricca di spostamenti con i mezzi più disparati, alla fine ne varrà la pena.

Per arrivare alla prima meta ne prendiamo ben quattro, tra cui un altro Shinkansen, il famoso treno pallottola.

La direzione è Hakone, per la quale abbiamo fatto un biglietto unico: Hakone pass, che servirà tutta la giornata per mezzi di terra, acqua e aria. Mi ripeterò, ma è sempre una questione di qualità.

L’ultimo treno della serie arriva alla stazione di Odawara. Il nome mi suona famigliare, al momento ancora non riuscivo a ricordare per quale motivo. Siamo a pochi chilometri dalla meta. Per arrivarci saliamo sul bus che ci porta sul lago Hakone, in località Hakone machi.

Pochi passi a piedi e siamo già alla banchina della nostra imbarcazione: un galeone ci aspetta per salpare.


Non sto scherzando, si tratta proprio di un galeone, fake che pare una giostra di Gardaland, comunque un galeone. Al contrario di quello finto del parco divertimenti, questo almeno naviga veramente.

Le vele non le spiega, i motori sono già accesi e considerando la leggendaria puntualità giapponese, facciamo appena in tempo a mettere piede sul ponte inferiore prima che levino l’ancora verso il prossimo attracco.

Mentre siamo in acqua Claudio mi spiega che il lago è di origine vulcanica e stiamo navigando sopra una piccola parte della caldera di un enorme vulcano. Parlando di vulcani, da qui si dovrebbe vedere anche il più famoso dei vulcani del Giappone, il monte Fuji.

Ah quante volte l'ho visto nei cartoni animati, soprattutto ricordo la base alle sue pendici con quella piscina da cui usciva Mazinga Z...

Purtroppo ci sono le montagne davanti e la base non le vediamo. Quasi non si vede neanche il Monte Fuji, ha il cappello di nuvole che però prendono la forma del vulcano e appena sotto se ne vedono le pareti innevate.

La prima fermata del galeone è Hakone-Moto, proseguiamo la navigazione verso l’ultima. Appena prendiamo il largo spunta dal promontorio un galeone gemello. In realtà ce ne sono tre che navigano in continuazione. A me questa scena fa venire in mente il finale dei Goonies, quando si vede uscire dal nulla il galeone di Willy l’Orbo. 


Poi accade una cosa assurda: in acqua c’è anche un autobus anfibio, tutto nero con la scritta Ninja bus sul fianco. Sta attraversando il lago dirigendosi proprio verso il galeone. Non sarà la banda Fratelli giapponese?

Sullo sfondo il monte Fuji continua a rimanere in parte velato e nascosto dalle montagne.

È qui che riconosco l’ambientazione di un altro Anime: Evangelion. Anche se più recente, non ricordavo fosse ambientato proprio ad Hakone.

Scendiamo dal galeone, sempre con lo stesso biglietto prendiamo la funivia che ci porterà a 1000 metri di altitudine dove ci sono le fumarole di questo vulcano.

Durante la salita in funivia è impossibile non notare strisce di alberi morti fatti secchi dai gas. 


Il grande vulcano è dunque ancora attivo e nel 2015 ha fatto una piccola eruzione generando una piccola caldera in cui il fango ribolle tutt’ora. Dalle terrazze però non si riesce a vedere il fango bollente a causa dei vapori e del gas venefico che ne fuoriescono.

Io e Matteo ci avviciniamo il più possibile per vedere se si può salire più in alto ma la via è chiusa e può essere valicata solo accompagnati dalle guide.

Nella mezzoretta che abbiamo libera, visitiamo il piccolissimo museo geologico, per cui si paga la cifra simbolica di 100 yen.

Bello, anche se molto piccolo.

Poi prendo un paio di uova nere, che non sono dipinte e nemmeno covate da galline nere, bensì cotte con i vapori del vulcano. Non sono velenose, anzi, la leggenda vuole che mangiandone una ci si allunghi la vita di ben sette anni. Io ne ho mangiate due, tanto per stare tranquillo, sempre che invece di fare 7 + 7 = 14 l’effetto non sia l’opposto ovvero 7 – 7 = 0.

Non sono mai stato bravo in matematica.

Proseguiamo con un’altra funivia, stavolta scendendo sull’altro versante del vulcano, che ci porta ad una cablecar come la chiamano loro, ma è solo un trenino a cremagliera.

Scendiamo fino al capolinea dove troviamo la stazioncina del trenino che più tardi ci riporterà a valle.

Ora liberi tutti, giusto il tempo di mangiare qualcosa, poi si va al museo all’aperto Hakone Open-Air Museum.


Una breve camminata di dieci minuti e siamo dentro, o meglio, fuori nel museo. In un parco adagiato sul versante della montagna è stato creato questo museo d’arte bellissimo.

 

Davvero, non scherzo quando dico che non pensavo mi sarebbe piaciuto così tanto. Sarà stato per la qualità delle opere o forse perché è molto grande e le opere sono sparse per il parco e devi andare proprio a cercartele. È stato bello e divertente.

Ci sono artisti di ogni parte del mondo, anche italiani ovviamente. C’è pure un padiglione intero dedicato solo a Picasso, lo visito velocemente perché non è proprio il mio artista preferito, sarò un profano ma a me non piace molto…

In compenso mi perdo nelle emozioni generate dalle opere scoperte tra i viottoli, nel bosco, salendo la torre di vetri colorati, girando nel labirinto, passando tra giganteschi ciliegi in fiore, specchiandomi in bizzarre sculture che generano divertenti giochi di immagini.


Insomma, sarebbe da starci molto più tempo di quello che abbiamo, poco meno di due ore…

Senza rendercene conto il tempo vola letteralmente e dobbiamo correre alla stazioncina proprio mentre il trenino sta arrivando.


Mi precipito per primo dal capotreno, che è anche il guidatore e gli chiedo se il treno va ad Hakone. Io lo so che va in quella direzione, anche perché il percorso è obbligato, in questo modo cerco di prendere tempo per il gruppo che sta arrivando di corsa, ancora per strada.

Alla fine riusciamo a salire tutti e iniziamo la lenta pittoresca discesa verso la stazione finale.


Il trenino è piccolo e staremo in piedi tutto il tragitto. Non importa, il panorama è molto bello. Sembra quasi di stare sul trenino di Soprabolzano, più o meno la velocità è la stessa per le molte curve. Poco alla volta stiamo scendendo dalla montagna.

Ogni tanto ci fermiamo ad una stazione intermedia per aspettare il trenino in salita, che è sempre più nuovo del nostro. Meglio così, tutto rosso sembra quasi il trenino del…

L’occhio mi cade su una targa sopra la porta a vetri del guidatore. Sulla scritta in rilievo c’è proprio scritto “Trenino rosso del Bernina”.

Vuoi vedere che è uno dei trenini dismessi del Bernina???

In realtà no. La targa ha una lunga storia: la linea su cui stiamo viaggiando infatti è stata realizzata sfruttando lo stesso principio di adesione della famosa linea elvetica. C’è proprio un gemellaggio tra questa ferrovia e quella svizzera, fin dal 1979. Il treno su cui viaggiamo ha volutamente un design che richiama il trenino rosso, mentre in Svizzera usano la locomotiva 622 su cui ci sono caratteri giapponesi e la scritta Hakone, non che i colori del sole nascente.

Viaggiamo divertiti su questo pezzo di storia come se fossimo dei bambini sul trenino di Gardaland. Le sorprese non finiscono qui: quando la pendenza si fa troppa il trenino si ferma su un binario morto, il guidatore esce dalla cabina e va in coda al treno, che diventa testa.

Questo cambio si ripete due o tre volte, quindi arriviamo a destinazione e dispiace non poco dover scendere da questa macchina del tempo.

Qui però siamo in Giappone e non c’è spazio per fantasticare troppo, o meglio non c’è tempo perché c'è sempre un altro treno da prendere.

Arriviamo di corsa alla stazione e anche stavolta saltiamo tutti sul treno appena in tempo. Ora si torna a Tokyo.

Giunti a Tokyo il gruppo vuole andare a vedere il famoso incrocio che io e Cassandra abbiamo fatto ieri sera. Piove, ci rifugiamo dentro un centro commerciale dalle cui vetrate si può vedere in qualche modo l’incrocio dall’alto.

C’è un dibattito su cosa fare domani, visto che è prevista pioggia.

Sfortunatamente il dibattito si protrae troppo... Cassandra non ci sta più dentro e se ne va a cercare un bagno, che non trova, così io e lei torniamo di corsa a casa mentre gli altri vanno a cercare un ristorantino.

Domani è un altro giorno, vedremo cosa ci aspetta, da come è andato il finale di questo, credo sarà un giorno molto diverso dai precedenti.

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