L’inizio della serata non è incoraggiante: ci fanno la solita
presentazione, però effettivamente siamo gli unici presenti che c’erano anche
la sera prima...
Dopo l’intro ci spostiamo sul retro dove c’è il grande telescopio,
stavolta puntato sulla mezza luna del nostro satellite. Allora funziona! Dopo
aver ammirato la Luna con i suoi crateri che la fanno somigliare ad una
groviera grigio-bianco, usciamo in strada e ci incamminiamo verso i pratoni.
Memori di ieri sera, ci siamo coperti con una felpa, ma alla lunga
non basterà nemmeno questa.
Usciamo dal centro abitato e attraversiamo un campo e poi una
strada. Anche se è molto più buio rispetto a Roma, ancora non si vedono quelle
stellate sotto cui uno vorrebbe passare una serata disteso sull’erba a
chiacchierare.
Il motivo è sempre lui: il famigerato inquinamento luminoso.
Arriviamo a destinazione, a centro di un grande prato circondato
dal nulla, se non dai lontani alberi e le creste dei colli Albani, il buio è
quasi totale, quasi. C’è infatti una luce verso nord che rovina un po’ la
visione in quel settore del cielo, che neanche farlo apposta è proprio quello
dove ci sarebbe la cometa.
L’astronomo ci racconta che fino a settimana scorsa era ben
visibile a occhio nudo. Stasera invece non si vede nulla.
Mentre spiega le costellazioni io tento l’impossibile: fotografare
le stelle. Nonostante abbia una vecchia fotocamera, quasi sicuramente non
adatta a questo genere di foto, monto il treppiede, gli fisso la fotocamera, e ad essa il telecomando.
Imposto i settaggi al meglio delle sue possibilità e inizio a sparare a caso in
cielo. Risultato ovviamente negativo, nel senso che sono venute tutte nere come
un negativo.
Ci ho provato.
Mi godo allora la spiegazione della volta celeste, cercando di
intravedere anche la via Lattea, almeno finché il freddo diventa veramente
pungente ed è ora di tornare indietro.
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