Stavolta andiamo sul sicuro e ci veniamo accompagnati dalle nostre amiche dell’associazione L’Asino d’Oro, con numero chiuso, auricolari e mascherina.
Una visita da fare. Anche
se già ci eravamo stati, questa volta il giardino non è chiuso come nella
precedente occasione e scopriamo che è anche molto grande. Si sale infatti fino
alla casina del Piacere, che poi è un palazzo vero e proprio, in cui soggiornò
tra gli altri, il principe Carlo.
Un luogo magico, intanto perché anche se è una giornata calda
mantiene una temperatura primaverile, ma non solo.
Come dicevo questo luogo è magico, un po’ perché sembra
l’ambientazione perfetta per una storia fantasy, un po’ per il fresco e il
silenzio, ma anche per il sasso magico. Nascosto in questo sottobosco infatti,
mimetizzato tra le centinaia di massi grandi come case, ce ne è uno con una
particolare proprietà: nonostante sia grandissimo e pesantissimo, lo si può
spostare semplicemente per mezzo di un semplice bastone. Si chiama Sasso
Naticarello.
Purtroppo stavolta non riusciamo a trovarlo. Probabilmente fa
parte della sua magia l’essere mimetizzato, oppure ci sono troppe persone
sedute qua e là. In ogni caso decidiamo di lasciar perdere per questa volta,
tanto sono certo che ci torneremo. Per il futuro ho già in mente di fare un
paio di escursioni lunghe che includono questo luogo.
Decidiamo esplorare la faggeta seguendo il sentiero che traccia un
piccolo anello di circa due chilometri attorno alla cima del Monte Cimino.
Dopo un prima salita interessante, il percorso si mantiene sempre
in piano, e in ombra ovviamente.
Ci godiamo la passeggiata immersi in una pace che solo certe
montagne sono in grado di regalarti, quindi ci dirigiamo verso la prossima
meta, dove ho in serbo una sorpresa per Cassandra che non immagina cosa
l’aspetti. No, non le chiederò di sposarmi, anche perché so già che direbbe di
no… e se poi non dicesse di no… mi toccherebbe sposarla…
Dopo un sacrosanto caffè preso al bar del ristorante che sta
davanti all’ingresso della faggeta, riprendiamo il cammino in auto e in pochi
chilometri arriviamo al borgo medievale di Vitorchiano.
Ancora però non vedo la sorpresa per Cassandra, almeno fino a che
non troviamo una terrazza che si affaccia sulla valle sottostante e che ha
fatto da sfondo per l’arrivo di Brancaleone a Vitorchiano.
Dall’altra parte della valle però intravedo qualcosa, una statua,
anche se coperta in parte dalla vegetazione, attira la mia attenzione. Solo con
l’ausilio dello zoom della macchina fotografica la riconosco, è lei.
Riprendiamo l’auto e andiamo al cospetto della sorpresa per
Cassandra: un Moai!
L’unico Moai esistente e fatto al di fuori dell’isola di Pasqua.
Un fake Moai? Neanche per sogno.
Certo non è uno degli storici testoni che adornavano Rapa Nui,
alcuni dei quali portati via dagli “esploratori”. Questo è stato fatto ex-novo
da abitanti dell’isola cilena trent’anni fa utilizzando la tipica pietra
locale, scolpendola a mano per dargli la forma tipica degli antenati di Rapa
Nui.
Si tratta senza dubbio di uno scoop che secondo me nemmeno Giacobbo
ha ancora scoperto. Tiè, alla faccia di Kezzenger.
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