Ferragosto. Sarà dura trovare un posto isolato dalla massa di
gente che vuole festeggiare. Temo che per farlo dovremo sudare sette camicie.
La meta di oggi sono le cascate di Trevi sul fiume Aniene, poco distante dagli
Altipiani di Arcinazzo. Già mentre attraversiamo questa località turistica,
amatissima dai romani, capiamo subito che c’è troppa gente in giro. Solo per
attraversare in auto il piccolo centro ci mettiamo venti minuti.
Quando poi arriviamo nei pressi del fiume lo spettacolo è ancora
più inquietante. La strada è costellata di auto parcheggiate su entrambe i
lati. Sulle rive verdi del fiume si intravedono moltissime persone che stanno
preparando il barbecue. Proseguiamo lentamente sperando che vicino alla nostra
meta le auto scompaiano, ma più avanziamo e più la gente aumenta.
Quando arriviamo alla cascata, la strada è molto stretta. Non si
vedono spiagge o prati dove la gente possa fare picnic. Infatti ci bastano
cento metri per trovare un posto dove lasciare l’auto. Torniamo indietro e
scendiamo sul torrente, dove all’ombra troviamo qualche gruppo o famiglia che
ha preso posto in attesa di iniziare la scorpacciata. Noi seguiamo il corso del
fiume per un centinaio di metri, forse due, finché non arriviamo alla cascata. Fresca,
piccola, ma fresca. Ovviamente c’è gente, ma non tanta quanto avevo temuto. Lì
accanto c’è anche una struttura in pietra, pare che sia stata costruita sopra
alle rovine di una villa romana.
Ma il nostro Ferragosto non sarà qui. Ritorniamo sui nostri
passi e nei pressi del ristorante dove abbiamo parcheggiato, imbocchiamo un
sentiero sull’altro versante dell’Aniene. La strada è sterrata e grande
abbastanza per far passare un’auto, ma è chiusa da una sbarra. In ogni caso la
nostra idea era quella di camminare. Purtroppo il sentiero è prevalentemente al
sole, per cui sentiremo caldo anche se non ci facciamo troppo caso. Seguiamo il
corso del fiume e all’inizio lo sentiamo solo scorrere sotto di noi, poi
scendiamo e ci avviciniamo all’acqua, dove di tanto in tanto sentiamo qualche
gruppo di persone festeggiare. Sono arrivati anche qui. Difatti qualche auto
passa e finisce per parcheggiare lungo le radure che si aprono vicino al fiume.
Comunque stanno ben distanti, non avremo mai problemi.
Per tutto il percorso però sarò distratto, tentato dai frutti di
bosco. Per chilometri, su entrambi i lati del sentiero, ci sono rovi di more
che mi chiamano chiedendomi di assaggiarle. Io sono debole, ho bisogno di
sapere se sono buone, inoltre è l’ora della merenda mattutina.
Non sono tutte mature, diciamo che solo il 20 o 15 % lo è, ma
per me è più che sufficiente per camminare con una mano quasi sempre piena di
more mature da gustare.
Il sentiero va avanti per circa cinque chilometri, fino ad
un’antica Mola. Scendiamo per ispezionarla e goderci il fresco dell’ombra e
dell’acqua.
Poco più avanti troviamo l’ingresso di una grotta e ci fermiamo
a controllare la mappa. La mia idea iniziale era quella di continuare, il
sentiero infatti arriva fino a Subiaco, proprio nei pressi dei resti della
villa di Nerone.
Sfortunatamente avevo fatto male i calcoli perché da quel
punto ci sarebbero altri sei o sette chilometri, il che significa che alla fine
ne dovremmo fare 22 o 24 in totale. Considerando quanto fa caldo, ci
accomodiamo a mangiare il nostro panino e torniamo indietro. A Subiaco ci
andiamo in auto.
Recuperato il mezzo ci incamminiamo, ma appena prima di
arrivarci vediamo il cartello del Sacro Speco e facciamo questa piccola
deviazione. Questo santuario/eremo merita davvero una visita. Costruito
all’interno della montagna è diventato uno scrigno benedettino dove, tra i vari
affreschi eccezionali, uno in particolare raffigura San Francesco.
Anche se a
causa del Covid non è possibile visitare questa piccola saletta, raccontano che si tratta del ritratto più
somigliante esistente del santo.
Anche gli altri affreschi sono molto belli, ma ciò che colpisce
di più è come sia stato costruito il santuario, sfruttando i versanti della
montagna come pareti. Il risultato è una struttura unica.
Terminata la visita ci dirigiamo allora al santuario di Santa
Scolastica a Subiaco. Scolastica infatti era la sorella gemella di San
Benedetto da Norcia. Purtroppo il Covid ci impedirà di vedere quasi tutto il
santuario perché qui ci vivono ancora una ventina di monaci di una certa età,
al contrario del precedente dove di monaci ne erano rimasti solo quattro.
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