lunedì 12 ottobre 2020

Nepi - Necropoli Cavo di Zucchi - Via Amerina - Bunker Soratte

 

La terza tappa di questo viaggio alla riscoperta di luoghi ameni inizia con la città di Nepi. La conoscevo solo per l'acqua, nient’altro, per cui non avevo idea di cosa aspettarmi.

A meno di un’ora di macchina da casa siamo arrivati nel piccolo centro, dove il museo archeologico, sugli etruschi e la storia del borgo, si può visitare gratuitamente. Il museo è piccolo, ma già da tutte le necropoli descritte e che attorniano la città si capisce che il luogo era all’interno del territorio etrusco. Prima di partire alla ricerca delle loro tracce sul territorio, visitiamo la rocca dei Borgia. Siamo solo quattro persone, perfetto per il distanziamento. La rocca è ridotta ai minimi termini, però la torre è visitabile e la vista dalla sua cima è notevole, ci mostra tutta la città e ci indica le prossime mete che avevamo in programma di visitare: la cascata, che è vicinissima alla rocca, l'acquedotto e poi il monte Soratte, dove ci aspetta la visita guidata del bunker nel pomeriggio.

Scesi dalla torre ci godiamo il fresco delle cascate, quindi ci incamminiamo verso un piccolo tratto della via Francigena verso l’esterno della città. Il percorso del pellegrinaggio infatti scende dal paese verso un torrente coperto dagli alberi. Attraversato il ponticello di legno incontriamo le prime tracce degli etruschi. Il percorso ricomincia a salire la montagna dalla parte opposta del ruscello, ma invece del solito sentiero, ci si infila tra due costoni di roccia tufacea scavata, la tipica tagliata. 
Le alte mura fanno pensare ad un’altra epoca, un'altra atmosfera, un altro tempo. Il sentiero scavato nella roccia è breve, circa duecento metri, ma ci piace molto un po’ perché con l'ombra degli alberi che crescono sopra le pareti l'aria rimane fresca, ma anche per i colori verdi e marroni in cui siamo immersi.

Ritorniamo controvoglia sui nostri passi, giusto il tempo di dare un’occhiata all'acquedotto e poi ripartiamo alla volta della vicina necropoli di Cavo di Zucchi di cui ci ha parlato la guida del castello.

Pur essendo a pochi chilometri da Nepi sbagliamo strada al primo tentativo finendo in un canile il cui proprietario non ha mai sentito parlare della necropoli. La troveremo solo al secondo tentativo. Parcheggiamo su una strada sterrata e in dieci minuti a piedi siamo all'ombra delle frasche, in una via che non è proprio una tagliata come quelle che abbiamo visto in mattinata, sembra quasi una strada romana.

Infatti sui lati ci sono diverse tombe etrusche, spoglie e in condizioni abbastanza precarie, ma l'atmosfera è molto tranquilla e rinfrescante. Camminiamo per una mezz'ora fino ad arrivare a delle rovine che scendono verso un torrente. Grossi blocchi di pietra squadrata giacciono qua e là. Incuriositi dal sentiero che scende e risale dall'altra parte lo seguiamo per scoprire che le rovine erano parte di un antico ponte romano, il che significa che siamo finiti nel posto giusto, ovvero sulle tracce della via Amerina. Appena sopra ci sono anche due tombe etrusche interessanti. Sono le migliori di tutta la necropoli, sia come architettura che come grado di conservazione. 

Svoltato l'angolo ci troviamo finalmente di fronte all'antico selciato tipico delle strade romane, che in questo particolare caso è rimasto allo stato originale. Ai suoi lati ci sono molte tombe etrusche, ma probabilmente tante erano anche romane. La strada scavata tra le pareti disseminate di tombe non è molto lunga, circa duecento metri, ma merita di essere vista nonostante il caldo preso per arrivare qui.

Senza indugiare oltre ritorniamo lesti sui nostri passi, la giornata non finisce qui. Alle 17:30 abbiamo prenotato una visita guidata al bunker del Monte Soratte.

Situato nella montagna accanto al paese di Sant’Oreste, il bunker era stato inizialmente scavato da Mussolini all’interno del monte Soratte e poi trasformato dall’esercito tedesco nel loro quartier generale. Pare infatti che il Duce si fosse vantato della costruzione di una città fortificata e inespugnabile nel cuore di una montagna. I tedeschi allora, incuriositi e sospettosi, mandarono subito un aereo in segreto per verificare che la cosa non fosse solo una panzana. I dieci ispettori ne rimasero colpiti e tornarono con l’idea di prenderne possesso e trasformarlo nel loro quartier generale.

Così fu, almeno fino all’arrivo dell’esercito alleato che bombardò il bunker, senza però distruggerlo. Il bunker infatti penetra nel cuore della montagna con una quantità di gallerie per alcuni chilometri e nel punto più profondo arriva a circa trecento metri dalla superficie.

Nel bunker c’era di tutto perché doveva consentire ai soldati di vivere sottoterra senza impazzire, quindi oltre agli uffici, mense, cucine, bagni e dormitori, c’erano anche teatri, cinema, botteghe. Inoltre sulle pareti di ogni stanza erano disegnati delle finestre che cercavano di simulare un ambiente famigliare con l’idea che al di là delle finte finestre ci fosse uno spazio aperto e pieno di aria e luce, non centinaia di metri cubi di roccia. Per accedere a tale struttura è necessaria la prenotazione. A giudicare dal numero di persone del nostro gruppo, credo sia una visita molto popolare.

All’inizio della visita entriamo nella sala delle mappe dove sono le apparecchiature della seconda guerra mondiale e le mappe originali trovate dall’esercito americano e salvate dalla distruzione che i tedeschi hanno fatto di tutto ciò che c’era nel bunker quando sono scappati. Ci fanno accomodare su originali casse di granate, vuote ovviamente. Di granate a dire il vero ce ne sono esposte di diversi tipi. Sulle pareti campeggiano scritte in tedesco e in italiano come “Silenzio, qui l’aria è preziosa”.

Tutte le altre sale visitabili, relative al periodo della seconda guerra mondiale, sono vuote o inagibili per i bombardamenti subiti, inoltre questa è l’unica sala in cui si possono fare fotografie, in tutte le altre è vietato.

Camminiamo al fresco, nonostante fuori faccia un gran caldo, anzi devo anche mettere la felpetta col cappuccio.

Raccontano diverse leggende su questo bunker. Una riguarda uno strano personaggio che sembrava un mendicante, mentre poi si è rivelato essere un soldato alleato che ha avvertito gli abitanti del vicino paese di stare lontani dal bunker in un determinato giorno, quando avvenne il gigantesco bombardamento.

L’altra leggenda riguarda l’oro della Banca d’Italia. Sembra infatti che i tedeschi in fuga stessero trasportando l’oro trafugato dalla nostra banca e una parte sia andata persa. Persa sì, ma qui sul monte Soratte. Ovviamente non si è mai trovato, anche perché nessuno sa veramente dove sia stato “perso”. Pare ci sia ancora qualcuno che lo sta cercando.

Visitiamo la parte tedesca e ci addentriamo ancora più in profondità nella montagna, dove negli anni settanta lo stato italiano aveva iniziato i lavori per trasformare la struttura in un bunker antiatomico con la centrale di controllo. Da questa sala il capo dello stato poteva avere informazioni in tempo reale, cosa che oggi sarebbe normale, ma a quei tempi era il massimo della tecnologia.

Tanto per sperimentare l’ebrezza del comando, mi siedo sulla sedia del presidente, alla scrivania del presidente, con il telefono del presidente. Praticamente mi sento come al Norad del film War Games. Non del tutto soddisfatto, decido entrare nella parte: alzo la cornetta e  attacco l’Oceania con tre carrarmatini: “Portiamo la situazione a Defcon 2!”.

Poi ordino una margherita con doppia mozzarella di bufala.

Il bunker antiatomico in realtà non è mai stato completato. Ci fu solo un collaudo e poi venne abbandonato, non si sa perché. Azzardo un’ipotesi: al giorno d’oggi le attuali capacità offensive nucleari possono distruggere un bunker di questo tipo se non è settecento sotto metri la superficie. Qui siamo solo a metà.

Attraversiamo alcune sale arredate con materiali dismessi da vecchie caserme e disposte così per farci capire come si pensa che sarebbe stato utilizzato, con i dormitori, gli uffici, e tutto il resto. C’era anche l’ufficio privato del presidente.

Ci sarebbero molte altre cose da dire, forse è meglio lasciarle scoprire a chi vorrà visitare questo sito interessante. Inoltre fra un paio di mesi dovrebbero aprire al pubblico altri due chilometri e mezzo di bunker, visitabili tramite un trenino e, virus permettendo, credo che ci tornerò per completare il giro.

Nessun commento:

Posta un commento