Ultimo
giorno pieno a Marmaris. Questa mattina abbiamo un pochino più di
tempo perché la nave del pirata su cui abbiamo prenotato il nostro
posto parte alle 10,30.
Nonostante
non abbia dormito molto a causa delle discoteche, mi sono alzato alle
sette e sono uscito a correre. Il lungo mare è quasi sgombro e si
viaggia tranquilli anche senza troppa fretta. Arriverò fino in fondo
a Marmaris poi, dopo un po' di saliscendi all'ombra degli alberi,
torno indietro. Alla fine correrò solo otto chilometri, ma rimango
abbastanza soddisfatto, del resto sono in vacanza.
Dopo
doccia e colazione saliamo a bordo della nostra bagnarola e mi
accomodo al secondo piano, sulla coda. Accanto a me c'è un bizzarro
personaggio di una certa età, ricco di tatuaggi e con una bandana
rossa in testa. Un altro pirata! È lui a rompere il ghiaccio
indicando la mia maglietta che ha scritto sopra Copenhaagen.
"Copenhaagen?
I'm from Copenhaagen!"
È
danese! Un
pirata Danese? E’ un vichingo!
Sopreso
gli rispondo:
"Really?
I'm from Italy"
E
già qui l'entusiasmo del pirata scema un po'.
Mi
chiede se sono stato a Copenhaagen e nel frattempo si unisce alla
conversazione anche la figlia/nipote.
Gli
racconto che io non ci sono mai stato ma che ci vorrei andare. Il
livello d'attenzione dei danesi cala vistosamente, alche' provo a
raccontare che mia sorella Loriana col marito Sabino e la
meravigliosa nipotina Giorgia, ci sono stati la settimana scorsa e
che l'hanno trovata belliss...
Beeeeeeeeeeeeeeep
Segnale
piatto.
Carica
a 300!
Libera!
Per
fortuna interviene il capitan pirata che con la sua sola ingombrante
presenza li rianima.
Un
pirata buono.
Stiamo
navigando nella baia quando ci rendiamo conto che ci stiamo muovendo
molto lentamente. Inoltre non c'è la musica molesta che infesta
tutte le altre barche, barchette e barconi che ci superano. Il pirata
buono e corpulento tenta di rianimare le casse, ma stavolta non gli è
riuscito il secondo miracolo.
È
perfetto così.
Si
naviga lentamente senza altro rumore che il vento e il borbottio
della caffettiera nascosta nel motore.
Con
molta calma arriviamo alla prima caletta e ci buttiamo in acqua,
anche oggi abbastanza calda. Stavolta abbiamo il tempo di arrivare
fino a riva e Davide si porta anche la maschera. Difatti l'acqua è
limpida e usandola si vede tutto benissimo, perfino due calamari che
nuotano tranquilli sotto di noi.
Ripartiamo
spostandoci in un'altra caletta, altro bagno e poi via.
Nel
frattempo è arrivata l’ora di pranzo. Ci spostiamo tutti al primo
ponte e, seduti ai tavoli, sembra di essere in una vecchia taverna
con vista mare. Il piatto è identico a quello di ieri: fusilli al
pomodoro, stavolta caldi, insalata e cotoletta. Io e Alba ovviamente
chiediamo il vegetarian plate, uguale ma senza cotoletta.
Forse
un pochino più buono oggi, per lo meno la pasta. La location invece
è di gran lunga migliore: praticamente mangiamo affacciati sul mare.
Dopo
pranzo veniamo scaricati a green sea, una minuscola località sul
mare dove c'è tutto: l’acqua è limpida e magnifica, ma
soprattutto non c'è caos, non ci sono discoteche. Perfino russi e
inglesi sembrano ammaestrati.
Gironzoliamo
per negozi e poi una passeggiata sul bagnasciuga, tanto per
rilassarci e farci venire in mente che se fossimo venuti qui in hotel
ce la saremmo goduta un po' di più...
Risaliti
a bordo, notiamo che in porto stanno attraccando le altre navi, molto
rumorose. Scappiamo per l'ultima spiaggia con il vento in poppa.
Anche
questa fermata è in un posto paradisiaco in cui c’è solo una
barca con due simpatici olandesi che se la stanno godendo al sole. Ci
salutano anche sorpresi di avere compagnia. Noi li circumnavighiamo
nuotando fino alla riva. Ci rimarremo per un po’ a giocare sulla
spiaggia, poi come un’onda anomala iniziamo a sentire una musica
lontana che si avvicina: sono le altre navi di turisti. In poco tempo
siamo circondati.
Rientriamo
a bordo e lasciamo i simpatici olandesi in balia dei discotecari
naviganti.
Il
rientro è lento e tranquillo e qualcuno già inizia a pensare a cosa
lo aspetta a casa, per fortuna il discorso è ancora prematuro e non
dura troppo, la mente dei viaggiatori è ancora libera, per ora.
Sbarcati
a Marmaris, le donne più Davide e lo scoordinatore, che non si può
lasciar sfuggire un hammam a soli due euro, vengono inscatolati in un
pulmino che li porterà al trattamento. Invece i reduci, ovvero Io,
Andrea, Pietro e Belin, ci buttiamo in cerca di un posticino
tranquillo per trascorrere l'ultima serata al mare.
Dopo
una doccia rinfrescante ci dirigiamo verso il porto per individuare
la via d'accesso al castello che ne domina la vista.
Scovato
un pertugio dietro i ristoranti sul lungo mare, ci ritroviamo in un
mondo completamente differente dalla Marmaris caotica, glamour e
discotecara. Sembra di essere in un isoletta greca, fatta di casette
bianche, sovrapposte una all'altra e separate solo da viottoli
tortuosi ma pittoreschi, con le buganville che colorano assieme a
qualche finestrella a volte gialla a volte azzurra.
Seguendo
le indicazioni dei cartelli saliamo verso l'alto e troviamo un
posticino fantastico che domina tutta la baia. Qui si intravede come
poteva essere questo posto qualche anno fa.
Ci
sediamo a gustarci un'ottima birra assaporando il tramonto alle
nostre spalle. Non contenti ne prendiamo un'altra e poi, un pò
barcollanti, scendiamo per andare in hotel.
Sul
lungo mare troveremo le donne che sono tornate dall'Hammam e ne hanno
un paio da raccontare niente male.
In
pratica è stato molto veloce e turistico, simile a quello fatto a
Goreme, solo che per qualche donna del gruppo c'è stato un tentativo
di adescaggio da parte dei massaggiatori... turismo si, ma di un
altro tipo...
E
ho detto tutto!
Ci
doveva essere un motivo se un hammam costava solo due euro...
Dopo
cena ci facciamo accompagnare dalle donne al posticino segreto e
tutti assieme prendiamo una gigantesca spremuta d'arancia a testa.
Al
ritorno avremo l'infelice idea di inoltrarci troppo nelle vie delle
discoteche, come dire via della perdizioni.
La
musica è assordante, che ci starebbe anche in una discoteca, ma qui
la cosa è diffusa praticamente in tutto il quartiere, tristemente
trasformato in una tecno gomorra unza unza time.
E'
turismo anche questo, per carità, ma non è il mio genere...
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