domenica 12 ottobre 2014

Turkolento - quarto giorno


E' l'ultimo giorno che passiamo ad Istanbul. Un pò mi spiace, ma sono anche contento di poter andare in quel posto magico chiamato Cappadocia.
La prima tappa del giorno è la chiesa bizantina di san salvatore in Chora. Consultando la mia mappa si vede che è vicina al nostro hotel. Ci incamminiamo lungo le mura bizantine, che una volta cingevano tutto il corno d'oro e se ne poteva percorrere l'intero perimetro su un sentiero senza tempo. Oggi le mura sono state circondate, attraversate e sormontate da case, strade e costruzioni varie. Notiamo subito che quasi tutte le abitazioni, dalle villette ai mini condomini, oltre alla recinzione, di capitolato hanno anche il filo spinato. In Italia ci accontentiamo dell'allarme.
La chiesa di san salvatore è molto piccola ma molto bella. I mosaici, pur rovinati dal tempo e dai vandali, sono ancora spettacolari.

Terminato il breve giro, Margherita, fotografa torinese, supportata dall'immancabile amica Mariagrazia, suggeriscono di recarci alla prossima tappa attraversando il quartiere poco turistico di fatih. Giusto per vedere un pò di vera vita turkolenta. Effettivamente non c'è molto da vedere, così lo attraversiamo senza perderci troppo tempo.
Le torinesi, non troppo soddisfatte, propongono un'altra deviazione: un'altra chiesa bizantina nel quartiere ottomano.
Lungo la strada ci fermiamo a bere il famoso caffè turco in un localino all'aperto niente male.
Il caffè, tanto decantato, non mi sembra così buono, ma forse sono io che pur avendo atteso i cinque fisiologici minuti di decantazione per farlo depositare, non ci sono abituato.


Ripartiamo e lungo la strada si scorge un pezzo dell'acquedotto romani di Valente, un tempo fonte d'acqua potabile che andava a depositarsi anche nella basilica cisterna.
Giunti alla moschea di Zeyreki la delusione non e' poca: tutto ciò che era bizantino è stato trasformato e ricoperto dalla semplicità e l'essenzialità della moschea.
Per fortuna la giornata è ancora lunga e, rimesso lo zaino in spalla, riattraversiamo la città alla volta di Sultanhamet per vedere il museo di arte islamica, che troviamo chiuso, quello dei mosaici, piccolo ma carino, e il mastodontico museo archeologico.
La visita di quest'ultimo museo è ricca di storia, preistoria ed arte. Suddivisa in quattro padiglioni, due dei quali su tre o quattro piani, risulta molto bella, ma estremamente estenuante. Alla fine io e Andrea, l'unico superstite del gruppo che non ho smarrito tra i reperti, ne usciamo talmente ubriachi che facciamo fatica a stare in piedi. Preso possesso di una panchina ci togliamo le scarpe lasciando prendere aria ai piedi ormai sfatti. Andrea si mette perfino a fare stretching.
Per cena torniamo dalle parti del mercatino dietro la moschea blu. Mangeremo all'aperto in un localino dove suonano e ballano uno spettacolo dei Dervisci. Non a tutti piace, anzi, a qualcuno provoca un po' di fastidio e noia. A me ricorda vagamente certi pezzi dei Porcupine tree, per cui si, mi è piaciuto. Soprattutto quando Mariagrazia e Margherita hanno preso un narghilè offrendo boccate di vapore aromatizzato alla mela a tutti.
Per fortuna che da domani si mangerà a buffet in hotel, perché anche questa sera lo scoordinatore ha pensato per se ordinando un menù a lui gradito, mentre a me, Alba e stavolta anche Margherita e Isabella, hanno lasciato degli antipasti dei pancake, una specie di piadina ripiena di formaggio e spinaci.

Nessun commento:

Posta un commento