Ci
svegliamo nel convento, dopo il richiamo dell'imam alle 5:30, con un
cielo blu e limpido. Dalla finestra si vede benissimo il vulcano
Hasan che ieri aveva la cima coperta dalle nuvole.
Al
contrario della sera precedente, che avevamo mangiato bene, la
colazione è stata molto minimale, quasi monacale. Del resto eravamo
in un monastero.
Saltiamo
sul furgone e ci dirigiamo a Konya. Lungo la strada ci fermiamo in un
caravan serraglio, un'antica fortezza in cui si fermavano le carovane
che dall'Anatolia andavano in Iran. I caravanserragli erano costruiti
a sessanta chilometri tra loro, distanza che una carovana poteva
percorreva ogni giorno. La fortezza è ancora integra ben conservata.
Entrando nel cortile si nota subito nel mezzo una struttura quadrata
che veniva usata anche come moschea.
Sulla
sinistra c'erano delle grandi stanze in cui i carovanieri dormivano
d'inverno. In estate invece stavano sotto le ampie arcate sulla
destra del cortile assieme alle loro merci. I cammelli stavano
all'aperto nel cortile, mentre d'inverno venivano messi in una
immensa struttura con alti soffitti ad archi, costellata da ampie
colonne. Sembra di stare in una cattedrale.
Ripartiamo
alla volta di Konya salutando definitivamente la Cappadocia. La città
patria di Mevlana, il fondatore dei Dervisci, non è meta turistica,
ma di pellegrinaggio. Qui turisti ce ne sono pochissimi e pare non
siano visti benissimo, difatti è la città più conservatrice della
Turchia che incontreremo. Gli sguardi alle donne non molto coperte
non sono certo benevoli, ma oltre a questo non succede nulla di
eclatante, anche quando ci dividiamo e il mio gruppo finisce al
bazar, un semplice mercato all'aperto in cui non si vede un solo
turista. Prima di questo avevamo visitato il museo di Mevlana, ma
devo dire che è stato piuttosto deludente. La parte più bella della
visita diventa una rilassante spremuta d'arancia bevuta all'ombra
degli alberi del parco Alaaddin, sulla collina al centro della città.
Rientriamo in hotel, non male anche questo 4 stelle, che forse
risente di un cambio più favorevole rispetto alle stelle italiane:
sfiora le tre.
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