lunedì 20 ottobre 2014

Turkolento - dodicesimo giorno

Primo giorno di mare a Marmaris. Dopo una colazione veloce e un pò scarsa, saltiamo sul furgone che ci porta alla Barkas, un battellone di tre piani su cui sono già disposti molti turisti. Ci stabiliamo sul ponte più alto dove le donne prendono posto sui materassini in attesa del sole. Il tempo non sembra il massimo, c'è una foschia tremenda e quasi non si vede l'altro capo della baia. Non è proprio il caicco che lo scoordinatore ci aveva promesso, ma almeno è un mezzo per cambiare aria. Dopo nemmeno un'ora di navigazione ci fermiamo per il primo bagno a paradise beach, una caletta dove l'acqua è limpida e abbastanza calda. Il bagno non è affatto male, anche se non si può scendere fino a riva, il tempo è poco e infatti ripartiamo subito. Verso le undici e mezza arriva pure l'ora del pranzo, va be tanto io avevo già fame. A tutti viene dato un piatto di fusilli al pomodoro, abbastanza insapore e freddi, un pezzo di pane, un insalata, buona ed una cotoletta di qualcosa che dovrebbe essere pollo. Io e Alba chiediamo un piatto vegetariano: ci tolgono la cotoletta e aumentano un pochino la pasta. Non fa una piega.
Un'ora più tardi ci sbarcano su un pontile galleggiante dove saliremo su delle barchette a motore. Ci serviranno per navigare nella palude di giunchi dove vive una particolare specie di granchi blu ed i loro predatori, le tartarughe careta careta. Per vedere le tartarughe fanno allineare tutte le barchette e lanciano in acqua una lenza alla cui estremità c'è un granchio blu. Basta poco per farne emergere una, peccato che la nostra barchetta si incagli nei giunchi e venga coperta dalle altre, in pratica non riusciamo a vedere granché, nemmeno un granchio. Dopo la dimostrazione ci trainano fuori dai giunchi per scaricarci sulla spiaggia delle tartarughe. Pare che vengano su questo grande lembo di sabbia a depositare le loro uova. Effettivamente un nido c'è ma tutti noi ci buttiamo in mezzo alle onde che si infrangono sulla spiaggia. Mi sembra di essere tornato bambino, quando passavo l'estate tra le onde liguri di Alassio. Ci divertiamo così tanto che in un attimo arriva il momento di ripartire.

Le barchette, a suon di musica disco, molto snervante, si infilano tra i giunchi. Navigheremo in questa palude per circa mezz'ora, fino ad arrivare sotto alle tombe Licia, risalenti a 2500/2800 anni fa. Scolpite nella roccia in un modo che ricordano Petra, alla lontana, sono uno spettacolo. Pare che la civiltà Licia sia stata la prima ad utilizzare il denaro in questa zona dell'Asia, per questo motivo sembra fossero ricchissimi. Ora non rimane più niente ad eccezione delle tombe, i tesori che qui abbondavano sembra siano stati trafugati da inglesi e francesi del corso dell'ultimo secolo.
Fotografate le tombe in ogni loro angolo, sempre dalla barchetta, veniamo scaricati a riva dove, con fare militaresco ci conducono alla vasca del fango.

Entrarvi non è molto piacevole: si affonda con le gambe in una massa melmosa che puzza di zolfo. Spalmarsi il fango addosso però è divertente. In poco tempo mi ritrovo infangato dalla testa ai piedi.
Al rientro, mentre siamo ancora nelle paludi, il nostro barchino tira gli ultimi sussulti e ci lascia in balia delle correnti, veniamo allora trasbordati su una altra imbarcazione più grande che riporterà sulla grande Barkas.
Da qui il rientro sarà tutta una tirata fino a Marmaris. Per fortuna si alza un po’ di vento che spazza via la foschia, rendendo il panorama fino a terra molto più piacevole.
Anche Marmaris senza troppa umidità e foschia sembra meglio.
Prima di rientrare ci fermiamo in porto per confermare la gita di domani con il capitan pirata che ci ha promesso oltre all’escursione anche l’hammam.
A cena stavolta troviamo qualcosa di meglio, anche perché siamo scesi prima delle russe e delle inglesi, praticamente delle tabularasa dei self service.
La serata è abbastanza fresca e consente un nuovo giro di esplorazione, stavolta sull’altro lato del lungo mare, quello verso il Grand Bazar.
Come nelle altre città è coperto e sempre aperto.
Penso che sia arrivato il momento di fare acquisti ma poi ci si perde in chiacchiere, e poi ci si perde pure di vista. Questi Bazar sono capaci di fagocitare i turisti con la velocità delle russe al buffet dei wurstel.

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