Primo
giorno di mare a Marmaris. Dopo una colazione veloce e un pò scarsa,
saltiamo sul furgone che ci porta alla Barkas, un battellone di tre
piani su cui sono già disposti molti turisti. Ci stabiliamo sul
ponte più alto dove le donne prendono posto sui materassini in
attesa del sole. Il tempo non sembra il massimo, c'è una foschia
tremenda e quasi non si vede l'altro capo della baia. Non è proprio
il caicco che lo scoordinatore ci aveva promesso, ma almeno è un
mezzo per cambiare aria. Dopo nemmeno un'ora di navigazione ci
fermiamo per il primo bagno a paradise beach, una caletta dove
l'acqua è limpida e abbastanza calda. Il bagno non è affatto male,
anche se non si può scendere fino a riva, il tempo è poco e infatti
ripartiamo subito. Verso le undici e mezza arriva pure l'ora del
pranzo, va be tanto io avevo già fame. A tutti viene dato un piatto
di fusilli al pomodoro, abbastanza insapore e freddi, un pezzo di
pane, un insalata, buona ed una cotoletta di qualcosa che dovrebbe
essere pollo. Io e Alba chiediamo un piatto vegetariano: ci tolgono
la cotoletta e aumentano un pochino la pasta. Non fa una piega.
Un'ora
più tardi ci sbarcano su un pontile galleggiante dove saliremo su
delle barchette a motore. Ci serviranno per navigare nella palude di
giunchi dove vive una particolare specie di granchi blu ed i loro
predatori, le tartarughe careta careta. Per vedere le tartarughe
fanno allineare tutte le barchette e lanciano in acqua una lenza alla
cui estremità c'è un granchio blu. Basta poco per farne emergere
una, peccato che la nostra barchetta si incagli nei giunchi e venga
coperta dalle altre, in pratica non riusciamo a vedere granché,
nemmeno un granchio. Dopo la dimostrazione ci trainano fuori dai
giunchi per scaricarci sulla spiaggia delle tartarughe. Pare che
vengano su questo grande lembo di sabbia a depositare le loro uova.
Effettivamente un nido c'è ma tutti noi ci buttiamo in mezzo alle
onde che si infrangono sulla spiaggia. Mi sembra di essere tornato
bambino, quando passavo l'estate tra le onde liguri di Alassio. Ci
divertiamo così tanto che in un attimo arriva il momento di
ripartire.
Le
barchette, a suon di musica disco, molto snervante, si infilano tra i
giunchi. Navigheremo in questa palude per circa mezz'ora, fino ad
arrivare sotto alle tombe Licia, risalenti a 2500/2800 anni fa.
Scolpite nella roccia in un modo che ricordano Petra, alla lontana,
sono uno spettacolo. Pare che la civiltà Licia sia stata la prima ad
utilizzare il denaro in questa zona dell'Asia, per questo motivo
sembra fossero ricchissimi. Ora non rimane più niente ad eccezione
delle tombe, i tesori che qui abbondavano sembra siano stati
trafugati da inglesi e francesi del corso dell'ultimo secolo.
Fotografate
le tombe in ogni loro angolo, sempre dalla barchetta, veniamo
scaricati a riva dove, con fare militaresco ci conducono alla vasca
del fango.
Entrarvi
non è molto piacevole: si affonda con le gambe in una massa melmosa
che puzza di zolfo. Spalmarsi il fango addosso però è divertente.
In poco tempo mi ritrovo infangato dalla testa ai piedi.
Al
rientro, mentre siamo ancora nelle paludi, il nostro barchino tira
gli ultimi sussulti e ci lascia in balia delle correnti, veniamo
allora trasbordati su una altra imbarcazione più grande che
riporterà sulla grande Barkas.
Da
qui il rientro sarà tutta una tirata fino a Marmaris. Per fortuna si
alza un po’ di vento che spazza via la foschia, rendendo il
panorama fino a terra molto più piacevole.
Anche
Marmaris senza troppa umidità e foschia sembra meglio.
Prima
di rientrare ci fermiamo in porto per confermare la gita di domani
con il capitan pirata che ci ha promesso oltre all’escursione anche
l’hammam.
A
cena stavolta troviamo qualcosa di meglio, anche perché siamo scesi
prima delle russe e delle inglesi, praticamente delle tabularasa dei
self service.
La
serata è abbastanza fresca e consente un nuovo giro di esplorazione,
stavolta sull’altro lato del lungo mare, quello verso il Grand
Bazar.
Come
nelle altre città è coperto e sempre aperto.
Penso
che sia arrivato il momento di fare acquisti ma poi ci si perde in
chiacchiere, e poi ci si perde pure di vista. Questi Bazar sono
capaci di fagocitare i turisti con la velocità delle russe al buffet
dei wurstel.
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