mercoledì 15 ottobre 2014

Turkolento - settimo giorno

Sono le sette, in cielo ci sono poche nuvole e la temperatura è gradevole. Per le strade di Avanos non c'è nessuno e corrervi a fianco è un vero piacere. Soprattutto quando mi lascio la città alle spalle e mi dirigo verso Zerve e Goreme. Ipnotizzato dalle mongolfiere che galleggiano sopra di me nell'aria, le seguo attraversando un deserto silenzioso e quasi alieno che mi lascia però delle sensazioni di famigliarità.



Ci sono grosse nuvole in cielo e alcune mongolfiere ne sono circondate. Evidentemente ci è andata bene ieri, oggi non ci saremmo goduti la vista e lo spettacolo a cui abbiamo potuto assistere.
Raggiunto e superato lo svincolo per Zerve, me ne torno indietro, non voglio sforzare troppo i miei reni, così arriverò a fare solo otto chilometri.
Dopo una buona colazione iniziamo la visita dal punto più alto della Cappadocia, il castello di Uchisar, 1400 metri. Il picco di tufo scavato da decine di stanze e visibile da ogni punto della Cappadocia centrale, fu usato come difesa contro le incursioni arabe.
Scesi dal castello andiamo alla valle dell'amore per un paio d'ore abbondanti di sano trekking. Il posto viene chiamato cosi non tanto perché le coppie che ci entrano si innamorano, quanto per le curiose forme che il tempo, il vento e la pioggia hanno modellato in milioni di anni.


Molto bello passeggiarci attraverso, anche se al sole fa un pò caldo, il trekking non risulta molto faticoso.
Dopo la bella camminata facciamo una visita a Goreme, piccola cittadina turistica con un mercatino e molti b&b ricavati dalle case scavate nel tufo, molto carina. Terminato il giro ripartiamo alla volta di Zerve, una piccola valle argillosa in cui dei monaci ortodossi avevano cercato rifugio dalle invasioni ottomane. Qui i monaci hanno scavato centinaia di stanze e molte chiese, lasciandoci, nonostante i danni del tempo, uno spettacolo meraviglioso. Il sito non è completamente visitabile a causa di totale assenza di manutenzione, ma per quello che rimane da esplorare è necessaria un'ora e mezza abbondante forse due.


Molto bello, anche qui sembra di essere su un altro pianeta.
Sorpresi e contenti dallo spettacolo argilloso, ci spostiamo di un paio di chilometri per visitare i famosi camini delle fate. Formazione geologica unica che sembra essere costituita da tre tipi di rocce differenti, erose a loro volta con effetti particolari. Ne risultano i cosiddetti camini delle fate. Fantastici. Spaziali.
E' Andrea, altrimenti detto il sultano, che ha l'illuminazione: pare che qui ci abbiano girato il primo film di guerre stellari!!!
Nooooo!
Ha proprio ragione, riconosco l'ambientazione di alcune scene iniziali di episodio IV, il pianeta Tatooine.
Tornati in fretta e furia all'hotel, ritroviamo quel simpaticone di Tolga le mani dal culo, che ci carica e ci riporta a Goreme per fare l'hammam.
Indossato il costume ci spalmano un intruglio verde in faccia. Il simpatico pittore turco con me si fa prendere dall'ispirazione e mi spalma anche tutta la crapa pelata. Per questo mi prenderà in giro pretendendo un extra. Siamo quattro uomini del gruppo, io Andrea detto il sultano, Riccardo detto Belin e Davide il figlio ventunenne dei coniugi torinesi, il talloncino.
Completata la pittura facciale ci danno un asciugamano e ci spediscono nella sauna a settanta gradi. Io sono il più piccolo e minuto, ma ho sempre sofferto il caldo. Inoltre nel giro di poco entrano altre persone rendendo lo spazio completo. Nonostante sia, assieme a Davide, il più magro, inizio a sudare copiosamente. Anche la maschera di fango non regge e sciogliendosi mi impedisce di tenere gli occhi aperti. Una tortura lenta e asfissiante. Il bello è che c'è gente che non suda nemmeno.
Ma come fanno?
Quando vengono a prendere la prima persona per iniziare il trattamento, io sono quasi al limite. E' però Andrea che vede la clessidra terminare il suo conteggio e se ne esce. Barcollante lo seguo subito onde evitare di svenire.
Poco a poco l'aria fresca mi restituisce alla vita, anche Belin e Davide escono e senza perdere tempo ci spediscono sotto la doccia. In un paio di minuti siamo sotto le mani dei turchi.
Simpatici. Ci sciacquano, ci sciolgono, ci insaponano, ci massaggiano, ci risciacquano.
Non dura molto, ma è comunque molto rilassante. Soprattutto per Davide che quando il suo "uomo", un colosso con una pancia enorme e due mani ancora più grandi, inizia a massaggiarlo. Il ragazzo era stato molto teso fino a quel momento, poi si è sciolto così tanto dal lasciarsi scappare dei versi ambigui del tipo
Aaaaaaahhhh, oooooooohhhhhh, uuuiihhhh, iaaaaahhh.
Oltre a Riccardo che osserva tutta la scena sbellicandosi, anche il nerboruto massaggiatore sembra divertirsi parecchio, tanto che inizia a calcare un po' più la mano. Dopo aver atteso le sei donne per più di mezz'ora, sembra che per loro ci fosse una fila infinita, torniamo in hotel a gustarci un'altra ottima cena.

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