Sono
le sette, in cielo ci sono poche nuvole e la temperatura è
gradevole. Per le strade di Avanos non c'è nessuno e corrervi a
fianco è un vero piacere. Soprattutto quando mi lascio la città
alle spalle e mi dirigo verso Zerve e Goreme. Ipnotizzato dalle
mongolfiere che galleggiano sopra di me nell'aria, le seguo
attraversando un deserto silenzioso e quasi alieno che mi lascia però
delle sensazioni di famigliarità.
Ci
sono grosse nuvole in cielo e alcune mongolfiere ne sono circondate.
Evidentemente ci è andata bene ieri, oggi non ci saremmo goduti la
vista e lo spettacolo a cui abbiamo potuto assistere.
Raggiunto
e superato lo svincolo per Zerve, me ne torno indietro, non voglio
sforzare troppo i miei reni, così arriverò a fare solo otto
chilometri.
Dopo
una buona colazione iniziamo la visita dal punto più alto della
Cappadocia, il castello di Uchisar, 1400 metri. Il picco di tufo
scavato da decine di stanze e visibile da ogni punto della Cappadocia
centrale, fu usato come difesa contro le incursioni arabe.
Scesi
dal castello andiamo alla valle dell'amore per un paio d'ore
abbondanti di sano trekking. Il posto viene chiamato cosi non tanto
perché le coppie che ci entrano si innamorano, quanto per le curiose
forme che il tempo, il vento e la pioggia hanno modellato in milioni
di anni.
Molto
bello passeggiarci attraverso, anche se al sole fa un pò caldo, il
trekking non risulta molto faticoso.
Dopo
la bella camminata facciamo una visita a Goreme, piccola cittadina
turistica con un mercatino e molti b&b ricavati dalle case
scavate nel tufo, molto carina. Terminato il giro ripartiamo alla
volta di Zerve, una piccola valle argillosa in cui dei monaci
ortodossi avevano cercato rifugio dalle invasioni ottomane. Qui i
monaci hanno scavato centinaia di stanze e molte chiese, lasciandoci,
nonostante i danni del tempo, uno spettacolo meraviglioso. Il sito
non è completamente visitabile a causa di totale assenza di
manutenzione, ma per quello che rimane da esplorare è necessaria
un'ora e mezza abbondante forse due.
Molto
bello, anche qui sembra di essere su un altro pianeta.
Sorpresi
e contenti dallo spettacolo argilloso, ci spostiamo di un paio di
chilometri per visitare i famosi camini delle fate. Formazione
geologica unica che sembra essere costituita da tre tipi di rocce
differenti, erose a loro volta con effetti particolari. Ne risultano
i cosiddetti camini delle fate. Fantastici. Spaziali.
E'
Andrea, altrimenti detto il sultano, che ha l'illuminazione: pare che
qui ci abbiano girato il primo film di guerre stellari!!!
Nooooo!
Ha
proprio ragione, riconosco l'ambientazione di alcune scene iniziali
di episodio IV, il pianeta Tatooine.
Tornati
in fretta e furia all'hotel, ritroviamo quel simpaticone di Tolga le
mani dal culo, che ci carica e ci riporta a Goreme per fare l'hammam.
Indossato
il costume ci spalmano un intruglio verde in faccia. Il simpatico
pittore turco con me si fa prendere dall'ispirazione e mi spalma
anche tutta la crapa pelata. Per questo mi prenderà in giro
pretendendo un extra. Siamo quattro uomini del gruppo, io Andrea
detto il sultano, Riccardo detto Belin e Davide il figlio ventunenne
dei coniugi torinesi, il talloncino.
Completata
la pittura facciale ci danno un asciugamano e ci spediscono nella
sauna a settanta gradi. Io sono il più piccolo e minuto, ma ho
sempre sofferto il caldo. Inoltre nel giro di poco entrano altre
persone rendendo lo spazio completo. Nonostante sia, assieme a
Davide, il più magro, inizio a sudare copiosamente. Anche la
maschera di fango non regge e sciogliendosi mi impedisce di tenere
gli occhi aperti. Una tortura lenta e asfissiante. Il bello è che
c'è gente che non suda nemmeno.
Ma
come fanno?
Quando
vengono a prendere la prima persona per iniziare il trattamento, io
sono quasi al limite. E' però Andrea che vede la clessidra terminare
il suo conteggio e se ne esce. Barcollante lo seguo subito onde
evitare di svenire.
Poco
a poco l'aria fresca mi restituisce alla vita, anche Belin e Davide
escono e senza perdere tempo ci spediscono sotto la doccia. In un
paio di minuti siamo sotto le mani dei turchi.
Simpatici.
Ci sciacquano, ci sciolgono, ci insaponano, ci massaggiano, ci
risciacquano.
Non
dura molto, ma è comunque molto rilassante. Soprattutto per Davide
che quando il suo "uomo", un colosso con una pancia enorme
e due mani ancora più grandi, inizia a massaggiarlo. Il ragazzo era
stato molto teso fino a quel momento, poi si è sciolto così tanto
dal lasciarsi scappare dei versi ambigui del tipo
Aaaaaaahhhh,
oooooooohhhhhh, uuuiihhhh, iaaaaahhh.
Oltre
a Riccardo che osserva tutta la scena sbellicandosi, anche il
nerboruto massaggiatore sembra divertirsi parecchio, tanto che inizia
a calcare un po' più la mano. Dopo aver atteso le sei donne per più
di mezz'ora, sembra che per loro ci fosse una fila infinita, torniamo
in hotel a gustarci un'altra ottima cena.
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