giovedì 9 ottobre 2014

Turkolento - primo giorno



Avventure nel mondo, un'altra volta. Anche in questa occasione il viaggio, come per il cammino di santiago, non ha le classiche caratteristiche dei viaggi di avventure. Anche qui non dobbiamo organizzarci strada facendo. In questo caso sono già stati prenotati tutti gli hotel, gli spostamenti in treno, pulmino ed aereo. Ad Istanbul alloggeremo perfino in un hotel a cinque stelle. Sarò io che attraggo le eccezioni?
Partiamo da Milano con un orario fantastico, appuntamento in aeroporto alle 9 di mattina, decollo alle 11. Atterraggio alle 14:30, che col fuso diventano subito 15:30.
Con me ci sono la famiglia di Torino che chiameremo per comodità I Tallons (in realtà famiglia Tallone), e sono Mariagrazia, Davide figlio ventunenne e Pietro. Di costui noto subito una certa somiglianza fisica con mio padre e, soprattutto, va segnalato che è un miracolato: guarito dal terribile morbo della juventinità per abbracciare il più simpatico colore granata. Si, avete capito bene, pare ci sia una cura anche per questa bruttissima malattia. Speriamo che si possa commercializzare presto.
Poi c'e Margherita, anch'essa di Torino, Riccardo di Genova e Andrea di Milano. Costui insospettisce molto per la sua parlata: spiccato accento romano... Difatti dopo averci scambiato qualche parola scopro che è un capitolino emigrato per lavoro a Milano. Il resto del gruppo parte da Roma, ci troveremo direttamente ad Istanbul.
Il volo è perfetto e l'atterraggio pure. All'uscita dell'aeroporto troviamo Adil dell'agenzia "Allegro turco" e, subito dopo, gli altri viaggiatori di roma: Fabio, il capogruppo, Daniela, Alba, Isabella e Lucilla.
Senza perdere troppo tempo saltiamo sul pulmino e partiamo alla volta dell'hotel.
E' qui che parlando Riccardo trovo l'idea del titolo di questo diario di viaggio
"Belin, io ho viaggiato tanto e a me piace proprio vedere le zone più turbolente, truculente perfino".
Io capisco Turkolente ed il gioco è fatto, diritti depositati alla siae e chi sé visto sé visto.
Per essere coerente cercherò di essere il più turkolento possibile in questa vacanza, senza stress, senza problemi.


Arrivati in hotel ci troviamo di fronte qualcosa di veramente inusuale per essere una base di avventure. Un albergo cinque stelle. Anche se sono cinque stelle turche, andrebbe applicato il cambio di 2.85, sempre cinque stelle sono.
Le camere sono grandi ed il bagno pure. C'è da dire che la doccia ha un finestrone di un metro e mezzo che si affaccia sulla camera. C'è la tendina che si chiude, ma mi vien da dire: mammaliturchi...

In attesa del primo breafing scopriamo che in albergo c'è un matrimonio, oppure un battesimo o qualcosa di simile e corrispondente della religione islamica, non si capisce molto bene. Fatto sta che in albergo iniziano ad arrivare figure bizzarre vestite in modo appariscente.
Una moda alla turca.
Dopo la riunione abbastanza tranquilla in cui definiamo la cassiera, Daniela che lavora proprio al Monte dei Paschi di Siena, approntiamo la cassa comune, Fabio ci racconta un paio di cose sul programma e siamo pronti.
Ci dirigiamo in taxi verso il ponte di Galata, gremito di pescatori che pescano gli sgombri e le sardine da vendere ai ristoranti sotto il ponte. Sotto di esso infatti, su entrambi i lati, ci sono decine di ristoranti di pesce.
Primo problemino: il taxi ha una guida molto sportiva, nel senso che sembra di essere in auto con Bud Spencer e Terence Hill nella scena iniziale del film "altrimenti ci arrabbiamo".
In mezzo ad un traffico tremendo, taglieremo la strada a svariate auto, motorini, camion, autobus, tram e imboccheremo una ciclabile contromano. Per essere tranquilli nella nostra collezione turistica di infrazioni non ci facciamo mancare un incursione nella zona pedonale dove, non so come, non siamo riusciti ad investire nessuno. Giunti al ponte io, Riccardo, Daniela ed Isabella, veniamo scaricati in mezzo ad una bolgia di gente. Degli altri due taxi nessuna traccia. Inizia così la ricerca della compagnia perduta.
Passeremo un'ora a cercare tracce degli altri come dei boshimani, proviamo perfino a mandare un messaggio a Fabio, ma invano. Alla fine, stremato e soprattutto affamato, mi attacco al bankomat e, da buon turkolento, prelevo delle lire turche per poter comprare quattro panini con lo sgombro, insalata e cipolle. Buono, anche se leggermente pesante.
Ritroviamo gli altri solo verso la fine del panino, quindi li raggiungiamo a tavola in un ristorante di solo pesce dalle parti del mercato ittico. Il posto è carino, vista sul canale nero e luccicante con alle spalle le moschee di Solimano il magnifico e di Yeni. Io mi siedo con gli altri ma non mangio, mentre Alba, Isabella e Daniela se ne vanno a fare un giro.

Mentre siamo seduti sul mare, un vento freddo inizia a spirare verso di noi, ma non tutti se ne accorgono perché impegnati a mangiare o distratti dalle non poche salve di fuochi d'artificio che partono un po' da ogni direzione del canale. Ci dicono che sono dei matrimoni. A fine serata ne avremo visti almeno una decina.
Dopo la classica tratta del prezzo con il cameriere Roberto Faruk Baggio, saltiamo sui taxi e a tutta velocità torniamo in hotel. Stavolta con poche emozioni, soprattutto perché non ci sono traffico, auto o pullman da evitare, da sorpassare, niente a cui tagliare la strada facendo una serpentina, niente test dell'alce tra i pedoni, solo qualche fischio delle gomme lisce che riverbera assieme ai lontani fuochi sull'acqua.

Nessun commento:

Posta un commento