Avventure
nel mondo, un'altra volta. Anche in questa occasione il viaggio, come
per il cammino di santiago, non ha le classiche caratteristiche dei
viaggi di avventure. Anche qui non dobbiamo organizzarci strada
facendo. In questo caso sono già stati prenotati tutti gli hotel,
gli spostamenti in treno, pulmino ed aereo. Ad Istanbul alloggeremo
perfino in un hotel a cinque stelle. Sarò io che attraggo le
eccezioni?
Partiamo
da Milano con un orario fantastico, appuntamento in aeroporto alle 9
di mattina, decollo alle 11. Atterraggio alle 14:30, che col fuso
diventano subito 15:30.
Con
me ci sono la famiglia di Torino che chiameremo per comodità I
Tallons (in realtà famiglia Tallone), e sono Mariagrazia, Davide
figlio ventunenne e Pietro. Di costui noto subito una certa
somiglianza fisica con mio padre e, soprattutto, va segnalato che è
un miracolato: guarito dal terribile morbo della juventinità per
abbracciare il più simpatico colore granata. Si, avete capito bene,
pare ci sia una cura anche per questa bruttissima malattia. Speriamo
che si possa commercializzare presto.
Poi
c'e Margherita, anch'essa di Torino, Riccardo di Genova e Andrea di
Milano. Costui insospettisce molto per la sua parlata: spiccato
accento romano... Difatti dopo averci scambiato qualche parola scopro
che è un capitolino emigrato per lavoro a Milano. Il resto del
gruppo parte da Roma, ci troveremo direttamente ad Istanbul.
Il
volo è perfetto e l'atterraggio pure. All'uscita dell'aeroporto
troviamo Adil dell'agenzia "Allegro turco" e, subito dopo,
gli altri viaggiatori di roma: Fabio, il capogruppo, Daniela, Alba,
Isabella e Lucilla.
Senza
perdere troppo tempo saltiamo sul pulmino e partiamo alla volta
dell'hotel.
E'
qui che parlando Riccardo trovo l'idea del titolo di questo diario di
viaggio
"Belin,
io ho viaggiato tanto e a me piace proprio vedere le zone più
turbolente, truculente perfino".
Io
capisco Turkolente ed il gioco è fatto, diritti depositati alla siae
e chi sé visto sé visto.
Per
essere coerente cercherò di essere il più turkolento possibile in
questa vacanza, senza stress, senza problemi.
Arrivati
in hotel ci troviamo di fronte qualcosa di veramente inusuale per
essere una base di avventure. Un albergo cinque stelle. Anche se sono
cinque stelle turche, andrebbe applicato il cambio di 2.85, sempre
cinque stelle sono.
Le
camere sono grandi ed il bagno pure. C'è da dire che la doccia ha un
finestrone di un metro e mezzo che si affaccia sulla camera. C'è la
tendina che si chiude, ma mi vien da dire: mammaliturchi...
In
attesa del primo breafing scopriamo che in albergo c'è un
matrimonio, oppure un battesimo o qualcosa di simile e corrispondente
della religione islamica, non si capisce molto bene. Fatto sta che in
albergo iniziano ad arrivare figure bizzarre vestite in modo
appariscente.
Una
moda alla turca.
Dopo
la riunione abbastanza tranquilla in cui definiamo la cassiera,
Daniela che lavora proprio al Monte dei Paschi di Siena, approntiamo
la cassa comune, Fabio ci racconta un paio di cose sul programma e
siamo pronti.
Ci
dirigiamo in taxi verso il ponte di Galata, gremito di pescatori che
pescano gli sgombri e le sardine da vendere ai ristoranti sotto il
ponte. Sotto di esso infatti, su entrambi i lati, ci sono decine di
ristoranti di pesce.
Primo
problemino: il taxi ha una guida molto sportiva, nel senso che sembra
di essere in auto con Bud Spencer e Terence Hill nella scena iniziale
del film "altrimenti ci arrabbiamo".
In
mezzo ad un traffico tremendo, taglieremo la strada a svariate auto,
motorini, camion, autobus, tram e imboccheremo una ciclabile
contromano. Per essere tranquilli nella nostra collezione turistica
di infrazioni non ci facciamo mancare un incursione nella zona
pedonale dove, non so come, non siamo riusciti ad investire nessuno.
Giunti al ponte io, Riccardo, Daniela ed Isabella, veniamo scaricati
in mezzo ad una bolgia di gente. Degli altri due taxi nessuna
traccia. Inizia così la ricerca della compagnia perduta.
Passeremo
un'ora a cercare tracce degli altri come dei boshimani, proviamo
perfino a mandare un messaggio a Fabio, ma invano. Alla fine,
stremato e soprattutto affamato, mi attacco al bankomat e, da buon
turkolento, prelevo delle lire turche per poter comprare quattro
panini con lo sgombro, insalata e cipolle. Buono, anche se
leggermente pesante.
Ritroviamo
gli altri solo verso la fine del panino, quindi li raggiungiamo a
tavola in un ristorante di solo pesce dalle parti del mercato ittico.
Il posto è carino, vista sul canale nero e luccicante con alle
spalle le moschee di Solimano il magnifico e di Yeni. Io mi siedo con
gli altri ma non mangio, mentre Alba, Isabella e Daniela se ne vanno
a fare un giro.
Mentre
siamo seduti sul mare, un vento freddo inizia a spirare verso di noi,
ma non tutti se ne accorgono perché impegnati a mangiare o distratti
dalle non poche salve di fuochi d'artificio che partono un po' da
ogni direzione del canale. Ci dicono che sono dei matrimoni. A fine
serata ne avremo visti almeno una decina.
Dopo
la classica tratta del prezzo con il cameriere Roberto Faruk Baggio,
saltiamo sui taxi e a tutta velocità torniamo in hotel. Stavolta con
poche emozioni, soprattutto perché non ci sono traffico, auto o
pullman da evitare, da sorpassare, niente a cui tagliare la strada
facendo una serpentina, niente test dell'alce tra i pedoni, solo
qualche fischio delle gomme lisce che riverbera assieme ai lontani
fuochi sull'acqua.
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