Torniamo
a Sultanhamet per vedere l'interno della moschea blu, senza esitare
prendiamo i taxi e zam! In men che non si dica il tassista inizia a
parlare di calcio e, da buoni italiani, ci imbambola e al momento di
pagare ci chiede il doppio. Storditi dalle chiacchiere ce ne rendiamo
conto troppo tardi... Tassista turkolento? Cosa si vuole di più?
Facciamo
la fila per la moschea blu e finalmente entriamo. Molto bella, molto
vissuta. Essendo una delle principali mete turistiche si percepisce
subito un forte odore “caseario” che interferisce con l'atmosfera
del luogo, cosa che impedisce a tutti di apprezzare completamente la
visita.
Subito
fuori della moschea blu ci dirigiamo alla basilica cisterna. Uno
spettacolo magnifico. La cisterna costruita dai romani per contenere
l'acqua è una macchina del tempo in grado di trasportare la
coscienza secoli nel passato. Nelle acque limpide, in cui nuotano in
tutta tranquillità diverse carpe, alcune di dimensioni notevoli, si
riflette la poca luce che illumina le colonne che ancora oggi
sorreggono la volta di questa immensa cisterna. L'atmosfera che vi si
respira è davvero senza tempo.
Lasciate
un po' controvoglia le penombre della basilica, ci dirigiamo al gran
bazar. Un mercato coperto che raccoglie ben quattromila negozietti.
L'incubo di ogni uomo, il sogno di ogni donna.
Un
pò titubanti per il fatto di dover litigare con almeno quattromila
negozianti che chiedono attenzione per la loro mercanzia, siamo vinti
dalla curiosità di scoprire questo sotto mondo e ci buttiamo.
Sorprendentemente
le persone non sono molto insistenti, la folla e' considerevole ma
attraversabile. Inoltre i colori e i profumi sono gradevoli e ci si
passeggia volentieri. Ci perdiamo nelle vie, nei vicoli, negli
angoli, nei pertugi, tutti stracolmi di mercanzie.
Solo
dopo un'ora mi rendo conto di un certo dolore ai reni.
Emergenza!
Se
mi viene una colica renale qui non oso immaginare come finisce.
Devo
prendere precauzioni: saluto gli altri, prendo un litro d'acqua e in
mezz'ora me lo bevo. Per fortuna la tattica sembra funzionare.
Mi
ricongiungo agli altri e inizio a percepire da parte del gruppo
qualche risentimento nei confronti del coordinatore. Non solo, pare
che alcuni vengano da me per sapere cosa fare e dove andare.
In
che senso?
Ho
un brutto vizio, lo ammetto, farmi in quattro per gli altri. Però
stavolta io sono in ferie! Cercherò di defilarmi e rimanere un
singolo partecipante alla vacanza, facendo semplicemente la mia parte
come tutti gli altri.
Spero.
Fuori
del bazar la meta è la moschea di Solimano il magnifico. Il gruppo
mi chiede ancora indicazioni. Per fortuna mi ero scaricato la cartina
di Istanbul sull'iphone, io lo uso ma sempre lasciando al
coordinatore, il comando della truppa.
Comunque
ci arriviamo abbastanza facilmente. A parte il disegno che è uguale
a tutte le moschee, con il cortile, l'atrio immenso con il colonnato
e le fontane per lavarsi i piedi, all'interno sembra molto meglio
della moschea blu. L'atmosfera che si respira è pacifica e non si
sente nemmeno l'odore di caseificio.
Usciti
da lì siamo andati al bazar delle spezie. Questo bazar, anche se
molto più piccolo ci è sembrato più vivo, più chiassoso, più
colorato, più profumato, più affollato, insomma, più turkolento.
Quindi
siamo saliti alla Galata tower e, attraverso il quartiere latino
beyoglu, ci siamo diretti alla ricerca del Pera Palace, l'hotel dove
una certa Agatha Christie ha scritto una storiella che mi pare fosse
intitolata “assassinio sull'orient express”.
Per
cena torniamo a Beyoglu. Il coordinatore, attanagliato dalla fame, si
infila nei primi ristorantini che troviamo ed inizia a contrattare il
prezzo. Non a tutti va bene, c'è chi vorrebbe cercare qualcosa di
meglio, chi vorrebbe poter scegliere cosa mangiare. Io e Alba siamo
tra questi, visto che Fabio cerca di contrattare il menù su un
piatto di pesce.
Alla
fine, sfiniti e straaffamati, ci sediamo in una piccola osteria.
Alba, coerente con quanto fatto fin'ora se ne va a fare un giro
mangiandosi la sua schiscetta vegetariana, ma stavolta è Daniela ad
accompagnarla. Io invece me ne rimango a mangiare dell'hummus,
buonissimo, e dei calamari alla griglia, piccantissimi e salatissimi.
Avrei dovuto fare come Alba.
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