sabato 11 ottobre 2014

Turkolento - terzo giorno



Torniamo a Sultanhamet per vedere l'interno della moschea blu, senza esitare prendiamo i taxi e zam! In men che non si dica il tassista inizia a parlare di calcio e, da buoni italiani, ci imbambola e al momento di pagare ci chiede il doppio. Storditi dalle chiacchiere ce ne rendiamo conto troppo tardi... Tassista turkolento? Cosa si vuole di più?
Facciamo la fila per la moschea blu e finalmente entriamo. Molto bella, molto vissuta. Essendo una delle principali mete turistiche si percepisce subito un forte odore “caseario” che interferisce con l'atmosfera del luogo, cosa che impedisce a tutti di apprezzare completamente la visita.


Subito fuori della moschea blu ci dirigiamo alla basilica cisterna. Uno spettacolo magnifico. La cisterna costruita dai romani per contenere l'acqua è una macchina del tempo in grado di trasportare la coscienza secoli nel passato. Nelle acque limpide, in cui nuotano in tutta tranquillità diverse carpe, alcune di dimensioni notevoli, si riflette la poca luce che illumina le colonne che ancora oggi sorreggono la volta di questa immensa cisterna. L'atmosfera che vi si respira è davvero senza tempo.
Lasciate un po' controvoglia le penombre della basilica, ci dirigiamo al gran bazar. Un mercato coperto che raccoglie ben quattromila negozietti. L'incubo di ogni uomo, il sogno di ogni donna.


Un pò titubanti per il fatto di dover litigare con almeno quattromila negozianti che chiedono attenzione per la loro mercanzia, siamo vinti dalla curiosità di scoprire questo sotto mondo e ci buttiamo.
Sorprendentemente le persone non sono molto insistenti, la folla e' considerevole ma attraversabile. Inoltre i colori e i profumi sono gradevoli e ci si passeggia volentieri. Ci perdiamo nelle vie, nei vicoli, negli angoli, nei pertugi, tutti stracolmi di mercanzie.


Solo dopo un'ora mi rendo conto di un certo dolore ai reni.
Emergenza!
Se mi viene una colica renale qui non oso immaginare come finisce.
Devo prendere precauzioni: saluto gli altri, prendo un litro d'acqua e in mezz'ora me lo bevo. Per fortuna la tattica sembra funzionare.
Mi ricongiungo agli altri e inizio a percepire da parte del gruppo qualche risentimento nei confronti del coordinatore. Non solo, pare che alcuni vengano da me per sapere cosa fare e dove andare.
In che senso?
Ho un brutto vizio, lo ammetto, farmi in quattro per gli altri. Però stavolta io sono in ferie! Cercherò di defilarmi e rimanere un singolo partecipante alla vacanza, facendo semplicemente la mia parte come tutti gli altri.
Spero.
Fuori del bazar la meta è la moschea di Solimano il magnifico. Il gruppo mi chiede ancora indicazioni. Per fortuna mi ero scaricato la cartina di Istanbul sull'iphone, io lo uso ma sempre lasciando al coordinatore, il comando della truppa.


Comunque ci arriviamo abbastanza facilmente. A parte il disegno che è uguale a tutte le moschee, con il cortile, l'atrio immenso con il colonnato e le fontane per lavarsi i piedi, all'interno sembra molto meglio della moschea blu. L'atmosfera che si respira è pacifica e non si sente nemmeno l'odore di caseificio.
Usciti da lì siamo andati al bazar delle spezie. Questo bazar, anche se molto più piccolo ci è sembrato più vivo, più chiassoso, più colorato, più profumato, più affollato, insomma, più turkolento.


Quindi siamo saliti alla Galata tower e, attraverso il quartiere latino beyoglu, ci siamo diretti alla ricerca del Pera Palace, l'hotel dove una certa Agatha Christie ha scritto una storiella che mi pare fosse intitolata “assassinio sull'orient express”.
Per cena torniamo a Beyoglu. Il coordinatore, attanagliato dalla fame, si infila nei primi ristorantini che troviamo ed inizia a contrattare il prezzo. Non a tutti va bene, c'è chi vorrebbe cercare qualcosa di meglio, chi vorrebbe poter scegliere cosa mangiare. Io e Alba siamo tra questi, visto che Fabio cerca di contrattare il menù su un piatto di pesce.
Alla fine, sfiniti e straaffamati, ci sediamo in una piccola osteria. Alba, coerente con quanto fatto fin'ora se ne va a fare un giro mangiandosi la sua schiscetta vegetariana, ma stavolta è Daniela ad accompagnarla. Io invece me ne rimango a mangiare dell'hummus, buonissimo, e dei calamari alla griglia, piccantissimi e salatissimi. Avrei dovuto fare come Alba.

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