Anche
oggi si parte presto, direzione Hierapolis e Pamukkale. Il viaggio è
piuttosto lungo e cosi facciamo colazione alle 7 mentre alle 8 siamo
già partiti. Arriviamo a Pamukkale intorno all'una e mezza. Subito
iniziamo l'esplorazione degli scavi di Hierapolis, questa grande
città romana che ,ancora quasi interamente sepolta, lascia
intravvedere uno splendore ed una grandezza davvero notevoli. Sotto
il sole a picco, non proprio l'orario migliore, anzi, arriviamo in
cima alla collinetta del teatro. Uno spettacolo davvero fantastico.
Il
teatro e' quasi del tutto completo e rende l'idea delle spettacolari
esibizioni a cui potevano assistere le ben 12000 persone di capienza.
Da lì risaliamo un altro crinale per arrivare al tempio di San
Giacinto ed ai resti della più grande chiesa bizantina cristiana
della città. Scendiamo poi per la strada romana appena liberata ed
arriviamo al Nympheum, la piscina delle terme. Dietro di esso c'è
anche il tempio di apollo e il Plutonium. L'ingresso a questo è
stato murato perché, ancora oggi ci sono dei gas letali sin dai
tempi dei romani. Al di fuori dei sacerdoti del tempio che sapevano
quando trattenere il fiato. E' capitato infatti che, non essendoci
più i sacerdoti, dei turisti ci abbiano lasciato le penne.
Sono
le tre e mezza passate, c'è chi ha fame, chi no. Io ho voglia di
piscina termale.
Per
la modica cifra di trenta due lire turche, circa dieci euro, ci
buttiamo nell'antica piscina termale dove si può nuotare in un'acqua
sulfurea che sgorga direttamente dalla sorgente a trentasei gradi.
Inoltre, la cosa più bella e unica è il fatto che si nuota tra
colonne e capitelli sommersi, parti di muri scolpiti, insomma si
nuota nella storia. Un'occasione irripetibile ed entusiasmante.
Purtroppo mi son lasciato prendere troppo da questo entusiasmo ed ho
collezionato una serie di botte storiche su ginocchia, piedi, stinchi
e gomiti. Malino eh, ma quando mi ricapita?
Dopo
poco più di mezzora, dobbiamo uscire per dirigerci verso le vasche
di calcare.
Uno
spettacolo naturale da lasciare senza parole: una montagna intera
ricoperta di candido calcare, travertino, che sembra neve.
Per
scendere dobbiamo toglierci le ciabatte e farlo a piedi nudi. Il
travertino, oltre che bianco come la neve è anche bagnato e
scivoloso, in alcuni punti troppo appuntito e doloroso per i miei
candidi piedini...
Procediamo
lentamente evitando con cura le prime vasche molto affollate.
Scendiamo verso la metà della montagna, dove ne troviamo una con
solo tre persone a mollo. Ci immergiamo in una tiepida acqua bianca
come il latte e rimaniamo lì per un pò a goderci il momento. Sul
fondo c'è una fanghiglia bianchiccia che rende soffice camminarci
sopra, ma se si prova a portarla in superficie l'odore è pessimo.
L'ammollo
dura per una buona mezz'ora poi ci raggiunge il resto del gruppo e
continuiamo le abluzioni fin quasi al tramonto.
Nella
discesa, tra una decina di foto e l'altra decina, prendo troppa
confidenza e scivolo a terra, salvando incredibilmente la fotocamera
e la pelle: il salto sarebbe stato forse troppo alto per chiunque.
Ci
fermiamo a goderci lo spettacolo del tramonto con il disco rosso del
sole che scompare veloce dietro le montagne all'orizzonte.
Tornati
in hotel la cena non è il massimo, però è abbastanza per toglierci
la fame.
Per
finire in bellezza la giornata andiamo a fare un giro in paese dove
c'è un mercatino all'aperto molto carino. Troverò una maglietta
molto bella a sole 15 lire e un succo di melograno al prezzo
stracciato di una lira e mezza.
Passeggiando
tra le bancarelle di spezie, frutta, verdura, vestiti orientali e
occidentali tarocchi chiacchiero molto con Belin, Alba e Andrea, poi,
al momento di rientrare ritroviamo il resto del gruppo.
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