Nottata
così così nell’alloggio finora più spartano incontrato.
Sinceramente mi aspettavo di peggio, molto peggio, ma non a tutti è
andato bene come a me. Molti non hanno chiuso occhio a causa delle
zanzare, Cassandra compresa. Stamattina è meglio lasciarla
tranquilla per un pochino se non voglio sentire una nuova profezia
catastrofica che mi stroncherà la vacanza.
Si
va in esplorazione della valle con una guida che ci accompagna nella
camminata. Finalmente possiamo sgranchirci un po’ le gambe.
Iniziamo
subito a scendere tra grandi rocce bianche modellate da una
cooperativa di artisti tra i migliori mai esistiti: vento, acqua,
sabbia e tempo.
Scendiamo
piano, giusto per prendere confidenza con il sentiero ed evitare di
farci male, inoltre ci fermiamo spesso perché la nostra guida di
nome Issa ci spiega un po’ di cose sulla valle.
Tra
una foto e l’altra racconta che la vita qui era durissima, sempre
impegnati a lavorare per sopravvivere, andando a prendere acqua,
dando da mangiare agli animali, recuperando il cibo e le erbe che
hanno un sacco di proprietà curative e crescono solo in questa
valle.
Issa
afferma che queste erbe sono ancora molto usate, anche perché il più
vicino ospedale è a cinque ore di macchina e senza di esse sarebbe
difficile sopravvivere per loro.
Hanno
una cura per tutto, dal mal di denti, all’helicobacter, ai calcoli
renali, al mal di stomaco e perfino per il cancro.
Ho
capito bene? Calcoli renali?
Chiedo
qual è la pianta e dopo averla identificata ne raccolgo il più
possibile, sperando di non averne mai più bisogno. Secondo Issa se
faccio seccare i fiori e poi bollire per un'ora risolverò il mio
problema definitivamente. Definitivamente? Nel senso che ci potrei
anche lasciare le penne? Va be, piuttosto che i calcoli renali sono
disposto a rischiare.
Per
inciso: neanche farlo apposta, un paio di giorni dopo essere tornato
da questo viaggio, ho avuto un violento attacco di calcoli renali. Ho
subito preparato l'infuso e tra una flebo e l'altra l'ho bevuto
tutto. Sapeva di patata cruda... Ho ancora qualche fastidio, ma sono
sopravvissuto... Diciamo che il problema è passato prima delle
precedenti crisi... Sono guarito? Sperem!
Man
mano che si scende verso il basso, le grandi rocce arrotondate
iniziano a tingersi di rosa e rosso. Qua e là compaiono delle
venature di colore più forte, fino a trovare delle pareti che sembra
siano state utilizzate come grandi tavolozze da cui attingere il
rosso, l’arancione, in giallo, il violetto e varie altre sfumature
di questi colori.
La
guida ci parla anche degli animali che si possono trovare nella
riserva, tra cui iene, lupi, sciacalli e gatti selvatici. I lupi in
particolare sono i predatori più intelligenti. Issa ne parla con
grande ammirazione mentre ci spiega le loro tattiche di caccia.
Il
primo gruppo è di cinque lupi e tra loro c’è il più vecchio,
sempre davanti perché conosce il territorio. Di seguito ci sono
altri cinque lupi molto più forti, pronti ad attaccare. Dietro
questi c’è un altro quintetto molto forte, che interviene solo
dopo che il primo e il secondo gruppo hanno attaccato. In coda, per
ultimo, c’è la guida, che è il più forte del branco e conosce
anche lui bene il territorio. Questo interviene solo in caso di
bisogno, rimanendo in retroguardia a controllare che tutto vada bene.
Scendiamo
ancora in piccole gole molto pittoresche ed è molto divertente
comminarci in mezzo. Dopo un’ora e mezza ci fermiamo e Issa prepara
il the accendendo un fuocherello da mettere sotto la teiera che si è
portato dietro.
Ci
fermiamo quindi una mezz’ora rilassandoci all'ombra e poi
ripartiamo, stavolta più spediti. Scendiamo ancora tra queste rocce
incredibili finché iniziamo la piccola salita finale che ci porta ai
pulmini.
Bellissima
passeggiata, anche se avrei continuato a camminare tutto il giorno.
Va bene lo stesso, oggi dobbiamo fare ancora un sacco di cose.
Salutiamo
Dana, le sue rocce e le sue zanzare e ci dirigiamo verso un altro
castello crociato, quello di Shobak.
Quando
ci arriviamo però purtroppo scopriamo che è inagibile e lo possiamo
vedere solo da fuori.
Quasi
a mezzogiorno arriviamo nella zona di Petra. Prima però andiamo a
vedere i resti di un villaggio neolitico in un’altra valle vicina.
Camminiamo
per circa mezz’ora sotto il sole che cade proprio perpendicolare
sulle nostre teste, come delle colonne perfette, quindi, accanto ad
una tenda beduina troviamo gli scavi. Non c’è molto da vedere,
diversi muri di piccoli ambienti che probabilmente dovevano servire
per vivere e lavorare come una comunità collettiva, non molto
diverso dalle altre comunità di quell’epoca, ad eccezione per i
muri difensivi esterni.
Mentre
ritorniamo indietro si intravede nella valle qualche traccia di
lavoro nabateo, segnale che Petra è vicina. Zu infatti ci dice che
qui c'è un sentiero che in circa tre ore di camminata ci porterebbe
proprio là. Noi però ce la prendiamo con comodo, anche per non
rovinarci la sorpresa proseguiamo verso il pullman. Inoltre prima ci
aspetta la Piccola Petra.
Camminando
sulla sabbia per qualche decina di metri in una gola stretta,
sbuchiamo in una piccola valle, una zona molto più ampia, dove ci
sono ancora beduini che abitano nelle case nabatee scavate nella
roccia.
I
nabatei erano uno dei primi popoli arabi arrivati in questa zona,
che, nonostante fossero nomadi, compresero l’importanza del luogo,
sulla via della seta e delle altre rotte commerciali. Fermandosi in
questa zona divennero abilissimi commercianti, cosa che tramandarono
alla popolazione per tutti i secoli successivi.
Le
grandi sale che vediamo erano luoghi di ricevimento e case dove i
nabatei abitavano. Tutte avevano un sofisticato sistema di canali
scavati nella montagna per recuperare ogni singola goccia d’acqua
piovana e poterla utilizzare. A vederle così queste case sembrano
poco più che stanze scavate nella roccia, ma ai tempi dei nabatei
dovevano essere ricche dimore con affreschi e ricchezze di ogni
genere.
Una
casa in particolare conserva ancora una traccia di affresco in cui si
possono vedere uva, cupido e foglie di marjuana. In pratica sex, drug
& alchol.
La
valle è proprio piccola, così ce ne torniamo subito indietro,
destinazione Petra.
Il
programma della serata prevedeva lo spettacolo di “Petra by night”
ma è venerdì, la domenica araba, e quindi oggi salta. Per chi ne
avrà voglia lo si potrà fare domenica.
In
compenso andiamo a fare l’hammam.
Dico
subito che personalmente non mi sono divertito molto, anzi.
Nonostante
non sia rimasto troppo nella sauna, intendo quella caldissima, quando
ne sono uscito ero comunque stremato, in più il mio turno di peeling
e massaggio non arrivava mai.
Quando
ho capito che bisognava prima sdraiarsi su una lastra arroventata per
qualche minuto, per me era già troppo tardi. Vedevo i compagni di
viaggio che si facevano rosolare sulla graticola e io me ne tenevo
ben lontano...
Per
sopportare questa sadica tortura era necessario che di tanto in tanto
qualche buon nabateo di passaggio riversasse sulla lastra secchiate
acqua fresca.
In
pratica sono rimasto in sauna fino alla fine e non sono riuscito
nemmeno a scampare la tortura della lastra. Dopo aver fatto il
peeling, invece di mandarmi in sala massaggio, il tizio del peeling
mi ha preso e rimesso sulla lastra infuocata e, senza le secchiate,
ha iniziato a farmi uno pseudo massaggio. La durata del trattamento
non credo sia arrivata a due minuti. Da una parte per fortuna perché
avevo quasi le carni cotte, dall’altra una fregatura... Ho
aspettato tutto 'sto tempo per godermi il massaggio e poi...
Va
be, torniamo verso l’hotel e ci fermiamo al mini market dove prendo
una birra analcolica gelata. Siamo sotto ramadan e gli alcolici sono
vietati. Comunque la birra è buona e adesso possiamo finalmente
riposarci. Domani ci aspetta una giornata durissima e lunghissima, ma
anche attesissima. Andiamo a Petra.
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