sabato 16 giugno 2018

Giorno 7 – Riserva biosfera di Dana -castello di Shobak - villaggio neolitico - piccola Petra - Hammam

Nottata così così nell’alloggio finora più spartano incontrato. Sinceramente mi aspettavo di peggio, molto peggio, ma non a tutti è andato bene come a me. Molti non hanno chiuso occhio a causa delle zanzare, Cassandra compresa. Stamattina è meglio lasciarla tranquilla per un pochino se non voglio sentire una nuova profezia catastrofica che mi stroncherà la vacanza.
Si va in esplorazione della valle con una guida che ci accompagna nella camminata. Finalmente possiamo sgranchirci un po’ le gambe.
Iniziamo subito a scendere tra grandi rocce bianche modellate da una cooperativa di artisti tra i migliori mai esistiti: vento, acqua, sabbia e tempo.
Scendiamo piano, giusto per prendere confidenza con il sentiero ed evitare di farci male, inoltre ci fermiamo spesso perché la nostra guida di nome Issa ci spiega un po’ di cose sulla valle.
Tra una foto e l’altra racconta che la vita qui era durissima, sempre impegnati a lavorare per sopravvivere, andando a prendere acqua, dando da mangiare agli animali, recuperando il cibo e le erbe che hanno un sacco di proprietà curative e crescono solo in questa valle.
Issa afferma che queste erbe sono ancora molto usate, anche perché il più vicino ospedale è a cinque ore di macchina e senza di esse sarebbe difficile sopravvivere per loro.
Hanno una cura per tutto, dal mal di denti, all’helicobacter, ai calcoli renali, al mal di stomaco e perfino per il cancro.
Ho capito bene? Calcoli renali?
Chiedo qual è la pianta e dopo averla identificata ne raccolgo il più possibile, sperando di non averne mai più bisogno. Secondo Issa se faccio seccare i fiori e poi bollire per un'ora risolverò il mio problema definitivamente. Definitivamente? Nel senso che ci potrei anche lasciare le penne? Va be, piuttosto che i calcoli renali sono disposto a rischiare.
Per inciso: neanche farlo apposta, un paio di giorni dopo essere tornato da questo viaggio, ho avuto un violento attacco di calcoli renali. Ho subito preparato l'infuso e tra una flebo e l'altra l'ho bevuto tutto. Sapeva di patata cruda... Ho ancora qualche fastidio, ma sono sopravvissuto... Diciamo che il problema è passato prima delle precedenti crisi... Sono guarito? Sperem!
Man mano che si scende verso il basso, le grandi rocce arrotondate iniziano a tingersi di rosa e rosso. Qua e là compaiono delle venature di colore più forte, fino a trovare delle pareti che sembra siano state utilizzate come grandi tavolozze da cui attingere il rosso, l’arancione, in giallo, il violetto e varie altre sfumature di questi colori.
La guida ci parla anche degli animali che si possono trovare nella riserva, tra cui iene, lupi, sciacalli e gatti selvatici. I lupi in particolare sono i predatori più intelligenti. Issa ne parla con grande ammirazione mentre ci spiega le loro tattiche di caccia.
Il primo gruppo è di cinque lupi e tra loro c’è il più vecchio, sempre davanti perché conosce il territorio. Di seguito ci sono altri cinque lupi molto più forti, pronti ad attaccare. Dietro questi c’è un altro quintetto molto forte, che interviene solo dopo che il primo e il secondo gruppo hanno attaccato. In coda, per ultimo, c’è la guida, che è il più forte del branco e conosce anche lui bene il territorio. Questo interviene solo in caso di bisogno, rimanendo in retroguardia a controllare che tutto vada bene.
Scendiamo ancora in piccole gole molto pittoresche ed è molto divertente comminarci in mezzo. Dopo un’ora e mezza ci fermiamo e Issa prepara il the accendendo un fuocherello da mettere sotto la teiera che si è portato dietro.
Ci fermiamo quindi una mezz’ora rilassandoci all'ombra e poi ripartiamo, stavolta più spediti. Scendiamo ancora tra queste rocce incredibili finché iniziamo la piccola salita finale che ci porta ai pulmini.
Bellissima passeggiata, anche se avrei continuato a camminare tutto il giorno. Va bene lo stesso, oggi dobbiamo fare ancora un sacco di cose.
Salutiamo Dana, le sue rocce e le sue zanzare e ci dirigiamo verso un altro castello crociato, quello di Shobak.
Quando ci arriviamo però purtroppo scopriamo che è inagibile e lo possiamo vedere solo da fuori.
Quasi a mezzogiorno arriviamo nella zona di Petra. Prima però andiamo a vedere i resti di un villaggio neolitico in un’altra valle vicina.
Camminiamo per circa mezz’ora sotto il sole che cade proprio perpendicolare sulle nostre teste, come delle colonne perfette, quindi, accanto ad una tenda beduina troviamo gli scavi. Non c’è molto da vedere, diversi muri di piccoli ambienti che probabilmente dovevano servire per vivere e lavorare come una comunità collettiva, non molto diverso dalle altre comunità di quell’epoca, ad eccezione per i muri difensivi esterni.
Mentre ritorniamo indietro si intravede nella valle qualche traccia di lavoro nabateo, segnale che Petra è vicina. Zu infatti ci dice che qui c'è un sentiero che in circa tre ore di camminata ci porterebbe proprio là. Noi però ce la prendiamo con comodo, anche per non rovinarci la sorpresa proseguiamo verso il pullman. Inoltre prima ci aspetta la Piccola Petra.
Camminando sulla sabbia per qualche decina di metri in una gola stretta, sbuchiamo in una piccola valle, una zona molto più ampia, dove ci sono ancora beduini che abitano nelle case nabatee scavate nella roccia.
I nabatei erano uno dei primi popoli arabi arrivati in questa zona, che, nonostante fossero nomadi, compresero l’importanza del luogo, sulla via della seta e delle altre rotte commerciali. Fermandosi in questa zona divennero abilissimi commercianti, cosa che tramandarono alla popolazione per tutti i secoli successivi.
Le grandi sale che vediamo erano luoghi di ricevimento e case dove i nabatei abitavano. Tutte avevano un sofisticato sistema di canali scavati nella montagna per recuperare ogni singola goccia d’acqua piovana e poterla utilizzare. A vederle così queste case sembrano poco più che stanze scavate nella roccia, ma ai tempi dei nabatei dovevano essere ricche dimore con affreschi e ricchezze di ogni genere.
Una casa in particolare conserva ancora una traccia di affresco in cui si possono vedere uva, cupido e foglie di marjuana. In pratica sex, drug & alchol.
La valle è proprio piccola, così ce ne torniamo subito indietro, destinazione Petra.
Il programma della serata prevedeva lo spettacolo di “Petra by night” ma è venerdì, la domenica araba, e quindi oggi salta. Per chi ne avrà voglia lo si potrà fare domenica.
In compenso andiamo a fare l’hammam.
Dico subito che personalmente non mi sono divertito molto, anzi.
Nonostante non sia rimasto troppo nella sauna, intendo quella caldissima, quando ne sono uscito ero comunque stremato, in più il mio turno di peeling e massaggio non arrivava mai.
Quando ho capito che bisognava prima sdraiarsi su una lastra arroventata per qualche minuto, per me era già troppo tardi. Vedevo i compagni di viaggio che si facevano rosolare sulla graticola e io me ne tenevo ben lontano...
Per sopportare questa sadica tortura era necessario che di tanto in tanto qualche buon nabateo di passaggio riversasse sulla lastra secchiate acqua fresca.
In pratica sono rimasto in sauna fino alla fine e non sono riuscito nemmeno a scampare la tortura della lastra. Dopo aver fatto il peeling, invece di mandarmi in sala massaggio, il tizio del peeling mi ha preso e rimesso sulla lastra infuocata e, senza le secchiate, ha iniziato a farmi uno pseudo massaggio. La durata del trattamento non credo sia arrivata a due minuti. Da una parte per fortuna perché avevo quasi le carni cotte, dall’altra una fregatura... Ho aspettato tutto 'sto tempo per godermi il massaggio e poi...
Va be, torniamo verso l’hotel e ci fermiamo al mini market dove prendo una birra analcolica gelata. Siamo sotto ramadan e gli alcolici sono vietati. Comunque la birra è buona e adesso possiamo finalmente riposarci. Domani ci aspetta una giornata durissima e lunghissima, ma anche attesissima. Andiamo a Petra.

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