domenica 10 giugno 2018

Giorno 1 – Roma – Amman


Il piano di volo questa volta non è il massimo, anzi... Purtroppo può capitare. Invece di svegliarci alle tre di notte come negli ultimi due viaggi, la partenza è fissata per le 19:45, quindi si farà scalo ad Istanbul dove alle 02:00 si ripartirà per Amman.
Nella capitale turca ritroviamo il capogruppo Pier, già condottiero del Safari Australe Ovest, e il mitico fotomane Roberto con cui abbiamo viaggiato in Perù e Bolivia. Con lui e il suo umorismo dovremmo avere divertimento assicurato, nonché freddure per contrastare il gran caldo del deserto. Il resto della ciurma a cui si sono aggiunti due nuovi componenti all'ultimo minuto, non li conosco ancora. Quindi saremo in 17. Dopo l’Islanda è il viaggio più numeroso che facciamo.
Subito dopo essere saliti a bordo sull'aereo per la Giordania si manifesta un problema tecnico. Nonostante il sonno non riesco a dormire a causa del caldo, anche l’aria condizionata non funziona. Il vero guaio però è accanto a me: un tizio a dir poco invadente che pensa di avere diritto ad occupare, oltre al suo, anche parte del mio spazio. Il colmo lo raggiunge quando cerca ostinatamente di impossessarsi della mia cintura di sicurezza tirandola insistentemente. La cinta, già chiusa, risponde come può resistendogli e stringendomi sempre di più al sedile. Quando cerco di spiegarglielo sembra stranito, poi capisce che la sua era sotto il suo sedere e smette di garrotarmi senza una parola di scusa.
Finalmente dopo un'ora di riparazioni, il meccanico chiude il cofano dell'aereo e partiamo. Di colpo anche l’aria condizionata riprende e si sfoga congelandoci come pinguini.
Per fortuna il viaggio durerà poco.
Verso le quattro sto finalmente dormendo, ma un profumino mi richiama alla luce e al freddo: si mangia! Come nel primo volo, dove avevamo cenato alle 23:30 circa, si rimangia.
Esco dalle braccia di Morfeo e divoro la frittatina con verdure e contorno. Turkish Air promossa, almeno per quanto riguarda il servizio che ci hanno riservato con il piatto vegetariano.
Tento di rimettermi a dormire ma riesco solo a chiudere gli occhi senza addormentarmi.
Atterriamo e alle sei ci avviamo verso l’hotel dove scendiamo dai furgoni alle 7.
Le camere non ci sono ovviamente, e alle 8:30 arriverà la guida per portarci in giro, come se ci fossimo appena svegliati, pronti per una giornata piena di visite turistiche...
Siamo tutti sfiniti e così ci buttiamo nella hall, chi sui divani, chi per terra. Io mi addormento per qualche minuto, ma poi arriva Zuhair, per gli amici Zu, una guida giordana che parla un ottimo italiano. Ci spiega subito che ha studiato architettura in Italia dove è vissuto per 33 anni. Dopo di che è tornato in Terra Santa (anche la Giordania lo è), ma senza resuscitare.
Come delle perfette comparse della serie The walking dead, ci imbarchiamo sul pullman e andiamo a visitare la cittadella di Amman, su una collina non molto lontana dall’hotel.
Qui si sono succedute tantissime civiltà a partire dall’età del ferro fino ad oggi, passando dai nabatei, hamuniti, persiani, greci, romani, mameluki e ottomani.
È un sito abbastanza grande dove riusciamo a vedere i resti di un grande tempio greco, il palazzo di un governatore ottomano e un piccolo, ma ricchissimo, museo dove tra le altre cose ci sono le statue antropomorfe più antiche del mondo. Trovate proprio qui, risalgono ad un periodo tra il 4000 e l’8000 a.C., praticamente hanno diecimila e cinquecento anni.
Tra una spiegazione e l’altra Zu ci dice che la Giordania è stata sempre terra di conquista di tutti, probabilmente perché la via della seta la attraversava. 
 
O forse perché sono un popolo ospitale. Lo sono così tanto che su dieci milioni di abitanti, più del 50% sono immigrati. Non saprei dire se Salvini ci andrebbe a nozze, o gli verrebbe la bava alla bocca.
Zu ci spiega che conosce queste cifre perché suo fratello, poco fuori Amman, gestisce il più grande campo profughi del mondo, dove ci dovrebbero essere circa diecimila persone. I profughi arrivano dall’Iraq, dalla Siria, dall'Iran, dall'Egitto, dallo Yemen e chissà quali altri posti. La cosa che potrebbe sembrare strana è che le persone che ci arrivano, non sono prigioniere: possono andare e venire come gli pare e appena trovano lavoro levano letteralmente le tende.
Usciti dalla cittadella risaliamo sull’autobus per andare in un altro sito.
Il viaggio è lungo a causa del traffico infernale di Amman, così io e Cassandra ci addormentiamo più volte lungo il tragitto.
Mi accorgo appena di una manovra che dura circa dieci minuti per far passare il pullman in uno stretto vicolo bloccato dalle auto parcheggiate un po’ a cavolo. Manco fossimo a Roma. Zu ci dice che siamo nel quartiere della tribù più testarda della Giordania. Difatti solo dopo che tutte le possibili manovre del pullman sono state fatte, i proprietari delle auto decidono di spostare il loro veicolo per permetterci il passaggio.
Un’ora e mezza più tardi siamo in una valle verdeggiante attraversata da un fiume che da sempre rende questo territorio ricco di acqua. Manca poco alla sosta ma veniamo svegliati da un colpo secco.

Dei ragazzini che stavano ai lati della strada hanno tirato un sasso e frantumato uno dei finestrini. Per fortuna c'era il doppio vetro... Anche l'autista rimane sconcertato, ma come diceva Zu, in questa zona c'è poco da fare, così riprendiamo il cammino senza andare a cercare i responsabili.
Al nuovo sito, che si chiama Iraq al Hemreif, troviamo un enorme palazzo, ancora parzialmente in piedi, con alcune sculture di leoni davvero molto belle. Nel sito non c’è nessuno, l’ingresso è libero e così entriamo anche all’interno del palazzo, cosa che probabilmente in Italia non avremmo potuto fare.
Anche se spoglio, ha un fascino non indifferente, forse per i muri esterni che hanno un aspetto molto solido, o forse perché si possono ancora intuire gli ambienti del palazzo.
Giriamo attorno alla struttura, davvero molto grande, e troviamo altri due leoni, anche più belli e meglio conservati dei primi, quindi ritorniamo in hotel. In un'ora e mezza mi addormento diverse volte, il sonno ormai è ingestibile e mi basta socchiudere gli occhi un attimo per ritrovarmi addormentato.

Prima di giungere in hotel, dato che non abbiamo pranzato, ci facciamo scaricare davanti ad un paninaro giordano. Tutti si sbizzarriscono, chi col kebap, chi con i falafel. Io e Cassandra rimaniamo in disparte, diffidenti del cibo troppo speziato.
Purtroppo io non ho ancora la stessa integrità di Cassandra. Un passo alla volta mi avvicino ai mangiatori di panini vegetariani e affamato come un Triceratopo mi faccio convincere da poche semplici parole. Prendo un panino con hummus e patatine.
Buono e per niente pesante. Sarei potuto tornarci se non fosse che senza Zu che ci faceva da interprete, non so cosa avrei trovato nel mio panino.
Proseguiamo a piedi, non siamo lontani, attraversando bancarelle disseminate ovunque sui marciapiedi e sotto i portici. La città è un mercatino unico senza soluzione di continuità di ogni genere di cose, soprattutto usate.
Giunti finalmente in albergo ci riposiamo un attimo e poi usciamo per procacciarci il cibo appena sufficiente per una cena frugale. Anche se è la prima sera proprio non abbiamo le energie per uscire. Seguiamo la strada fino al vicino ninfeo, molto bello anche se ricostruito. Purtroppo sembra non sia visitabile, lo possiamo vedere solo da fuori.
Proprio lì accanto scorgiamo dei banchi di frutta che si insinuano in un vicolo affollatissimo. Ci giriamo attorno titubanti, poi ci buttiamo dentro. Un mercato rionale di Napoli dove tutti i venditori urlano non è molto diverso, sembra che cambi solo la lingua. Giriamo per nulla intimoriti dalle facce arabe, che tra l'altro non ci restituiscono alcuno sguardo stranito o sospettoso. Ora siamo così a nostro agio che nonostante la stanchezza e il sonno, ci spingiamo in ogni vicolo e strada con i banchetti esposti, quindi prendiamo la nostra frutta e verdura e andiamo in pasticceria a prendere il pane per domani e qualche pasticcino. Ottimi entrambi.
La sera mangiamo in camera alle 19 e poco dopo stiamo finalmente dormendo, chiudendo questa prima infinita giornata di viaggio.

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