Oggi
lasciamo Amman per dirigerci a sud, verso il cuore caldo della
Giordania. A vederla, così semi arida e grigia, con quelle case non
troppo alte e costruite tutte nello stesso modo, con colori tra il
bianco e il grigio, non sembrerebbe proprio una capitale. Per il
traffico invece sì. Zu ci spiega che il costo delle case qui è
diventato impossibile da pochi anni. Sin da quando ricchi investitori
iracheni e siriani hanno comprato e fatto costruire grattaceli a
prezzi del tutto fuori mercato. In pratica una casa costa come in
Italia, ma lo stipendio medio si aggira sui 450 dinari. Perfino
l'affitto è altissimo, circa 300 dinari al mese. Ecco spiegato tutto
questo traffico, la gente si è trasferita in campagna.
Salutiamo
Amman proprio appena prima del ramadan, per cui non sappiamo cosa
aspettarci per quanto riguarda il cibo. Per quello che abbiamo letto
sulle guide, è meglio non mangiare in pubblico, per rispetto a
coloro che seguono il digiuno religioso. Conoscendo questo fatto, io
e Cassandra siamo partiti già equipaggiati con dei panini che
mangeremo sul pullman, per cui possiamo stare tranquilli, anche
perché il ramadan comporta una chiusura anticipata delle attività
commerciali. Per legge in questo mese si può lavorare mezza
giornata.
Il
primo sito che visitiamo è Betania, ovvero il luogo dove Gesù fu
battezzato da Giovanni battista.
Il
luogo è sperduto nel deserto e proprio al confine con Israele. Prima
di arrivarci però scendiamo di quota al livello del mar Morto con
conseguente innalzamento delle temperature. Arriveremo a più di
trecento metri sotto il livello del mare, dove il fiume Giordano
scorre facendo da confine tra la Giordania e Israele. Dopo aver fatto
i biglietti e un pitstop al bagno, risaliamo sul pullman e troviamo
un ospite. Un bresciano si unisce a noi dicendo di essere un nuovo
membro del gruppo. È così tranquillo e disinvolto che inizio a
pensare che sia davvero un nuovo partecipante inviatoci da Avventure.
Invece
è solo un turista a cui i bigliettai hanno detto che poteva prendere
il nostro pullman per andare a visitare il sito.
Inizialmente
Zu non è d'accordo, poi Pier risolve tutto facendogli dichiarare che
ci solleva da qualsiasi responsabilità in caso di incidente e
possiamo partire.
Scesi
dal pullman camminiamo su un sentiero coperto da un telo, poca cosa
ma comunque meglio di niente contro un sole e un caldo torrido. Poco
prima del confine troviamo i resti delle chiese costruite una sopra
l’altra nei secoli successivi e del muro su cui Gesù appoggiò il
suo mantello appena prima di essere battezzato. Qui sgorga ancora la
fonte in cui si dice che Giovanni abbia immerso Gesù.
Oggigiorno
il fiume Giordano non è paragonabile a quello di un tempo, difatti
arrivandoci vediamo che non sarà largo più di quindici o dieci
metri.
Sulla
riva giordana c’è una veranda e gradini in legno che scendono fino
in acqua. Il territorio giordano, circa quattro o cinque metri, è
delimitato in acqua da una corda di galleggianti, poi c’è uno
spazio di acque internazionali e infine c’è lo spazio israeliano
per i battesimi. La riva israeliana è molto più ricca e ci sono
persone che arrivano continuamente a immergersi con la veste bianca.
Ci
sono anche due ragazze immerse fino alle spalle. La più corpulenta è
un po’ titubante, quasi spaventata. Stiamo circa dieci minuti e
quando ce ne stiamo andando la ragazza finalmente rompe gli indugi e
si immerge completamente. Quando esce si lascia andare e abbraccia
l’amica, quindi scoppia a piangere. Si è battezzata?
Effettivamente anche noi quando da piccoli ci battezzano spesso
scoppiamo a piangere...
Riprendiamo
il sentiero coperto fino al pullman, salutiamo il simpatico
bresciano, e ci dirigiamo alla tappa successiva, le rive del mar
Morto.
Vi
accediamo passando da un lussuosissimo hotel, dove mangeremo anche.
Ci
cambiamo e scendiamo in spiaggia. La strada sembra lunghissima, forse
per il caldo, o forse perché negli ultimi 18 anni il mare si è
ritirato tantissimo, non dico cento metri, però quasi.
Siamo
sempre sotto il livello del mare e si sente. Il sole picchia come un
martello pneumatico e così ci buttiamo in acqua.
Buttiamo
è una parola grossa. Ogni volta che cerchiamo si immergerci
riceviamo una spinta verso l’alto, come se qui il principio di
Archimede valesse doppio. Difatti c’è il divieto di tuffarsi.
Probabilmente se dovessi tuffarmi temo seriamente di essere ributtato
fuori come per effetto di un tappetino elastico.
C’è
così tanto sale che non si riesce nemmeno a stare dritti, si viene
letteralmente sdraiati. Il vantaggio inaspettato è che non sono mai
andato così veloce nuotando a cagnolino.
Usciamo
e ci infanghiamo per bene con il bitume. Un po’ puzzolente, ma si
dice che faccia benissimo alla pelle. Ci imbrattiamo alla perfezione
e io che posso mi ricopro anche la capoccia. Rimaniamo al sole a
sfrigolare finché il fango si secca, quindi nuovamente in acqua. Il
tuffo è sempre impermeabile però almeno ci leva la maggior parte
del fango nero. Preso confidenza con l’acqua respingente inizio a
nuotare con disinvoltura, ma eccola là: un'invadente goccia d’acqua
mi entra nell’occhio, così, senza neanche chiedere permesso. È
stato un colpo talmente basso e inaspettato che, per il male non
riesco a smettere di lacrimare.
Faccio
anche le foto con un occhio così conciato che sembra che debba
starnutire da un momento all’altro. Solo quando finalmente esco a
fare la doccia accade il miracolo: ci vedo! Io ci vedo! Guarito mi
ributto in acqua e ricomincio da capo. Stavolta mi infango meglio e
non mi brucio gli occhi.
Andiamo
a pranzo e mangiamo a buffet come nei villaggi turistici. Ci sono
anche cose che possiamo mangiare noi vegetariani per cui faccio tre
giri prima di iniziare a rotolare.
Il
pomeriggio lo passiamo in piscina, con lo scivolo, mentre Cassandra,
approfittando del mar Morto torna a farsi i fanghi sulla riva.
In
serata arriviamo a Madaba, una piccola cittadina che confronto ad
Amman sembra un paesino, ma per lo meno è molto più tranquilla e
con poco traffico.
Usciamo
per prendere qualche verdurina, ma troviamo poco e niente. Del resto
stasera inizia il ramadan, tutti chiudono presto per aspettare che il
sole tramonti.
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