Oggi
partiamo presto, ci aspetta una giornata piena piena: alle otto siamo
già in auto diretti allo Skaftafelljokul per fare la ramponata sul
ghiacciaio. Il viaggio è molto lungo e durante il tragitto mi
addormento qualche volta, la stanchezza dei chilometri accumulati
comincia a farsi sentire.
Arriviamo
in orario al ghiacciaio e quasi subito ci danno i ramponi e la
picozza. Questa si rivelerà utile solo per trasportare i ramponi.
Ci
portano con un pulmino ai piedi del ghiacciaio dove ci fanno vedere
come indossare e allacciare i ramponi, poi in marcia. Il ghiacciaio è
subito dietro l'angolo, ma non lo vediamo finché non sentiamo il
tipico rumore del ghiaccio tritato sotto i piedi.
Anche
a guardarlo pero continuo a non vederlo: il ghiaccio è ricoperto di
sassi, sassolini ed una fanghiglia nera. Le guide ci spiegano che è
così a causa dell'ultima eruzione del vulcano nel '96 che ha
ricoperto il ghiacciaio di cenere nera.
Oggi
vediamo il nero solo alla fine del ghiacciaio, ma più in alto è una
continua striatura di grigio e bianco. Subito dopo l'eruzione però
era completamente nero.
Iniziamo
una piccola salita e il terreno si schiarisce poco alla volta
passando dal grigio scuro al chiaro, finché arriviamo dove c'è una
spaccatura di pochi centimetri ed una montagnola di ghiaccio e fango
nero. Le guide ci dicono che quel ghiaccio proviene dal fondo del
ghiacciaio ed è stato spinto in superficie dall'attrito di due
grandi lastre che, scontrandosi tra loro, hanno fatto emergere il
ghiaccio in superficie.
La
guida poi ci fa vedere il blu ice, ovvero il ghiaccio puro: con la
mano nuda, che freddo, pulisce a terra rivelando del ghiaccio blu.
Dopo averlo pulito al meglio delle sue possibilità ci indica
qualcosa che è intrappolato in esso: sembrano delle venature di
cristallo. In realtà sono bolle d'aria che, nei giorni di sole,
fanno dilatare il ghiaccio provocando dei sinistri, ma innocui,
rumori di rottura, molto caratteristici.
Saliamo
ancora un pochino e vediamo altre spaccature, anche se troppo piccole
per caderci dentro, raggiungono la profondità anche di venti metri.
La guida ci avverte di fare attenzione perché più in alto arrivano
anche a sessanta metri.
Salendo
ancora un po' troviamo una piccola gola con una scaletta abbozzata
nel ghiaccio. Qui ci fanno scendere fino all'ultimo gradino per
guardare nel mulinello d'acqua che porta a decine di metri di
profondità, attraverso il ghiaccio finalmente blu.
La
ragazza racconta che l'acqua che scorre qui è la più pura che
potremmo mai bere, essendo ghiaccio sciolto che si era formato chissà
quante centinaia di anni prima. Dice anche che al massimo potremmo
trovarci dentro della cenere di vulcano, che però ci renderebbe più
forti.
Si,
brava, dillo anche ai miei calcoli renali che non ti hanno sentito
bene.
Mentre
ritorniamo indietro ci dicono che il ghiacciaio una volta era molto
più esteso: si ritira di circa uno o due metri l'anno. Raccontano
anche la storia dei contadini del luogo che dovevano portare le
pecore a pascolare dall'altra parte del ghiacciaio, cercando di
attraversarlo. Purtroppo le pecore non hanno i ramponi e cosi
qualcuna scivolava nei crepacci. Per ovviare a questo problema gli
islandesi prendevano una picozza, la attorcigliavano alla lana della
pecora e cosi la sollevavano di peso, che male, per trasportarla
dall'altra parte.
Anche
se oggi non c'è il sole, il ghiacciaio è molto bello e merita di
essere visto. Magari 67€ sono troppi, ma merita. Tra l'altro qui ci
hanno girato Batman begins, Game of thrones e Interstellar. Lo dicevo
io che l'Islanda era un altro mondo.
Giusto
il tempo di mangiare i nostri filetti di muscolo di grano, circondati
dai molti curiosi del gruppo attirati dalla strana bistecca vegetale,
e andiamo alla laguna degli iceberg.
La
laguna è davvero un posto magico. Trasmette sensazioni incredibili,
brividi, oltre che di freddo, di emozione vibrante. Che meraviglia.
La
laguna è stracolma di iceberg che, staccatisi dal ghiacciaio che
termina proprio in acqua, cercano la via per l'oceano. Sembra quasi
che stiano facendo la coda al casello. In realtà, essendo troppo
grandi per uscire, ne emerge solo il venti per cento, sono in attesa
di rimpicciolirsi rompendosi in parti più transitabili.
Il
blu del ghiaccio qui è definibile solo in gradi di purezza, più è
blu e più è puro. Un azzurro cosi profondo che riflette il cielo in
modo magico.
A
volte si sentono in lontananza dei tonfi lontani: è un iceberg che
si rompe e si rigira su se stesso per ritrovare l'equilibrio.
Saliamo
sul camion che dopo nemmeno duecento metri si immerge in acqua
trasformandosi in un battello. Ognuno con i suoi giubbotti arancioni
di salvataggio, ascoltiamo Veronica, una bellissima islandese dagli
occhi verdi che, tenendo a mani nude un piccolo iceberg tra le mani
ci chiede quanti anni potrebbe avere secondo noi. Io mi butto e
rispondo:
1000
anni!
Veronica
sorpresa mi dice che è giusto e se per caso lo avevo visto prima su
google.
Valle
a spiegare che Cassandra è una profetessa e a volte mi contagia con
il suo potere.
Comunque
Veronica ci racconta, sempre tenendo in mano il ghiacciolo gigante,
che si capisce che è un pezzo formato cosi tanti anni fa perché ha
una densità molto alta.
La
laguna d'acqua in cui navighiamo invece si è creata solo ottant'anni
fa. Prima di allora c'era il ghiacciaio che ancora oggi si sta
ritirando molto velocemente, un po' per il riscaldamenti globale, un
pò per l'acqua di mare che una volta penetrata con il suo alto grado
di sapidità fa sciogliere il ghiaccio.
In
questo modo nella laguna è penetrata molta acqua salata e con essa
sono arrivate diverse specie di pesci marini. Conseguentemente sono
arrivate anche le foche, a cui questa laguna sembra piacere molto.
Meteo
& Guest house
Tempo
cupo, scende una pioggerella fine ma densa che si appiccica ovunque e
ci appesantisce, ma ci tiene anche compagnia ricordandoci che
comunque per l'Islanda è bel tempo. Sul ghiacciaio, nonostante tutto
non soffriamo il freddo, ma nella laguna si gela. Un vento polare
soffia su di noi portandosi via quasi tutto il nostro calore.
Nel
pomeriggio le nubi si diradano un pochino facendoci intravedere quel
tanto che basta di sole per farci tornare un pochino di buon umore.
Cena
preparata a tempo di record per lasciare la possibilità anche ad una
famiglia spagnola di prepararsi qualcosa.
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