Mattinata
fredda, molto fredda. Finalmente lasciamo il camping loculo e i suoi
incubi notturni.
Direzione
fiordi orientali, attraverso una terra di nessuno che oggi sembra
ancora più inospitale grazie alle nuvole basse che si confondono con
la nebbia.
Ad
interrompere il transito ci imbattiamo in un micro paese formato da
qualche casa di torba, un distributore di torba, un caffè di torba e
una micro chiesa.
Dopo
un veloce e pessimo caffè, in Islanda un caffè decente è una
rarità, riguadagniamo la strada per i fiordi orientali. Il paesaggio
cambia sensibilmente: le vallate sembrano allargarsi poco alla volta
acquistando le fattezze dei canyon. Anche le montagne in certi punti
appaiono più alte e talvolta verdi. In alcuni tratti mi ricordano le
coste delle Hawai, solo che qui fa un freddo tremendo, nonostante
oggi sia il 21 Giugno, il primo giorno d'estate.
La
tappa di destinazione sarebbe Borgafjordur, ma dopo un velocissimo
giro in cui non troviamo nulla degno di visita, proseguiamo fino alla
fine della strada: ad Hofn.
E'
un piccolo porticciolo molto pittoresco. Sugli scogli che lo
sormontano vive una colonia di Puffin, la pulcinelle di mare, animale
simbolo dell'Islanda. Ci sono moltissimi pulcinella che si fanno gli
affari loro e noi le possiamo osservare veramente da vicino, a volte
arrivando anche solo ad un paio di metri di distanza.
I
pulcinella, animale simbolo dell'Islanda, sono coloratissimi e buffi
uccelli che sembrano un incrocio tra un pinguino ed un tucano.
Affascinati
dalla tenerezza e dai colori di questi simpatici pennuti, sfidiamo
l'intenso freddo finché non sentiamo più le mani, quindi, dopo aver
fatto loro almeno un centinaio di fotografie, forse anche 150,
riprendiamo il viaggio. Destinazione finale Mjofjordur. La strada per
quello che è il più bel fiordo d'Islanda si preannuncia come 70
chilometri di sterrato, molti dei quali in salita. La carreggiata si
arrampica ripidamente verso il passo che porta dall'altra parte della
valle, al fiordo. Il fondo non è dei migliori, ma poco alla volta
saliamo dove la neve è ancora molto alta: ai lati delle strade ci
sono punti in cui si superano i due metri d'altezza. In cima al passo
c'è anche un lago semi ghiacciato e le nuvole basse coprono le vette
delle montagne come un tetto di neve.
Siamo
sospesi in questo passaggio quasi fosse un passo, oltre che per la
valle sottostante, anche per una valle immaginaria sopra le nostre
teste. L'unica nota di colore in tutto questo abbagliante candore è
l'azzurro verde del lago e la strada sterrata.
La
discesa è ancora più emozionante: completamente affogati nella
nebbia delle nuvole scendiamo lentamente sulla strada che arriva a
toccare il 18% di pendenza. In alcuni punti dobbiamo procedere a
passo d'uomo perché le curve sembrano finire nel vuoto. Quando
accade, Atanasio rallenta fino a fermarsi, innesta la prima e, con
una calma olimpica, scendiamo lo sterrato che somiglia sempre più ad
una scarpata. In questi momenti il silenzio che si impossessa del
furgone è tale da fare invidia ad un convento di frati cistercensi
che hanno fatto voto di silenzio.
In
discesa l'unico rumore che si sente è il grido del freno motore che
chiede pietà al suo carnefice, ma Atanasio non si fa impietosire dai
lamenti meccanici e continua fino a portare il minivan a pendenze più
consone alla nostra tolleranza sbucando finalmente dal tetto di
nuvole nel fiordo. Subito all'inizio veniamo accolti da una serie di
cascate meravigliose che adornano tutto il costone. Uno spettacolo.
Guardando
verso il mare non si vede il fondo del fiordo, il tetto di nuvole è
sceso a coprire l'orizzonte, quasi ad indicarci che la strada da
seguire non è finita. Oltre al verde del fiordo spicca solo una
casina con il tetto rosso. La raggiungiamo e andiamo avanti su una
stradina, sempre sterrata, sulla parte sinistra del fiordo, quasi a
livello del mare.
Pace
assoluta.
Forse
un po' troppa.
Procedendo
sempre sullo sterrato per altri tredici chilometri giungiamo
finalmente a destinazione: il paese più piccolo d'Islanda.
Qui
dormiremo in una scuola che è perfettamente attrezzata di camere,
cucina e servizi, ma soprattutto di una cosa che non vedevamo da
quando abbiamo lasciato casa: un ampio divano e qualche poltrona.
La
crisi d'astinenza da divano non si era ancora manifestata, ma
l'apparizione per alcuni di noi è stata come trovare la pentola
d'oro in fondo all'arcobaleno. Chi era libero dagli obblighi di
cucina si è immediatamente trasformato in un esemplare di uomo
divano, adagiandovisi per non rialzarsi, se non in caso di estremo
bisogno: cibo e bagno.
Gli
altri, mentre lavoravano, sono stati colti dal prurito
dell'astinente.
Grande
cena anche questa sera a base di pasta al pesto vegano, frittatona di
cipolle e patate, zuppe, insalata.
Dopo
mangiato, libero dalle catene della cucina, finalmente anche io mi
sono trasformata in un uomo divano.
Meteo
& Guest house
Tempo
variabile ma non piove, solo qualche sprazzo di sole, almeno finché
non arriviamo al passo per accedere a Mjofjordur, dove ci immergiamo
nelle nuvole basse da cui usciremo solo al livello del mare,
lasciando le nubi a coprire tutto il fiordo.
La
casa e' una scuola: nel paese più piccolo d'Islanda, l'unica
struttura in grado di ospitarci. Io e Cassandra vinciamo ancora la
camera doppia. Stavolta però qualcuno storce il naso perché vede
preferenze nei nostri confronti. Va be, non avendo deciso io le
camere, non entro nel merito della polemica.
La
cena è ancora una volta un successo in grande stile: minestrone,
pasta al pesto vegano, insalatona e frittata di patate e cipolle
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