La
sveglia non è delle migliori, la nottata è stata tormentata per il
letto scomodo e l'angusto container che ci ospita. Il tempo fuori è
migliorato, ci sono nuvole ma non minaccia più pioggia, anzi il sole
ogni tanto cerca di passare la barriera e si fa vedere.
La
prima tappa nel giro del lago Myvatn è Grjotagja, ovvero una
sorgente di acqua calda che fino all'ultima eruzione degli anni 60
era utilizzata per farci il bagno. Ora l'acqua è troppo calda e solo
pochi temerari ci entrano. Le grotte sono rimaste molto belle da
ammirare, verrebbe voglia di buttarcisi dentro, se non fosse per i
suoi 46 gradi.
Riprendiamo
il cammino attraverso la pianura ricca di roccia lavica nera e rossa.
Sembrano dei castelli di sabbia fatto a mano, come quando da piccoli
si prendeva la sabbia bagnata sulla spiaggia e la si faceva colare
formando strane strutture fantasiose. Raccogliendo alcuni di questi
sassolini rossi o neri si rimane sorpresi dalla loro leggerezza.
Il
sentiero ci porta ai piedi del vulcano, ma gli arbusti che
attraversiamo mi ricordano molto una scena della compagnia
dell'anello, nel tratto tra Brea e Gran Burrone.
Dopo
un'ora di cammino arriviamo ai piedi del vulcano e lentamente ci
arrampichiamo fino in cima, dove ci appare la lucentezza del lago
Myvatn. Quando siamo sul bordo del cratere finalmente vediamo la
bocca del vulcano, che misura ben tre chilometri di diametro.
Lo
giriamo tutto, ammirando il panorama che si stende sotto di esso, poi
scendiamo. Affamati come Troll consumiamo il nostro pranzo preparato
la sera prima: cereali e legumi con curcuma e zenzero. Buono,
abbondante, ma si può fare di meglio, forse basta dargli un rinforzo
di concentrato di pomodoro.
Dopo
pranzo andiamo a Dimmuborgir, dove dovrebbero esserci castelli
tenebrosi formati dalle eruzioni vulcaniche. L'unica cosa tenebrosa
che trovo invece è il caffè, per la modica cifra di 550 corone,
circa 3 € e 71. Una cosa indegna. Per sfregio lo verso sul tavolo e
ne chiedo un altro. Fa schifo anche quello ma me lo bevo comunque.
Mentre gli altri iniziano ad esplorare il labirinto di sentieri,
attendo Cassandra che è impegnata: le scappava una profezia. Io
l'attendo per circa venti minuti, ma poi mi viene il sospetto che sia
uscita dal bagno delle profetesse senza che me ne sia accorto. Prendo
allora il sentiero inverso a quello che hanno imboccato gli altri,
sperando di ritrovarla almeno a metà strada. Solo inoltrandomi
scopro che il labirinto di lava è molto grande ed intricato da
diverse deviazioni. Se Cassandra avesse preso il più ampio, è
bravissima nelle profezie ma in quanto a senso dell'orientamento
lascia molto a desiderare, ci potrei mettere tutto il giorno a
ritrovarla. Dopo altri venti minuti mi arriva una visione: Cassandra
mi sta chiamando dall'inizio del sentiero. Torno indietro correndo e
finalmente la ritrovo. Non essendogli bastata la fatica che mi ha
fatto fare, la devo accompagnare in un breve giro dei castelli
tenebrosi.
Ora
però ci attende il giro del lago Myvatn.
Come
Cassandra aveva profetizzato,
“Un
nugolo di moscerini calerà sugli sventurati che oseranno avvicinarsi
incautamente alle acque del lago”
A
tal proposito, ci siamo premuniti. Appena prima di scendere dal
furgone estraiamo la retina anti moscerino e scendiamo dal pulmino.
Gli sciami ci attaccano da subito, ma dietro la nostra protezione
possiamo passeggiare tranquillamente senza incorrere nelle ire del
dio moscerino. Per gli altri invece la sorte sarà più funesta: un
tortura lenta e fastidiosa che li porterà inesorabilmente alla
pazzia.
Hofn
è una laguna molto bella che si rivela dopo un percorso attraverso
un boschetto ricco di specie ornitologiche e birdwatcher. Quando gli
alberi si aprono rimaniamo a bocca aperta di fronte alle formazioni
vulcaniche emergenti dallo specchio d'acqua limpida. Un caleidoscopio
di colori che va dal verde del bosco e dell'acqua e passa
all'azzurro del cielo, puntellato dalle eruzioni nere, rosse e
marroni.
Placato
l'assalto dei moscerini ai nostri compagni, fuggiti nei minivan,
andiamo a vedere gli pseudo crateri, sempre muniti di retina
ovviamente. A dire il vero gli pseudo crateri sono sparsi per
chilometri in ogni direzione attorno al lago e oltre. Si chiamano
così perché non sono veri e propri crateri da cui è scaturita
lava, bensì sono crateri da impatto
Si
crearono all'ultima eruzione del vulcano sulla cui bocca siamo saliti
prima: esplodendo lanciò in aria massi più o meno grandi che
cadendo a chilometri di distanza hanno fatto evaporare
istantaneamente l'acqua, creando così i crateri che vediamo oggi.
Con tutti questi buchi sembra di essere atterrati su una Luna, ma
questa è verde e azzurra.
L'ultima
tappa del giorno è il sito delle solfatare al di là della montagna
del lago. Nonostante il fortissimo odore di zolfo, uova sode, misto a
idrogeno e ammoniaca, i moscerini ci vanno a nozze. Evidentemente
milioni di anni di evoluzione in questa zona li hanno resi immuni a
questi gas fastidiosissimi, almeno per noi. Muniti della solita
retina da apicultori, giriamo tra le coloratissime solfatare, pozze,
bollitori e muschi colorati. Anche qui sembra di essere atterrati su
di un altro pianeta. Ma siamo in una puntata di startrek?
Maledizione
Scotty! Le avevo detto di teletrasportarci in Islanda, non su Tau
Alfa Cety primo. Lo sa che mezzo equipaggio è allergico
all'atmosfera di questo pianeta di zolfo.
Dopo
aver fatto un giro esplorativo del planetoide, dove la razza
dominante è il moscerino, torniamo al camping loculo. C'è da
preparare la cena!
Stasera
pasta al pomodoro e insalatona.
Meteo
& Guest house & Fuga dalle Sterne
Il
settimo giorno il tempo e' magnifico: sole quasi caldo, nel senso che
c'è un po' di vento e solo di tanto in tanto delle nuvole ingombrano
il cielo. Nel pomeriggio la luce è quasi accecante e in serata il
sole rimane alto e caldo fino alle 10. Quando prepariamo la cena:
pasta al pomodoro e insalata per tutti, lo faremo in un condizione
decisamente anomala per il 66° parallelo. Fa caldo!
Dopo
mangiato, io e Cassandra rimaniamo in cucina per preparare il pranzo
di domani, poi raggiungiamo i ragazzi che sono andati in una birreria
poco distante.
La
birra in Islanda è uno scherzo: la gradazione massima di alcol non
supera i 2,25. Anche bevendo tutta notte sarebbe difficile
ubriacarsi. Inoltre il locale chiude alle undici di sera. Va bene
solo come diversivo.
Per
provare sensazioni più forti i ragazzi si sono inventati uno sport
estremo: la fuga dalle sterne artiche.
Avvicinandoci
alle sponde del lago, dove centinaia di specie aviarie nidificano, si
rischia di essere aggrediti dalle sterne.
Questi
uccelli molto aggressivi ci sono venuti in contro con urla di
avvertimento e poi picchiate che hanno sfiorato nel nostre teste. Per
fortuna non siamo rimasti a verificare cos'altro potessero fare oltre
a questo. Scopriremo solo fra qualche giorno che sono molto
pericolose: attaccano agli occhi ed è facile perdere la vista se non
si fa attenzione.
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