sabato 18 luglio 2015

Mjofiordur – Dalatangi – Miniera di Spato – Eskifjordur – Renne - Staffafel - 10° giorno


Prima di lasciare lo splendido fiordo di Mjofiordur, continuiamo a seguire la strada sterrata fino all'estremità più remota. Su e giù per le montagne della costa, sempre più simili a quelle delle Hawai con i loro pendii scoscesi e il verde mantello che le ricopre.
Arriviamo fin dove la strada ha termine: al faro di Dalatangi. Qui vive la famiglia che lo gestisce, quello nuovo è arancione, mentre il più antico, bianco e minuscolo, all'interno incredibilmente caldo, è stato trasformato in un mini museo.
Riprendiamo la strada e una volta riemersi dallo sterrato di Mjofiordur, ci dirigiamo verso l'interno. Infatti non esiste una strada che corre lungo la costa fino ai prossimi fiordi meridionali. Tagliamo una porzione di Islanda considerevole dove ci sono ancora villaggi, ma che sono raggiungibili solo con sentieri per cavalli o a piedi.


Passiamo per Eskifiordur, e per approdare a Seyfiordur, un fiordo alla fine del quale c'è un paesino molto carino, meta di artisti, che alla sera da il meglio di se trasformandosi in un centro di vita mondana.
Purtroppo non abbiamo il tempo di sperimentare i divertimenti offerti dal paese, così ci dobbiamo far bastare un giro a piedi e usare tanta immaginazione.


Velocemente percorriamo la strada che porta su un altro fiordo, da cui un tempo veniva estratto lo spato. Questo minerale, relativamente comune in Scandinavia che ancora oggi è usato in alcuni strumenti ottici come i telescopi, potrebbe essere la leggendaria pietra del sole. Questa pietra è in grado di polarizzare la luce del sole e ha la proprietà della doppia rifrazione. Ruotandola permetteva di individuare con una buona precisione la posizione dell'astro che riscalda il nostro pianeta, anche quando non si vedeva.
Secondo alcuni ricercatori è grazie a questa pietra che i vichinghi riuscirono ad arrivare in America: una delle leggende più antiche infatti, racconta che quando il tempo era brutto, i vichinghi per navigare usavano la sólarsteinnovvero «la pietra del sole», un misterioso minerale capace di individuare sempre la posizione del sole.
Purtroppo sbagliamo il punto di approdo e il gruppo si fa prendere dalla frenesia di essere vicini alla scoperta di un tesoro. Partita alla corsa su per la collina, ci accorgiamo troppo tardi di aver preso la strada sbagliata. Quella che doveva essere una leggera salita di circa quindici minuti si è trasformata in un impegnativo trekking di più di un'ora.
Scoraggiati dal vento, e spaventati dalla possibilità di emulare la spedizione Shackleton, torniamo indietro e ripartiamo per terminare la tappa del giorno che ci porterà alla guest house dove alloggeremo per i prossimi due giorni.


Durante il percorso però avremo anche la possibilità di incontrare le renne allo stato brado. E' solo il terzo tipo di animale di terra che incontriamo in Islanda, prima di oggi avevamo visto solo pecore e cavalli, ma erano in allevamenti.
Le renne sono libere, ed infatti, quando ci vedono non è che scappano impaurite, si fermano a fissarci come a dire: “Zzo guardi?” e poi se ne vanno per la loro strada lasciandoci con gli obbiettivi delle fotocamere da regolare.

Meteo & Guest house
Clima freddo e rigido quando soffia il vento del nord. Non piove ma le nuvole basse coprono tutto il cielo fino a dopo cena.
La casetta dove alloggeremo per due notti non si presenta bene. Il contesto è quello che è: immerso in un boschetto carino e verde, ma di fronte ad un cimitero. Dall'esterno è molto sgarruppata, ma l'interno non è malaccio, anzi, è quasi carina. Ci spaventa un po' all'inizio il fatto che si senta uno strano odore di latrina per tutta la casa. Per fortuna scopriamo che non era la casa a puzzare, ma il padrone che si spostava al suo interno. Questi è uno stranissimo personaggio, sicuramente fatto di chissà quali sostanze psicotrope, che sembra un incrocio da Tom Petty e Mister Bean. Inquietante.
La cena torna ad essere a base di zuppe! Finalmente, non vedevo l'ora.
Ancora zuppe, si.
Il gruppo inizia ad essere un po' sensibile a questa parola, tanto che di notte qualcuno ha degli incubi da mestolo e si sente gente che mormora nel sonno “Ce ne è ancora un po', chi la vuole finire?”
Per fortuna c'è sempre l'insalatona a spezzare la monotonia dei zupponi.

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