Prima
di lasciare lo splendido fiordo di Mjofiordur, continuiamo a seguire
la strada sterrata fino all'estremità più remota. Su e giù per le
montagne della costa, sempre più simili a quelle delle Hawai con i
loro pendii scoscesi e il verde mantello che le ricopre.
Arriviamo
fin dove la strada ha termine: al faro di Dalatangi. Qui vive la
famiglia che lo gestisce, quello nuovo è arancione, mentre il più
antico, bianco e minuscolo, all'interno incredibilmente caldo, è
stato trasformato in un mini museo.
Riprendiamo
la strada e una volta riemersi dallo sterrato di Mjofiordur, ci
dirigiamo verso l'interno. Infatti non esiste una strada che corre
lungo la costa fino ai prossimi fiordi meridionali. Tagliamo una
porzione di Islanda considerevole dove ci sono ancora villaggi, ma
che sono raggiungibili solo con sentieri per cavalli o a piedi.
Passiamo
per Eskifiordur, e per approdare a Seyfiordur, un fiordo alla fine
del quale c'è un paesino molto carino, meta di artisti, che alla
sera da il meglio di se trasformandosi in un centro di vita mondana.
Purtroppo
non abbiamo il tempo di sperimentare i divertimenti offerti dal
paese, così ci dobbiamo far bastare un giro a piedi e usare tanta
immaginazione.
Velocemente
percorriamo la strada che porta su un altro fiordo, da cui un tempo
veniva estratto lo spato. Questo minerale, relativamente comune in
Scandinavia che ancora oggi è usato in alcuni strumenti ottici come
i telescopi, potrebbe essere la leggendaria pietra del sole. Questa
pietra è in grado di polarizzare la luce del sole e ha la proprietà
della doppia rifrazione. Ruotandola permetteva di individuare con una
buona precisione la posizione dell'astro che riscalda il nostro
pianeta, anche quando non si vedeva.
Secondo
alcuni ricercatori è grazie a questa pietra che i vichinghi
riuscirono ad arrivare in America: una delle leggende più antiche
infatti, racconta che quando il tempo era brutto, i vichinghi per
navigare usavano la sólarsteinnovvero
«la pietra del sole», un misterioso minerale capace di individuare
sempre la posizione del sole.
Purtroppo
sbagliamo il punto di approdo e il gruppo si fa prendere dalla
frenesia di essere vicini alla scoperta di un tesoro. Partita alla
corsa su per la collina, ci accorgiamo troppo tardi di aver preso la
strada sbagliata. Quella che doveva essere una leggera salita di
circa quindici minuti si è trasformata in un impegnativo trekking di
più di un'ora.
Scoraggiati
dal vento, e spaventati dalla possibilità di emulare la spedizione
Shackleton, torniamo indietro e ripartiamo per terminare la tappa del
giorno che ci porterà alla guest house dove alloggeremo per i
prossimi due giorni.
Durante
il percorso però avremo anche la possibilità di incontrare le
renne allo stato brado. E' solo il terzo tipo di animale di terra che
incontriamo in Islanda, prima di oggi avevamo visto solo pecore e
cavalli, ma erano in allevamenti.
Le
renne sono libere, ed infatti, quando ci vedono non è che scappano
impaurite, si fermano a fissarci come a dire: “Zzo guardi?” e poi
se ne vanno per la loro strada lasciandoci con gli obbiettivi delle
fotocamere da regolare.
Meteo
& Guest house
Clima
freddo e rigido quando soffia il vento del nord. Non piove ma le
nuvole basse coprono tutto il cielo fino a dopo cena.
La
casetta dove alloggeremo per due notti non si presenta bene. Il
contesto è quello che è: immerso in un boschetto carino e verde, ma
di fronte ad un cimitero. Dall'esterno è molto sgarruppata, ma
l'interno non è malaccio, anzi, è quasi carina. Ci spaventa un po'
all'inizio il fatto che si senta uno strano odore di latrina per
tutta la casa. Per fortuna scopriamo che non era la casa a puzzare,
ma il padrone che si spostava al suo interno. Questi è uno
stranissimo personaggio, sicuramente fatto di chissà quali sostanze
psicotrope, che sembra un incrocio da Tom Petty e Mister Bean.
Inquietante.
La
cena torna ad essere a base di zuppe! Finalmente, non vedevo l'ora.
Ancora
zuppe, si.
Il
gruppo inizia ad essere un po' sensibile a questa parola, tanto che
di notte qualcuno ha degli incubi da mestolo e si sente gente che
mormora nel sonno “Ce ne è ancora un po', chi la vuole finire?”
Per
fortuna c'è sempre l'insalatona a spezzare la monotonia dei zupponi.
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