lunedì 20 luglio 2015

Stafafell – Iceberg - Kirkjubæjarklaustur (deviaz. Kanyon Fjaðrárgljúfur) – Vik - Reynisfjall(spiaggia nera) – Skogarfoss – Hella - 12° giorno

Stamattina ce ne andiamo da Staffafel, ci aspetta la tappa più lunga del viaggio, un po' mi dispiace non poter dare il cambio ai piloti, più di quattrocento chilometri in un giorno, dopo tutti quelli che abbiamo già fatto non sono pochi.
Come prima cosa, visto che è di strada, ci fermiamo ancora alla laguna degli Iceberg per fare la foto di gruppo. Se possibile fa ancora più freddo del giorno prima.
Tra una cosa e l'altra si perde un po' di tempo e prende molto freddo. Fatta la foto ci mettiamo in viaggio e ci dirigiamo verso il canyon di Kirkjubæjarklaustur, per gli islandesi solo klauster.

Si tratta di un piccolo canyon fatto di una particolare roccia che il torrente attraversandolo ha scavato fino a renderlo una vera opera d'arte.
Un vero spettacolo della natura.
Ci sono strapiombi così belli che ti fan venire voglia di camminare sul bordo tra un salto e l'altro per arrivare ad un cocuzzolo isolato. Il passaggio però è talmente stretto che si deve mettere un piede alla volta e non puoi non guardare nel vuoto ai due lati. Nonostante avessi sconfitto il problema delle vertigini, qui mi torna un pochino. Meglio non rischiare troppo, se casco di qui non ne esco vivo.
Riprendiamo l'esplorazione del canyon che si rivela piccolo, ci basta mezz'ora.
La prossima meraviglia, sembra impossibile ma è ancora più spettacolare. Pochi chilometri più avanti si apre una valle colorata da cui parte uno sterrato in salita che porta in alto, dove le forme delle montagne sono così strane ma anche affascinanti.


Con il maestro dello sterrato alla guida, Atanasio classe 1937 o giù di lì, saliamo attraverso corridoi di lava su cui si affacciano strane bocche e affilate formazioni. In cima ci fermiamo ad ammirare il panorama che si apre per chilometri e chilometri: una vallata nera da cui spunta un imponente montagna verde. La spettrale pianura è irrigata da numerosi corsi d'acqua che sembrano serpenti in migrazione.
Riconosco subito il luogo, qui ci hanno girato Oblivion e Noah.

Scendiamo verso il fondo valle nero e seguendo la strada entriamo in una bellissima e stretta gola. Alla fine questa si apre in una grande radura verde circondata dalle stesse grandi forme spettrali. Nel mezzo c'è un campeggio con alcuni cottage. Non dormiremo qui, anche se nonostante il freddo sarebbe potuta essere una bella esperienza.
Scesi dal furgone io e Cassandra seguiamo Domenico che è partito all'esplorazione di un canyon più piccolo ma molto bello. Arriviamo fino alla fine dove troviamo una cascatella ed un laghetto molto bello.
Al ritorno ci rendiamo conto che tutto il gruppo stava aspettando noi due e iniziamo a correre per non farci lasciare a piedi.

Fuori della valle tenebrosa giungiamo a Vik, il paese più piovoso d'Islanda. La guida dice che se ci capitiamo con il sole siamo molto ma molto fortunati. Il sole c'è, ma anche un vento incredibilmente forte.
Facciamo ancora pochi chilometri e poi approdiamo alla spiaggia nera di Reynisfjall. Un'immensa distesa di sabbia nera e sassi levigati. Il mare è po' agitato e l'acqua cerca di lambire i nostri passi, ma noi ci teniamo vicini alla parete che prima di proseguire verso i faraglioni si apre in una spettacolare caverna di basalto modellato ad arte.

Spinti dal vento fortissimo, un parente molto stretto della bora, e dalla voglia della Patty di andare avanti, arriviamo a scalare un pezzettino di scogliera per poter ammirare meglio i sei faraglioni che spuntano dall'acqua.
Non è ancora finita, lungo la strada di questa infinita giornata ci aspetta ancora Skogarfoss, la cascata con il salto più alto d'Islanda. Vedendola mi rendo conto che è una delle immagini islandesi che ho sempre voluto vedere dal vivo. Sarà che di cascate ne ho già viste molte da quando sono qui, ma non mi impressiona più di tanto, è la cascata più normale che ho visto in questo viaggio, bella, ma non bellissima.
Il viaggio per Hella, la nostra destinazione finale è ancora consistente, così decidiamo di bypassare la prossima e ultima cascata segnata sul programma. In ogni caso non abbiamo perso nulla, non perché non ne valesse la pena: in realtà vediamo tutto lungo la strada e anche di più. Oltre all'ultima “famosa” ce ne sono tantissime altre senza nome, ma non per questo meno spettacolari.


Meteo & Guest house
dodicesimo giorno.
La giornata inizia molto fredda, il gelo degli iceberg ci contagia infiltrandosi fino alle ossa, ma poi riprendiamo a viaggiare e poco a poco il cielo si rischiara.
A volte il sole è nascosto dietro le nubi, a volte esce e si fa vedere in tutto il suo splendore.
Per la prima volta sperimentiamo il soggiorno in un cottage. Ce ne è uno grande dove stanno praticamente tutti, ed uno più piccolo con quattro posti letto dove andremo io, Cassandra, Domenico e Alberto.
Il nostro cottage è una casina di legno molto carina, stile casetta in riva al lago che si vedono nei film americani.
A cena Tamara si inventa delle specie di tortillas vegetariane che faranno da contorno alla solita zuppa, la solita insalatona ed un ottima pasta al pomodoro.
Dato che è il primo giorno in cui l'alloggio non ha il WiFi, dopo cena usciamo, come zombie, in cerca di una connessione libera. Senza meta ci muoviamo verso una rete che possa placare la nostra crisi d'astinenza. Io sono tra questi zombie. Una scena bizzarra: una decina di persone che vagano in un paesino deserto, tenendo alta una mano con un cellulare. Roba che non si vede tutti i giorni, in particolar modo quando uno di questi si mette ad urlare:
Ce l'ho!”
e poi tutti gli altri corrono verso di lui per accaparrarsi quei cinque minuti di ossigeno virtuale.
Pensavamo di venire in Islanda per fare un viaggio naturalistico, per liberarmi dalle catene del progresso, ma in realtà non mi sono liberato proprio di nulla.
Questa è la dura verità.

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