mercoledì 31 luglio 2019

Giorno 12 - Seward – Homer


Oggi salutiamo Seward e la penisola del Kenai. Io e Cassandra speriamo di lasciarci alle spalle la delusione della crociera di ieri, anche se sappiamo che molto probabilmente per farlo ci costerà parecchio. Del resto il discorso è sempre quello, ma quando ci torneremo in Alaska?

Comunque partiamo sotto un cielo cupo e rifacciamo una parte di strada percorsa un paio di giorni fa, la Seward Highway, che collega Seward con Anchorage. Poco dopo il Passo dell’alce, svoltiamo per la Sterling Highway proprio in direzione Homer, la nostra prossima tappa. Rimaniamo per un'oretta nell'entroterra per iniziare ad affacciarci poi sul golfo atlantico da cui si vedono in lontananza le montagne innevate. La prima che scorgiamo svettare non poteva essere altri che il McKinley, o Denali, con i suoi 6190 metri di altezza, che nonostante un pochino di foschia sembra proprio sgombero dalle nuvole.
Siamo fortunati a vederlo così, rientriamo in quel 30% delle persone che lo hanno visto senza occlusioni climatiche, come ci era capitato il primo giorno quando avevamo tentato inutilmente di atterrare su uno dei suoi ghiacciai.

Dopo qualche foto ci rimettiamo in auto e nel frattempo esce il sole. Sembra di essere in un altro stato. Anche la temperatura è lievemente più alta, ma i panorami sono sempre fantastici e, in questa zona, ricca di vulcani, in alcuni casi ancora attivi.

Giunti con calma ad Homer, nel primissimo pomeriggio, troviamo subito il nostro alloggio: una cabin. L'abbiamo trovato su Airbnb, come quello di Valdez, ma stavolta c'è veramente tutto quello di cui avevamo bisogno. 
Una cabin in pratica non è altro che una casa di legno, quasi un ex capanno degli attrezzi riadattato per alloggiarci in estate. In Italia cose del genere le ho viste solo in montagna, praticamente dei rifugi. 
Qui però c'è una bella cucina, due camere, una grande sala con divano letto e un bagno. Fuori ci sarebbe pure il barbecue ed un tavolo per mangiare all'aperto. Va bene che siamo in estate, ma è sempre l'Alaska, per cui non li useremo mai.
Anche qui per entrare basta inserire il codice d'ingresso che la padrona di casa ci aveva mandato ieri. Molto comodo. Sistemati i bagagli andiamo a vedere la città.

Decisamente più grande di Seward, è anche più turistica. Il cuore vero e proprio, per quanto riguarda i viaggiatori come noi, è lo Spit: una lingua di terra artificiale che si stende all'interno della baia e sul cui termine c'è il quartiere commerciale ed il porticciolo.

Andiamo subito a vederlo e, scansando i tanti ristoranti di pesce, ci perdiamo nei negozietti di souvenir, almeno Alberto e Alessandro.

Impossibile non notare che tra la gente che circola ci sono degli strani personaggi. Sono vestiti in modo bizzarro: a metà strada tra un mormone, un quacchero e uno zingaro. C'è perfino un tizio che sembra il direttore di un circo che cerca di fare strani giochi di prestigio a dei bambini.

Ci sarà qualche comunità mormonica? Possibile, anche se non avrei mai pensato di vederli in Alaska.

Quando poi mi imbatto in un negozietto alternativo, stile hippy, dove campeggiano i cartelli: vestiti fatti a mano dai nomadi locali, allora capisco. Non sono proprio zingari come intendiamo noi, ma sono nomadi nord americani. Sicuramente un'altra cosa rispetto a quelli che si possono trovare dalle nostre parti.

Io e Cassandra però non ci facciamo distrarre troppo, siamo concentrati e decisi a cancellare il brutto ricordo di ieri e, con l'aiuto di Pier, iniziamo chiedere informazioni per andare a vedere gli orsi.

Le offerte sono tutte carissime e molto simili. Se si vuole fare la versione breve il costo si aggira sui 500 dollari, la versione lunga invece sui 700 o poco meno. Dopo aver sentito qualche proposta ci rechiamo invece alla Bald Mountain, a cui Avventure si affida spesso. Sono i più cari, circa 725 dollari a testa, ma oltre al volo in idrovolante di un'ora, con loro l'escursione dovrebbe durare altre cinque/sei ore, quindi si riprende l'aereo per un'altra ora di ritorno. Le altre proposte prevedevano al massimo un appostamento di tre ore e la zona di atterraggio non era la stessa, ovvero il Katmai national park. Inoltre non ci hanno convinto sul successo della spedizione di vedere gli orsi.

Con Bald Mountain invece è garantito, nel senso che non ci ridanno i soldi se non li vediamo, ma hanno assicurato che dove atterreremo sarà praticamente impossibile non vedere degli orsi.

Ci facciamo un altro giro per i negozi e intanto che ci pensiamo Alberto si prenota per l'indomani una gita in Kajak. Poteva essere divertente, ma magari un'altra volta. Effettivamente questo tipo di escursione si potrebbe fare anche in altri viaggi.

Torniamo allora dalla signora della Bald Mountain e troviamo una coppia asiatica che sta prenotando.

Li moltacci stlacci!

Non è che ci hanno fregato gli ultimi due posti in aereo????

Attendiamo pazientemente lanciando improperi e maledizioni di ogni sorta e alla fine pagano e se ne vanno.

Un po' scoraggiati entriamo anche noi per scoprire che gli ultimi due posti rimasti sono proprio i nostri.

Paghiamo 700 dollari, con un piccolo sconto perché usiamo i contanti, e ce ne andiamo, felici di esserci fatti alleggerire così tanto in un sol colpo.

Speriamo di esserlo anche domani, altrimenti il rientro a casa sarà veramente quello di una coppia di viaggiatori delusissimi.


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