giovedì 1 agosto 2019

Giorno 13 - Homer – Orsi



Usciamo prestino, intorno alle 8:15. Abbiamo appuntamento alle 8:30 ma il porticciolo da cui decolla il nostro aereo è vicino.

Appena arrivati ci spiegano dove andremo e che vedremo tanti orsi. Speriamo, pure a Seward i presupposti erano questi...

Ci dicono di stare tranquilli quando li vedremo. Non sarà pericoloso, anzi, la cosa più pericolosa che faremo oggi sarà il volo.

L’aereo è un idrovolante da dieci posti che mi ricorda molto uno di quelli visti in Indiana Jones, forse un po’ più nuovo. Comunque mi piace.

Dopo averci dato gli stivaloni che arrivano quasi all’inguine, saliamo a bordo sotto l’occhio di Pier e Alberto, quindi decolliamo in modo molto tranquillo e veloce.

Rispetto al volo sul Denali è tutta un’altra cosa: l’aereo è decisamente più grande e stabile, si alza rapidamente e molto di più, così il viaggio di circa un'ora trascorre tranquillo senza i soliti problemi che avevo temuto di sperimentare.

Durante il volo passiamo accanto a diversi vulcani, quasi tutti attivi. Il più attivo è un’isola conica che pare abbia eruttato quattro volte negli ultimi trent’anni. Oggi sembra tranquilla.

Quando arriviamo sull’altra costa, passiamo sopra un altro vulcano che però è completamente ricoperto di neve e da un ghiacciaio immenso.

Appena più in là, scendendo a valle la neve si scioglie ed il ghiacciaio diventa un fiume che si stende in mille colori tra il verde ed il marrone, rinfrescando ed inverdendo la valle fino al mare.


Sporgendosi dall’oblò mi sembra già di vedere alcuni orsi. Speriamo non siano allucinazioni. Seguiamo il corso del fiume fino allo sbocco sul mare, quindi viriamo e ci atterriamo delicatamente. 

Non siamo proprio a terra, non c’è un pontile, per cui entriamo in acqua con gli stivaloni che evitano di bagnarci. Giunti sulla spiaggia, ci guardiamo intorno mentre il pilota getta l’ancora.
Scopriamo subito di essere osservati: a circa cento metri sul bagnasciuga, da dietro dei cespugli fa capolino la testa di un orso. Sembra quasi un gatto quando si mette dietro una porta ed aspetta che passi da quelle parti per farti un agguato. È lontano per cui non ce ne preoccupiamo, anche perché se ne va subito prendendo una via larga sull’erba, nascondendosi tra le piante. In pratica ci evita come se fossimo dei venditori ambulanti: <>

Dopo una veloce pausa toilette, ci incamminiamo lentamente dietro il pilota che ora indossa i panni della guida. Ci indica alcuni fiori comuni per l’Alaska, e altri più rari. Uno è una specie di orchidea selvaggia, un altro, Chocolate Lilly, odora di carne putrefatta, difatti è pieno di mosche. Vi lascio immaginare di cosa "profuma".

Poi c’è la Lady Sleppers che sembra una sorta di pianta carnivora. Tutti molto belli. 

Mentre avanziamo nell’erba alta, sulla destra scorgiamo l’orso di prima che continua a tenerci d’occhio. Una volta si è pure alzato in piedi, ma forse solo perché temeva che tra noi ci fossero anche dei testimoni di Jehova.

Scendiamo allora sulla spiaggia dove ci sono alcune impronte molto fresche. Orsi, alci, ma anche lupi. Due lupi sono passati da poco in quel punto.

Camminiamo guardinghi e un paio di centinaia di metri più avanti il solito orso ricompare sulla sabbia e se ne va nel prato che si apre per chilometri davanti a noi, interrotto solo dal fiume che taglia in due la valle.

Seguiamo un po’ le orme e poi anche noi ci ritroviamo sul prato. La guida ci mostra alcune piste degli orsi che questi continuano a percorrere.

In particolare ci sono delle impronte così marcate nell’erba che hanno fatto dei solchi profondi.

La guida ci porta in una zona che i plantigradi frequentano moltissimo, pare infatti che vi abbiano banchettato con un alce e, nonostante non ci siano più alci da mangiare, continuano a tornarci molto volentieri, come allietati dal ricordo del banchetto. Del resto anche noi quando troviamo un locale dove si mangia bene cerchiamo di tornarci.

Dopo qualche altro centinaio di metri ci accomodiamo sull’erba schiacciata tra il prato e il terrapieno alle nostre spalle.

Di fronte a noi un piccolo laghetto e la prateria, dove si muovono senza problemi una decina di orsi. Alcuni sono lontanissimi, altri sono più vicini. Ci vedono ma non si fanno problemi, l’importante è che non ci alziamo in piedi di fronte a loro e che non corriamo. Qui non è tanto un discorso del predatore che fiuta la paura, quanto il fatto che se corri l’orso pensa che vuoi giocare e allora si mette a rincorrerti. Solo che se ti prende... altro che gioco, ti fa proprio la festa, anche se non è la festa la tua.

Ma cosa fanno qui tanti orsi? 

Brucano l’erba.

Come mucche?

Orsi ovunque che mangiano erba e si rilassano al sole.

Dopo circa mezzora che siamo in osservazione ci accorgiamo che proprio vicino a noi, circa cinquanta metri sulla sinistra, un maschio ed una femmina hanno iniziato ad accoppiarsi. La cosa andrà avanti per almeno venti minuti o anche più, nel frattempo gli altri orsi pascolano.
Alcuni si avvicinano, altri guadano il fiume. Intanto alcune aquile calve sorvolano la zona e un cucciolo con il piumaggio ancora grigio e bianco fa pratica atterrando sul fiume.

Lontano sulla destra c’è una mamma con tre orsetti, ma per il momento non sembrano intenzionati ad avvicinarsi. Intanto gli amanti hanno concluso il loro affaire e si sono messi a brucare lei, a riposare lui. Sdraiato a pancia in giù sembra quasi comico.

Passano i minuti e anche gli orsi. La madre coi cuccioli si avvicina sempre di più e altri due amanti vengono a consumare davanti al nostro palco. Altro che ristorante, mi sa che siamo nel piazzale delle coppiette!

Una femmina sembra voler partecipare e si mette davanti ai due sperando che non ne abbiano ancora per molto.

Sarà stata attirata dalle cicatrici che il maschio sfoggia sul braccio sinistro. La guida lo conosce, dice che è un grande combattente.

Poi arriva un altro orso dal pelo molto chiaro, quasi bianco. Sembra molto giovane perché ad ogni maschio che lo avvicina scappa di corsa.

Pure la madre coi cuccioli sta continuando ad avvicinarsi.

Ora ci sono sei orsi davanti a noi, tutti piuttosto vicini, ma ne arriva un altro. È un grosso maschio, il più grande visto oggi. Con la sua andatura lenta ma minacciosa fa scappare tutti. Il primo è l’orsetto biondo, poi tutti gli altri, madre con cuccioli compresa. Temendo per i suoi piccoli guada il fiume allontanandosi, ormai sono troppo lontani per i nostri occhi.

A causa di questo disturbatore le distanze tra tutti sono aumentate e davanti a noi c’è rimasta solo un'orsa. È molto vicina e non ha affatto paura di noi.

Il giovane biondo nel frattempo ha trovato un coetaneo più scuro con cui giocare. Si rincorrono, si azzuffano e si buttano nel fiume a vicenda.

Senza rendercene conto siamo stati quasi quattro ore spaparanzati sull’erba come se fossimo sul divano di casa a vedere un documentario. C’è pure un sole anomalo per essere in Alaska, niente di impossibile, soprattutto se paragonato a quello di Roma.
Poteva andare peggio, poteva piovere. Sai che disastro stare per quattro ore seduti sull’erba bagnata sotto la pioggia battente? Magari non vedevamo nemmeno tutti questi orsacchiotti.

Eravamo proprio rilassati e felici, forse è così che i documentaristi vivono tutti i giorni? Che paradiso.

La cornice poi è incredibilmente bella. Altro che tv al plasma da 200 pollici: questa è realtà, questa è vita vera.

Il tempo è volato e purtroppo dobbiamo tornare all’aereo di Indiana Jones.

Durante il ritorno facciamo qualche altra foto e dei selfie con i due orsi giocherelloni che ora si stanno rilassando su in isoletta. Uno è seduto sulle gambe mentre ci osserva, l’altro si è sdraiato a pancia all’aria, in una posa molto umana, quasi fosse su una spiaggia a prendere il sole.

Lentamente ce ne andiamo, ma non prima di notare che sulla spiaggia ci sono nuove tracce fresche di lupo. La guida minimizza, ma ci fa girare al largo dalla pista battuta dai predatori.

Ripartiamo e dall’alto ora i colori sono ancora più belli: una tavolozza meravigliosa che non ci fa notare i lupi. Il pilota sembra invece coglierne i movimenti e vira per vedere meglio.
Io però non riesco a scorgere nulla e così ce ne torniamo verso casa passando ancora sul vulcano innevato. Ora che sono sul lato giusto mi accorgo dello spettacolo naturale sopra cui stiamo volando. 

Dopo oggi questo viaggio acquista una dimensione del tutto diversa. Prima era una vacanza, bella, ma sempre una vacanza. Ora invece è diventato un mezzo di apprendimento che solo dal vero poteva essere utilizzato.
Siamo abituati a vedere questi grandi plantigradi come animali pericolosi e assolutamente da evitare, da cacciare se necessario. Nei film sono demonizzati come lo squalo di Spielberg e anche i documentari non gli rendono abbastanza giustizia. 

La verità è che sono degli animali schivi che non vogliono avere troppi contatti con l’uomo e, se per caso succede, cercano comunque di starne alla larga. 

Ci siamo dimenticati che anche da noi ci sono gli orsi, ma con tutto quello che succede ed il poco spazio che abbiamo, in confronto all’Alaska, non se ne sente quasi parlare.

Qui si possono vedere ovunque se si è fortunati, sempre ad una certa distanza, ma si possono vedere.

Come è bello viaggiare, come è bello poterlo raccontare.


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