Usciamo prestino, intorno alle
8:15. Abbiamo appuntamento alle 8:30 ma il porticciolo da cui decolla il nostro
aereo è vicino.
Appena arrivati ci spiegano
dove andremo e che vedremo tanti orsi. Speriamo, pure a Seward i presupposti
erano questi...
Ci dicono di stare tranquilli
quando li vedremo. Non sarà pericoloso, anzi, la cosa più pericolosa che faremo
oggi sarà il volo.
L’aereo è un idrovolante da dieci
posti che mi ricorda molto uno di quelli visti in Indiana Jones, forse un po’
più nuovo. Comunque mi piace.
Dopo averci dato gli stivaloni
che arrivano quasi all’inguine, saliamo a bordo sotto l’occhio di Pier e
Alberto, quindi decolliamo in modo molto tranquillo e veloce.
Rispetto al volo sul Denali è
tutta un’altra cosa: l’aereo è decisamente più grande e stabile, si alza
rapidamente e molto di più, così il viaggio di circa un'ora trascorre
tranquillo senza i soliti problemi che avevo temuto di sperimentare.
Durante il volo passiamo
accanto a diversi vulcani, quasi tutti attivi. Il più attivo è un’isola conica
che pare abbia eruttato quattro volte negli ultimi trent’anni. Oggi sembra
tranquilla.
Quando arriviamo sull’altra
costa, passiamo sopra un altro vulcano che però è completamente ricoperto di
neve e da un ghiacciaio immenso.
Appena più in là, scendendo a
valle la neve si scioglie ed il ghiacciaio diventa un fiume che si stende in
mille colori tra il verde ed il marrone, rinfrescando ed inverdendo la valle
fino al mare.
Sporgendosi dall’oblò mi
sembra già di vedere alcuni orsi. Speriamo non siano allucinazioni. Seguiamo il
corso del fiume fino allo sbocco sul mare, quindi viriamo e ci atterriamo
delicatamente.
Non siamo proprio a terra, non
c’è un pontile, per cui entriamo in acqua con gli stivaloni che evitano di
bagnarci. Giunti sulla spiaggia, ci guardiamo intorno mentre il pilota
getta l’ancora.
Scopriamo subito di essere osservati: a circa cento metri sul
bagnasciuga, da dietro dei cespugli fa capolino la testa di un orso. Sembra
quasi un gatto quando si mette dietro una porta ed aspetta che passi da quelle
parti per farti un agguato. È lontano per cui non ce ne preoccupiamo, anche
perché se ne va subito prendendo una via larga sull’erba, nascondendosi tra le
piante. In pratica ci evita come se fossimo dei venditori ambulanti:
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Dopo una veloce
pausa toilette, ci incamminiamo lentamente dietro il pilota che ora
indossa i panni della guida. Ci indica alcuni fiori comuni per l’Alaska, e
altri più rari. Uno è una specie di orchidea selvaggia, un altro, Chocolate
Lilly, odora di carne putrefatta, difatti è pieno di mosche. Vi lascio
immaginare di cosa "profuma".
Poi c’è la Lady Sleppers che
sembra una sorta di pianta carnivora. Tutti molto belli.
Mentre avanziamo nell’erba
alta, sulla destra scorgiamo l’orso di prima che continua a tenerci d’occhio.
Una volta si è pure alzato in piedi, ma forse solo perché temeva che tra noi ci
fossero anche dei testimoni di Jehova.
Scendiamo allora sulla
spiaggia dove ci sono alcune impronte molto fresche. Orsi, alci, ma anche lupi.
Due lupi sono passati da poco in quel punto.
Camminiamo guardinghi e un
paio di centinaia di metri più avanti il solito orso ricompare sulla sabbia e
se ne va nel prato che si apre per chilometri davanti a noi, interrotto solo
dal fiume che taglia in due la valle.
Seguiamo un po’ le orme e poi
anche noi ci ritroviamo sul prato. La guida ci mostra alcune piste degli orsi
che questi continuano a percorrere.
In particolare ci sono delle
impronte così marcate nell’erba che hanno fatto dei solchi profondi.
La guida ci porta in una zona
che i plantigradi frequentano moltissimo, pare infatti che vi abbiano
banchettato con un alce e, nonostante non ci siano più alci da mangiare,
continuano a tornarci molto volentieri, come allietati dal ricordo del
banchetto. Del resto anche noi quando troviamo un locale dove si mangia bene
cerchiamo di tornarci.
Dopo qualche altro centinaio di
metri ci accomodiamo sull’erba schiacciata tra il prato e il terrapieno alle
nostre spalle.
Di fronte a noi un piccolo
laghetto e la prateria, dove si muovono senza problemi una decina di orsi.
Alcuni sono lontanissimi, altri sono più vicini. Ci vedono ma non si fanno
problemi, l’importante è che non ci alziamo in piedi di fronte a loro e che non
corriamo. Qui non è tanto un discorso del predatore che fiuta la paura, quanto
il fatto che se corri l’orso pensa che vuoi giocare e allora si mette a
rincorrerti. Solo che se ti prende... altro che gioco, ti fa proprio la festa,
anche se non è la festa la tua.
Ma cosa fanno qui tanti
orsi?
Brucano l’erba.
Come mucche?
Orsi ovunque che mangiano erba
e si rilassano al sole.
Dopo circa mezzora che siamo
in osservazione ci accorgiamo che proprio vicino a noi, circa cinquanta metri
sulla sinistra, un maschio ed una femmina hanno iniziato ad accoppiarsi. La
cosa andrà avanti per almeno venti minuti o anche più, nel frattempo gli altri
orsi pascolano.
Lontano sulla destra c’è una
mamma con tre orsetti, ma per il momento non sembrano intenzionati ad
avvicinarsi. Intanto gli amanti hanno concluso il loro affaire e si sono messi
a brucare lei, a riposare lui. Sdraiato a pancia in giù sembra quasi comico.
Passano i minuti e anche gli
orsi. La madre coi cuccioli si avvicina sempre di più e altri due amanti
vengono a consumare davanti al nostro palco. Altro che ristorante, mi sa che
siamo nel piazzale delle coppiette!
Una femmina sembra voler
partecipare e si mette davanti ai due sperando che non ne abbiano ancora per
molto.
Sarà stata attirata dalle
cicatrici che il maschio sfoggia sul braccio sinistro. La guida lo conosce,
dice che è un grande combattente.
Poi arriva un altro orso dal
pelo molto chiaro, quasi bianco. Sembra molto giovane perché ad ogni maschio
che lo avvicina scappa di corsa.
Pure la madre coi cuccioli sta
continuando ad avvicinarsi.
Ora ci sono sei orsi davanti a
noi, tutti piuttosto vicini, ma ne arriva un altro. È un grosso maschio, il più
grande visto oggi. Con la sua andatura lenta ma minacciosa fa scappare tutti.
Il primo è l’orsetto biondo, poi tutti gli altri, madre con cuccioli compresa.
Temendo per i suoi piccoli guada il fiume allontanandosi, ormai sono troppo
lontani per i nostri occhi.
A causa di questo disturbatore
le distanze tra tutti sono aumentate e davanti a noi c’è rimasta solo un'orsa.
È molto vicina e non ha affatto paura di noi.
Il giovane biondo nel
frattempo ha trovato un coetaneo più scuro con cui giocare. Si rincorrono, si
azzuffano e si buttano nel fiume a vicenda.
Senza rendercene conto siamo
stati quasi quattro ore spaparanzati sull’erba come se fossimo sul divano di
casa a vedere un documentario. C’è pure un sole anomalo per essere in Alaska,
niente di impossibile, soprattutto se paragonato a quello di Roma.
Poteva
andare peggio, poteva piovere. Sai che disastro stare per quattro ore seduti
sull’erba bagnata sotto la pioggia battente? Magari non vedevamo nemmeno tutti
questi orsacchiotti.
Eravamo proprio rilassati e
felici, forse è così che i documentaristi vivono tutti i giorni? Che paradiso.
La cornice poi è
incredibilmente bella. Altro che tv al plasma da 200 pollici: questa è realtà,
questa è vita vera.
Il tempo è volato e purtroppo
dobbiamo tornare all’aereo di Indiana Jones.
Durante il ritorno facciamo
qualche altra foto e dei selfie con i due orsi giocherelloni che ora si stanno
rilassando su in isoletta. Uno è seduto sulle gambe mentre ci osserva, l’altro
si è sdraiato a pancia all’aria, in una posa molto umana, quasi fosse su una
spiaggia a prendere il sole.
Lentamente ce ne andiamo, ma
non prima di notare che sulla spiaggia ci sono nuove tracce fresche di lupo. La
guida minimizza, ma ci fa girare al largo dalla pista battuta dai predatori.
Ripartiamo e dall’alto ora i
colori sono ancora più belli: una tavolozza meravigliosa che non ci fa notare i
lupi. Il pilota sembra invece coglierne i movimenti e vira per vedere meglio.
Io però non riesco a scorgere nulla e così ce ne torniamo verso casa passando
ancora sul vulcano innevato. Ora che sono sul lato giusto mi accorgo dello
spettacolo naturale sopra cui stiamo volando.
Dopo oggi questo viaggio
acquista una dimensione del tutto diversa. Prima era una vacanza, bella, ma
sempre una vacanza. Ora invece è diventato un mezzo di apprendimento che solo
dal vero poteva essere utilizzato.
Siamo abituati a vedere questi grandi
plantigradi come animali pericolosi e assolutamente da evitare, da cacciare se
necessario. Nei film sono demonizzati come lo squalo di Spielberg e anche i
documentari non gli rendono abbastanza giustizia.
La verità è che sono degli
animali schivi che non vogliono avere troppi contatti con l’uomo e, se per caso
succede, cercano comunque di starne alla larga.
Ci siamo dimenticati che anche
da noi ci sono gli orsi, ma con tutto quello che succede ed il poco spazio che
abbiamo, in confronto all’Alaska, non se ne sente quasi parlare.
Qui si possono vedere ovunque
se si è fortunati, sempre ad una certa distanza, ma si possono vedere.
Come è bello viaggiare, come è
bello poterlo raccontare.
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