venerdì 19 luglio 2019

Giorno 2 - Anchorage - Talkeetna - Volo sul McKinley – Healy


Oggi inizia il nostro viaggio itinerante che secondo le previsioni ci porterà a percorrere circa tremila chilometri sulle strade, sterrate e non, dell’Alaska. Saliremo fino a Healy, poi ridiscenderemo da una parte a Valdez nel punto più a est del nostro giro, per poi recarci ad Homer in quello più a ovest.

Prima di partire però facciamo tappa al museo della cultura dell’Alaska. Purtroppo sono le nove ed il museo apre alle 10. Decidiamo di posticipare al nostro ritorno, l’ultimo giorno, quando avremo molto più tempo a disposizione.

I preparativi sembrerebbero ultimati, ma come richiamati da una sirena incantatrice veniamo attirati nell’adescatore americano per eccellenza: Walmart. Inutile dire che qualcosa da comprare lo troviamo sempre e così con un paio di galloni d’acqua a testa e del cibo fresco non abbiamo più scuse per rimandare la partenza.

Prima tappa Eklutna, un villaggio nativo dove l’unica cosa da vedere è un cimitero.

Subito fuori Anchorage, è carino e caratteristico perché le tombe sono fatte a forma di casette, ma sempre di un cimitero si tratta per cui non a tutti potrebbe interessare.
Personalmente non mi è dispiaciuta la visita, anche perché sconfiniamo in una proprietà privata proprio di fronte per fare delle foto ad un paio di furgoni ed uno scuolabus, forse perfino più pittoreschi delle tombe, abbandonati nell’erba alta, cosa che negli Stati Uniti rischia di far guadagnare una fucilata. La proprietà privata negli States è sacrosanta.

È dunque ad Eklutna che facciamo conoscenza con le prime zanzare. Belle grosse e fastidiose. Ebbene sì, in Alaska ci sono moltissime zanzare. Forse non saranno pestifere come le nostre Tigre, ma sono molto più numerose e quindi in grado di far salire altrettanto velocemente i turisti al sicuro sulle auto.

Dopo essere così sfuggiti al primo salasso proseguiamo finalmente verso nord. 

Lungo la strada la vegetazione è rigogliosa e verdissima, le auto ed i camion grandissimi. Nei pressi di Anchorage non c’è traffico, ma non siamo nemmeno soli. Man mano che ci allontaniamo invece i veicoli diventano sempre meno e apparentemente più grandi.

La nostra prima vera tappa è Talkeetna, dove potremmo prendere un piccolo aereo per sorvolare il McKinley, 6190 metri, ed atterrare sul ghiacciaio.

La giornata purtroppo non è delle migliori, piove, a tratti abbondantemente, per cui potrebbe essere che il volo non parta nemmeno.

Difatti quando arriviamo poco prima di Talkeetna, troviamo una simpatica signora che dal laghetto a fianco della strada fa partire il suo idrovolante per sorvolare il McKinley, ma non ci atterra. Per un servizio del genere ci indica una compagnia di suoi conoscenti.

Giunti all’aeroporto solo qualche chilometro più avanti, la troviamo e chiediamo informazioni.

Ci spiegano che potremmo partire anche subito, ma non c’è certezza che si possa atterrare a causa delle condizioni climatiche. Se tornassimo l’indomani le probabilità che si possa atterrare sarebbero molto più alte. Dato che il giorno dopo ci vorrebbero tre ore di auto per tornare qui e poi tre per ritornare al Denali

Fanno 220 dollari a testa. Non pochi. Probabilmente se questo dilemma ci fosse stato posto alla fine del viaggio non avremmo accettato, ma siamo appena all’inizio, carichi di aspettative e affamati di avventura, ed il portafoglio ancora pieno, così decidiamo di tentare la sorte. Vabbè, macheccefrega, macheccemporta, in Alaska quanno ce tornamo?

Decolliamo. A noi si aggiunge anche Alberto.

L’aereo è piccolo, sette posti. Speriamo non ci sia troppa turbolenza…

All’inizio mi sembra di sorvolare il delta Okawango, ma senza bufali, elefanti o ippopotami.

I colori e gli specchi d’acqua sono molto simili.

Le nuvole sono basse e dobbiamo girarci attorno, anche perché non siamo gli unici aeroplanini in cielo che sono diretti al McKinley e sbucare da una nuvola potrebbe essere poco “salutare”.

Dopo qualche virata a destra e sinistra finalmente compare la cima della grande montagna, ovviamente circondata dalle nubi.

Da qui il paesaggio sotto di noi inizia a cambiare: le pendici del ghiacciaio fatto di ondate grigie quasi fossero pietrificate ora sono ben visibili. In realtà i ghiacciai verso cui siamo diretti sono due e scendono dalla cima ognuno in una vallata diversa. Quando il ghiaccio si sbianca completamente ecco uno spiraglio di sole che riappare per illuminarlo. Forse riusciamo ad atterrarci sopra!

Dal pilota però arriva solo silenzio. 

In quel momento non ci facciamo caso perché abbagliati dallo spettacolo che si stende sotto di noi. 

Quando però gira l’aereo e si infila tra una montagna e l’altra, prima ammiriamo da vicino le pareti vulcaniche di un paio di bocche frastagliate, poi vediamo il ghiacciaio allontanarsi e capiamo che per l’atterraggio non c’è niente da fare.

Il pilota cerca di distrarci con qualche cascata e poi dicendo che potremmo vedere degli animali, ma nemmeno lui è troppo convinto e così il volo del rientro è molto meno emozionante e condito da un pochino di delusione. Molto bella la parte del McKinley, davvero spettacolare volarvi sopra ed in mezzo alle cime che su un aereo così piccolo dà la sensazione di poterle toccare, ma come dicevo, se fossimo stati alla fine della vacanza non credo che avremmo volato.

Appena atterrati scopriamo che Alessandro ha già iniziato a cedere al suo demone dello shopping compulsivo. Cassandra allora mi prende sottobraccio e incoraggiata dall’avere un competitor nello shopping ci trascina a Talkeetna.

Prima però pranziamo vicino al fiume che scorre impetuoso. È proprio quello che porta l’acqua sciolta dei ghiacciai che abbiamo appena sorvolato. Dall’alto sembrava tanto tranquillo, ed invece ora che lo vedo da vicino mi ricorda molto la scena di “Into the wild” quando il protagonista non riesce a guadare il fiume per tornare alla civiltà.

Dopo la passeggiata postprandiale è tempo di vedere un po’ di negozi di souvenir. Alessandro ovviamente la fa da padrone compra ancora qualcosa. Io e Cassandra facciamo conoscenza con i prezzi locali, così non troviamo ancora nulla che valga la pena. Dai, siamo solo all’inizio del viaggio.

Ci rimettiamo in auto, ci aspettano ancora tre ore di macchina, destinazione Denali National Park.

Arriviamo in serata e proprio sulla strada vediamo una macchina ferma all’entrata del parco. Qui c’è qualcosa… Ecco infatti spuntare dal nulla un’alce.

Ma non è sola, è con un cucciolo e ci attraversa la strada senza problemi, come facessimo parte dell’arredamento forestale. Chissà quanti ne ha visti di turisti.

Dopo la sua sfilata ce ne stiamo per andare quando spunta un’altra alce femmina con addirittura tre cuccioli! Siamo capitati nei pressi dell’asilo nido delle alci?

Dopo questa breve sfilata, ci dirigiamo verso l’alloggio che abbiamo prenotato con booking. Anche qui abbiamo una camera per quattro persone.
Purtroppo stavolta ci è andata male, lo spazio è pochissimo e Pier inizia a gonfiarsi il materassino che si era portato proprio per questa funesta evenienza.

Saranno tre notti intense.

Del resto l’Alaska è così: poche strutture prenotabili ed a prezzi elevati, soprattutto al Denali. Per fortuna noi siamo solo in 5 e siamo a giugno, anche prenotando con solo una settimana di anticipo dalla partenza abbiamo trovato quasi tutto ed a prezzi ottimi per la media, ma se si vuole andare a luglio o agosto bisogna muoversi almeno un paio di mesi prima, e comunque i prezzi saranno molto più alti.
Alce avvisato…

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