Ci svegliamo nella microcamera
e mentre ci affacciamo all’esterno facendo colazione con caffè e biscotti, il
sole inizia a splendere timidamente.
Oggi ci aspetta il primo
giorno di esplorazione del Denali, il grande parco nazionale dell’Alaska.
Zaino in spalla, con viveri e
attrezzature varie, ci rechiamo al visitor center dove per prima cosa ci
chiedono la tessera dei parchi nazionali americani. Pier, che ci è stato il
luglio scorso, ne estrae subito una. La tessera si acquista per ogni auto che
entra nei parchi e vale un anno. Costa 80 $, per oggi
iniziamo con un bel risparmio.
Il visitor center si trova ai
margini del parco, che è percorso da un’unica strada, ma transitabile
solo dal bus turistico che
porta al Wonder
lake per la modica cifra di 55 dollari cadauno. Sarà che ieri abbiamo speso
tanto, sarà che alcuni resoconti passati di questa gita non sono troppo
entusiasti, sarà che dopo tre giorni seduti sui sedili di aerei e auto abbiamo
una gran voglia di camminare, decidiamo di fare un po' di movimento. Pertanto chiediamo informazioni sui vari trekking che
possiamo fare, giusto per prendere confidenza e rompere il ghiaccio. Ci
indicano subito il Taiga trail e l’Horseshoe trail. Noi ci sentiamo fiduciosi
delle nostre potenzialità alpinistiche e aggiungiamo anche l’Overlook trail.
Effettivamente il Taiga trail si
rivela essere un livello base, base, base. Praticamente un giro intorno al
visitor center e rientro, alla base. Con tutto il rispetto parlando, potrebbe essere considerato
impegnativo per chi ha seri problemi di deambulazione.
L’Overlook trail invece sale
di circa 500 e rotti metri sulla montagna alle spalle del visitor center. Come
inizio non c’è male.
Appena fuori del Taiga
troviamo il primo cartello che ci avvisa di fare attenzione agli orsi, abituali
frequentatori della zona.
Con un po’ di apprensione,
occhi ed orecchie più aperte che mai, iniziamo la cauta risalita. Dopo circa
quindici/venti minuti che camminiamo inizia a piovere.
Non ci scoraggiamo per così
poco. Infiliamo il kway e l’utilissimo copri zaino, quindi continuiamo l’ascesa.
Pier e Alessandro vanno a
scatti e rimangono indietro, mentre di Alberto nessuna traccia, se non l’ha
preso un orso per fargli vedere la sua collezione di scoiattoli, lo aspetteremo
in cima.
La salita non è impossibile ma
si fa sentire, tanto che appena smette di piovere è necessario togliere uno
strato di vestiario per non inzupparsi di sudore.
Cassandra ovviamente non si
lamenta mai e non cede mai. Mette il silenziatore e ingrana la quarta, anche se
ogni tanto cerco di fare conversazione la sua concentrazione è continua,
difatti arriviamo in cima assieme in un’ora circa.
Facciamo una breve merenda e purtroppo la vista è un po’ oscurata dalle nuvole,
ma è comunque bella e fa capire quanto è grande il parco di cui possiamo vedere
la vallata iniziale. Fu istituito parco nazionale proprio per preservare la
fauna che veniva cacciata in modo spropositato ed oggi gli animali vi
prosperano liberi di vagare senza il pericolo di essere cacciati.
Quando inizia a spirare un
vento freddo decidiamo di tornare giù e incontriamo Alberto che sta salendo,
gli altri invece hanno desistito. Difatti li ritroviamo quasi a valle e andremo
al visitor center assieme per un pranzetto al sacco. Quando ritroviamo anche
Alberto inizia a piovere ancora, così attendiamo che passi prima di iniziare il
secondo trail.
Nel frattempo diamo uno
sguardo al museo del visitor center ed alla sala proiezione, praticamente un
cinema, dove vengono proiettati vari filmati documentativi sul parco e gli
animali. Tra questi è interessante quello che spiega cosa fare in caso si venga
in contatto con alcuni animali.
Se per esempio si dovesse
incontrare un orso? La distanza di sicurezza consigliata è di circa trecento
metri, il doppio se in compagnia di cuccioli, può capitare però che si sbuchi
involontariamente l’uno sulla strada dell’altro. In questo caso niente panico, per
evitare sorprese basta parlare a voce alta, l’orso sentendoci si dovrebbe
tenere alla larga. Se ciò non bastasse allora bisogna provare a fregarlo con
l’astuzia: sempre parlando a voce alta, senza urlare, agitando le braccia in
alto si cerca di sembrare più grandi di quello che si è. Meglio se accanto a
voi c’è qualcuno per amplificare l’effetto. L’importante è fargli capire che
non siamo una preda, ma soprattutto che non siamo un problema per loro. Se poi
riusciamo davvero a sembrare più grandi per lui non sarebbe saggio avere a che
fare con noi.
Quindi indietreggiare
lentamente. Mai correre, altrimenti sarebbe come disegnarsi un bersaglio sulla
propria schiena.
Stesso discorso per i lupi,
solo che bisogna essere ancora più cauti.
Per le alci invece il discorso
cambia radicalmente: se ci si trova troppo vicini e a loro questa cosa non piace, allora bisogna correre!
Non sono animali predatori, ma se si sentono minacciati si deve correre veloce,
magari a zig zag e meglio se tra gli alberi. In questo modo si stancherà,
oppure se maschio, rimarrà incastrato con le corna tra gli alberi a maledire la
sua compagna che gliele ha fatte crescere.
Finito il documentario anche la pioggia ha smesso di cadere, così siamo liberi di andare a fare l’Horseshoe trail. Rispetto all’Overlook è molto più facile, ma anche più bello. Dopo aver attraversato un boschetto, che ricorda, molto alla lontana, quello delle nostre montagne alto atesine, oltrepassiamo le rotaie del treno quindi ci affacciamo sul lago dall’alto.
Scendiamo su questo specchio d’acqua calma dai colori così vivi che paiono irreali talmente sono belli. È uno specchio riflettente il verde della foresta e il blu del cielo. Ora sì che siamo, quasi, al livello delle Dolomiti. Arriviamo fino alla riva del fiume Nenana e ritorniamo indietro tra i jack rabbit, i simpatici conigli che hanno ispirato il personaggio di Bugs Bunny.
Giriamo attorno a tutto il
lago finché non scopriamo il segreto della sua tranquillità: castori. In fondo al
lago infatti ci sono un altro paio di laghetti artificiali con relative dighe e
alberi rosicchiati ovunque e abbattuti. In alcuni casi anche di considerevoli
dimensioni.
In mezzo al lago infatti c’è
un’isola su cui i castori hanno adagiato la loro tana, da cui probabilmente
entrano passando sott’acqua. Un sistema di sicurezza ineccepibile.
Ritorniamo con calma al
visitor center e prima di tornare a casa diamo uno sguardo ai negozietti per un
po’ di shopping.
Alessandro ovviamente è il più
prodigo in questa pratica di sperpero, ma anche Alberto non si trattiene poi
molto. Cassandra si astiene.
Io mi porto a casa un
paninazzo vegetariano di Subway. Sì, c’è anche qui.
Tornati a casa, mentre
prepariamo la cena, appena fuori della porta della nostra stanza, praticamente
sempre aperta per questioni di spazio, Cassandra avvista un nuovo ospite.
E no! Dove lo mettiamo?
È un’alce femmina famosa per
bazzicare sempre da queste parti ed è venuta a vedere se c’è un po’ di trippa
per alci.
Noi usciamo tutti a fotografarla e questa si presta come se stesse posando per Denali Fair. Quando capisce che la trippa è finita toglie il disturbo.
Noi usciamo tutti a fotografarla e questa si presta come se stesse posando per Denali Fair. Quando capisce che la trippa è finita toglie il disturbo.
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