Questa
mattina la crociera parte tardi, verso mezzogiorno, per cui ce la prendiamo
molto comoda.
Ci facciamo accompagnare da
Pier e compagni in centro, dove Alessandro e Alberto non perdono occasione per
fare altro shopping. Io e Cassandra gironzoliamo un pochino in qualche negozio
dove acquisto solo io. Cassandra non è in forma. Temo che si stia trattenendo
per quando torneremo a casa e inizieranno i saldi estivi, anzi ne ho quasi la
certezza.
Saliamo a bordo e notiamo
subito che l'organizzazione sembra ottima, sicuramente migliore della crociera
precedente di Valdez. Al piano di sotto ci sono i passeggeri che hanno
prenotato il pranzo, difatti c'è anche un ottimo self service, per chi
apprezza.
Al piano di sopra, dove ci
accomodiamo in posti assegnati, ci sono i tavoli per coloro che si sono portati
la schiscèta da casa.
Il cielo è plumbeo, ma anche a
Valdez era così.
Partiamo in orario e ci
avviciniamo subito alla costa opposta del fiordo. Qui iniziamo a vedere capre
di montagna ed un’aquila, nonché un esempio di foresta delle piogge.
Poi il tempo peggiora con un
po' di pioggia ma continuiamo a navigare sotto costa per diversi minuti finché
non avvistiamo qualche puffin e, in lontananza, i leoni marini. Non sono molti
come quelli di Valdez e siamo pure più lontani, ma questo è solo l'inizio! Ora
usciamo al largo e chissà cosa ci aspetta.
La navigazione però continua
lenta e rasentando i bordi del fiordo. Quando arriviamo quasi al mare aperto
passiamo da un bunker della seconda guerra mondiale.
Nel frattempo piove più forte
e il mare si è leggermente ingrossato. La nave accelera. Ci siamo! Il pilota
deve aver visto qualcosa e ci si sta dirigendo!
Mentre la nave accelera sempre
di più rimanere all'aperto non è più praticabile. Decidiamo di rientrare per
poi uscire quando rallenterà.
Purtroppo arriviamo dall'altra
parte del fiordo senza mai rallentare.
Era una trappola, come direbbe
l'ammiraglio Ackbar ne "Il ritorno dello Jedi".
Il pilota non aveva avvistato
assolutamente nulla ed ha accelerato solo per evitare di rimanere in mare aperto
troppo a lungo.
Sull'altra sponda la storia si
ripete: paesaggi, pioggia e nulla più.
Intanto sulla nave la
situazione raggiunge proporzioni grottesche. Qualcuno, che ha mangiato troppo
alla mensa, inizia a sentirsi male. Paradossalmente lo speaker della nave
annuncia che per compensare il mancato avvistamento di qualunque cosa di
apprezzabile, il dolce viene offerto ad un dollaro per tutto quello che uno può
mangiare.
Non mi compreranno con dello
squallido dolce americano!
Al piano di sopra però non tutti
sono presi dal mio spirito combattivo e molti corrono giù a fare il pieno, gli
altri invece si stanno addormentando dalla noia.
La delusione per questa
crociera inutile è tanta e ad un certo punto mi provoca delle allucinazioni.
Quando passiamo alla base di un grande ghiacciaio, sicuramente molto bello, ma
sono troppo irritato per apprezzarne la bellezza naturalistica, vedo una balena
soffiare. Inizio ad urlare "Laggiù! Vicino alla costa!"
Con la mia macchina
fotografica cerco di ingrandire l'immagine e anche se è lontanissima sembra
proprio la schiena di una balena che appare e scompare.
Nessuno però l'ha notata così
cerco di attirare l'attenzione, finché lo dico alla ragazza ranger che ci
accompagna. Questa neanche ci prova a verificarlo col suo binocolo. Mi guarda
con infinita compassione e mi dice: “Sì, lo so, è una roccia...”
La delusione prende il
sopravvento ed io smetto di combattere e mi unisco agli altri che si stanno per
addormentare al piano di sopra.
Solo al rientro in porto
vediamo una otaria che si gode il bagno rinfrescante.
Ci vede e sembra che stia
ridendo di noi. "Anvedi sti citrulli".
Scendiamo dalla nave un po'
arrabbiati. La sensazione che già prima di partire sapessero che non
avremmo visto nulla diventa sempre più forte.
Poi camminando, sbolliamo la
negatività. Siamo in vacanza, non ci va di farcela rovinare così. Del resto ci
era già capitato in Botswana di fare un safari e di non vedere quasi il nulla
della storia infinita. Può capitare, anzi, forse deve capitare. Se così non fosse
sembrerebbe che gli animali siano stati messi lì proprio per noi. Non sarebbero
spontanei. Invece non è così, se si riescono a vedere è perché spontaneamente
si trovano a passare da quelle parti.
Dopo questo arzigogolato
ragionamento filosofico cabalistico riesco a convincermi che va bene così.
Pazienza, ci rifaremo.
Spero.
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