martedì 30 luglio 2019

Giorno 11 - Seward - Crociera nel fiordo Kenaj


Questa mattina la crociera parte tardi, verso mezzogiorno, per cui ce la prendiamo molto comoda.

Ci facciamo accompagnare da Pier e compagni in centro, dove Alessandro e Alberto non perdono occasione per fare altro shopping. Io e Cassandra gironzoliamo un pochino in qualche negozio dove acquisto solo io. Cassandra non è in forma. Temo che si stia trattenendo per quando torneremo a casa e inizieranno i saldi estivi, anzi ne ho quasi la certezza.

Saliamo a bordo e notiamo subito che l'organizzazione sembra ottima, sicuramente migliore della crociera precedente di Valdez. Al piano di sotto ci sono i passeggeri che hanno prenotato il pranzo, difatti c'è anche un ottimo self service, per chi apprezza.

Al piano di sopra, dove ci accomodiamo in posti assegnati, ci sono i tavoli per coloro che si sono portati la schiscèta da casa.

Il cielo è plumbeo, ma anche a Valdez era così.

Partiamo in orario e ci avviciniamo subito alla costa opposta del fiordo. Qui iniziamo a vedere capre di montagna ed un’aquila, nonché un esempio di foresta delle piogge.

Poi il tempo peggiora con un po' di pioggia ma continuiamo a navigare sotto costa per diversi minuti finché non avvistiamo qualche puffin e, in lontananza, i leoni marini. Non sono molti come quelli di Valdez e siamo pure più lontani, ma questo è solo l'inizio! Ora usciamo al largo e chissà cosa ci aspetta.

La navigazione però continua lenta e rasentando i bordi del fiordo. Quando arriviamo quasi al mare aperto passiamo da un bunker della seconda guerra mondiale.

Nel frattempo piove più forte e il mare si è leggermente ingrossato. La nave accelera. Ci siamo! Il pilota deve aver visto qualcosa e ci si sta dirigendo!

Mentre la nave accelera sempre di più rimanere all'aperto non è più praticabile. Decidiamo di rientrare per poi uscire quando rallenterà.

Purtroppo arriviamo dall'altra parte del fiordo senza mai rallentare.

Era una trappola, come direbbe l'ammiraglio Ackbar ne "Il ritorno dello Jedi".

Il pilota non aveva avvistato assolutamente nulla ed ha accelerato solo per evitare di rimanere in mare aperto troppo a lungo.

Sull'altra sponda la storia si ripete: paesaggi, pioggia e nulla più.

Intanto sulla nave la situazione raggiunge proporzioni grottesche. Qualcuno, che ha mangiato troppo alla mensa, inizia a sentirsi male. Paradossalmente lo speaker della nave annuncia che per compensare il mancato avvistamento di qualunque cosa di apprezzabile, il dolce viene offerto ad un dollaro per tutto quello che uno può mangiare.

Non mi compreranno con dello squallido dolce americano!

Al piano di sopra però non tutti sono presi dal mio spirito combattivo e molti corrono giù a fare il pieno, gli altri invece si stanno addormentando dalla noia.

La delusione per questa crociera inutile è tanta e ad un certo punto mi provoca delle allucinazioni. Quando passiamo alla base di un grande ghiacciaio, sicuramente molto bello, ma sono troppo irritato per apprezzarne la bellezza naturalistica, vedo una balena soffiare. Inizio ad urlare "Laggiù! Vicino alla costa!"

Con la mia macchina fotografica cerco di ingrandire l'immagine e anche se è lontanissima sembra proprio la schiena di una balena che appare e scompare.

Nessuno però l'ha notata così cerco di attirare l'attenzione, finché lo dico alla ragazza ranger che ci accompagna. Questa neanche ci prova a verificarlo col suo binocolo. Mi guarda con infinita compassione e mi dice: “Sì, lo so, è una roccia...”

La delusione prende il sopravvento ed io smetto di combattere e mi unisco agli altri che si stanno per addormentare al piano di sopra.

Solo al rientro in porto vediamo una otaria che si gode il bagno rinfrescante. 

Ci vede e sembra che stia ridendo di noi. "Anvedi sti citrulli".

Scendiamo dalla nave un po' arrabbiati. La sensazione che già prima di partire sapessero che non avremmo visto nulla diventa sempre più forte.

Poi camminando, sbolliamo la negatività. Siamo in vacanza, non ci va di farcela rovinare così. Del resto ci era già capitato in Botswana di fare un safari e di non vedere quasi il nulla della storia infinita. Può capitare, anzi, forse deve capitare. Se così non fosse sembrerebbe che gli animali siano stati messi lì proprio per noi. Non sarebbero spontanei. Invece non è così, se si riescono a vedere è perché spontaneamente si trovano a passare da quelle parti.

Dopo questo arzigogolato ragionamento filosofico cabalistico riesco a convincermi che va bene così. Pazienza, ci rifaremo.
Spero.

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